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                                                                                                                                     don Riccardo

“Tu chiamale se vuoi… emozioni…”, cantavamo ai nostri tempi. Le emozioni fanno parte della nostra vita: ansia, tristezza, delusione, meraviglia, paura, vergogna, rabbia, gioia..., sono materia quotidiana. È importante non trascurarle, perché possono essere un aiuto per dare qualità alla nostra vita. Potremmo considerarle semplicemente momenti di passaggio…, ma rimane pur vero che tutti ci emozioniamo. Vivere e interpretare le emozioni aiuta a metterci in ascolto di noi stessi e della nostra interiorità; è un modo per capire più a fondo le situazioni della nostra vita, segnata da precarietà e disagi…, dove poco, neppure gli affetti a volte, riescono a dare gioia e stabilità interiore. Se noi, oggi, ad esempio pensiamo al futuro, probabilmente non riusciamo a pensarlo luminoso e felice, in quanto prevale un senso di incertezza, ansietà, tristezza e inquietudine. Le emozioni offrono segnali di orientamento. Ci tengono lontani da ciò che riteniamo pericoloso per noi e ci avvicinano a ciò che riteniamo sicuro. Riuscire a dare buona considerazione alle emozioni, a quelle negative per elaborarle e a quelle positive per migliorarci, beneficerebbe il nostro stile di vita, anche in prospettiva spirituale.

Oggi prevale la razionalità, per questo prendiamo le distanze dal ‘sentire emotivo’, ritenendolo un sentimento adolescenziale, inutile e superficiale, che svanisce in fretta, ma in verità può essere un allenamento a leggere e percepire il nostro vissuto interiore, di cui solitamente conosciamo solo una piccolissima parte. Talvolta lo mettiamo a tacere perché disturba il filo dei nostri pensieri e delle nostre convinzioni. Acquisire una ‘competenza emozionale’ diventa una difesa della nostra vita, di chi siamo, di che cosa è accaduto, di che cosa ci sta trattenendo.

Questa competenza può aiutare anche a comprendere un po' più a fondo le intenzioni delle persone con cui entriamo in relazione, sintonizzandoci con il loro sentire. La capacità di ‘sentire ciò che sente l'altro’, chiamata ‘empatia’, è una opportunità importante di relazione. L’intelligenza umana non si ferma alla superficie delle impressioni e dei giudizi, ma vuole essere capace di intus-legere, di leggere in profondità, ‘leggere dentro’ al proprio mondo interiore e intuire quello dell'altro.

Necessita una raccomandazione: dobbiamo fare attenzione a non giudicare il ‘sentire emotivo’ con criteri morali, che possono attenuarlo, a volte persino censurarlo, fino a comprenderlo in modo contrario al suo vero senso. Non esistono emozioni buone o cattive, ma soltanto emozioni che inducono, attivandosi, momenti di gioia o preoccupazione. La valutazione morale tende a ‘distinguere’ le emozioni ‘giuste’, moralmente lecite, quelle ‘cristiane’..., da quelle considerate sbagliate, creando così confusione o anche sensi di colpa. Non possiamo decidere dal punto di vista emotivo che cosa provare, se giusto o sbagliato, ma possiamo solo riconoscere ciò che stiamo provando. Sentire ciò che stiamo sentendo spesso nasce dalle reazioni meno ‘governabili’. Per quanto ci possano sorprendere, disturbare o sconcertare, le emozioni nascono dal di dentro e dobbiamo semplicemente dare loro il ‘diritto’ di esserci, di poter affiorare, senza pregiudizi. Possiamo, concludendo, dedichiamo qualche minuto a chiederci quali sono le emozioni che ci coinvolgono maggiormente in questo periodo.

Don Riccardo

Per chi ha tempo e vuole approfondire, propongo un esercizio evangelico. Prendere a portata di mano un Vangelo e scoprire attraverso le citazioni indicate, alcune emozioni di Gesù; anche a Lui non è mancato il vissuto emotivo: Luca 10,33; Marco 6,31; Marco 6,34; Gv 11,33; Luca 22,44; Gv 8, 10-11....