oracolo

L’oracolo dell’Emmanuele

L’oracolo dell’Emmanuele è un testo molto importante nella storia della interpretazione delle Scritture perché questo versetto è citato da Matteo a proposito del concepimento verginale di Gesù (Mt 1,23).

Leggendo il brano nel suo contesto pare chiaro quello che intendeva dire il profeta Isaia: sta parlando, cioè, della nascita di un figlio del re e il segno che egli annunzia sta nell’imminenza della fine della guerra; il segno consiste nel fatto che prima che questo bambino raggiunga l’età di ragione, quei due re che adesso fanno tanta paura, non ci saranno più. Inoltre, nel momento di panico per un temuto colpo di stato, nell’assenza di un erede, il profeta annuncia la nascita di un figlio come erede.                                                                                                                          

Il problema, però, è quel termine “vergine”; che cosa vuol dire “la vergine concepirà”?     
Il segno è il fatto del concepimento verginale?   
                                                                      

Per capire correttamente non dobbiamo semplicemente ragionare con la teologia attuale, ma dobbiamo avere l’umiltà di studiare il testo stesso, senza avere paura che la fede vacilli: se è interpretato bene arriveremo alle conclusioni buone e porteremo sempre un fondamento alla nostra fede. Mai avere paura della ricerca seria, in qualunque campo.                                                                                                                     

In ebraico, in questo versetto, viene adoperato il termine “halmà”. Questa parola indica una ragazza, una fanciulla; è il nome comune per indicare una giovane donna, una ragazza; la connotazione della verginità non è presente, non ha nella lingua ebraica la valenza forte che ha nell’italiano il termine “vergine”.                                            

Dunque, la formula adoperata dal profeta è un formula poetica di letteratura di corte, abituale per annunciare la nascita di un erede, il termine “halmà” indica la giovane sposa del re; quindi la valenza forte non sta nella verginità, ma nell’annuncio di un figlio. Quindi Isaia, al suo tempo, quando nel 735 pronuncia questo oracolo, pensa semplicemente di garantire la nascita di un figlio al re e lo invita a dargli un nome simbolico, a chiamarlo “himmanuel”, “Dio è con noi” perché quel bambino diventi il segno della presenza di Dio: il re Acaz vedrà se il profeta ha ragione o no.                                                                                   

Quando la Bibbia ebraica viene tradotta in greco, dai LXX ad Alessandria d’Egitto, intorno al 3°- 2° secolo a.C., i traduttori greci traducono in questo passo la parola “halmà” con il termine greco “parthenos” che in greco vuol dire “vergine”. Questo vuol dire che i traduttori ebrei nel 200 a.C. leggono già questo testo in un’altra ottica e lo attendono come compimento futuro.  Ma, come abbiamo visto, nella tradizione ebraica, questo versetto non è inteso in senso messianico.

Cioè nel primo secolo, al tempo di Gesù, non esisteva l’idea che il messia sarebbe nato da una vergine perché lo dice Isaia; non abbiamo nessuna documentazione di questo genere. E allora come sono andati i fatti? Non è stata la profezia di Isaia a far scrivere a Matteo quel testo sulla nascita di Gesù e sul suo concepimento verginale, ma è il fatto storico del concepimento verginale di Gesù ad aver prodotto una comprensione piena di Isaia.

Isaia sta parlando a nome di Dio per offrire al re una prova sicura dell’intervento di Dio. Isaia non sa che peso ha quello che dice, ma Dio che lo ispira lo sa e il testo è più ricco di quello che ha in testo l’autore che lo scrive.

Ecco dove sta la meraviglia, il testo biblico è portatore di una verità che va al di là della testa del profeta. Allora noi dobbiamo dire che questo brano biblico non è messianico diretto, Isaia non si è messo lì un giorno a dire, verrà fra 700 anni una cosa del genere, non lo ha mai fatto, d’altra parte sarebbe inutile. È come se venisse oggi un profeta e ci dicesse: non preoccupatevi, fra 700 anni le cose cambieranno. Dietro alla persona storica di Isaia c’era la presenza eterna di Dio che aveva il suo progetto chiarissimo e quel testo nel tempo è diventato chiaro.

La persona di Gesù permette di capire la Bibbia, l’Antico Testamento e l’Antico Testamento a sua volta permette di capire Gesù. Ecco che anche in questo caso la traduzione greca dei LX X, pur interpretando non correttamente il testo ebraico, è stata guidata nella sua attività dallo Spirito di Dio che ha ancora una volta agito su quel gruppo di uomini ispirandoli in una concreta realizzazione della Parola di Dio.

Lo Spirito di Dio non agisce quindi solo all’inizio, alla prima stesura del testo sacro, ma in tutta la sua progressione e traduzione fino ad arrivare a noi ai testi attuali e oltre a ciò ci illumina ancora personalmente perché ognuno di noi possa comprendere correttamente il suo messaggio. Per questo la lettura delle Sacre Scritture deve essere fatta in umiltà e disponibilità assoluta all’azione dello Spirito.