Nella lettera scritta da un’immigrata africana a Salvini e pubblicata su “Famiglia cristiana” il 9 gennaio scorso, si legge un invito perentorio:“La faccia cattiva la dedichi ai potenti che occupano casa mia”.

   È l’invito a rovesciare il mondo, a guardarlo in modo diverso e giusto perché i deboli non siano più le vittime del presunto e feroce potere dei potenti, accusate sconsideratamente di godersi la “pacchia” di dover fuggire, di attraversare il deserto, di essere derubate, di subire violenze e torture, di essere ridotte in schiavitù. La “pacchia” di tanti immigrati, clandestini e profughi sia chiamata, con altre parole, “condizione disumana” perché “separa” dall’ essere umanità, ne altera i connotati e la nega . La “pacchia” vera, con gli occhi di chi invoca il rovesciamento del mondo, sia riconosciuta come quella di chi ruba la vita agli altri appropriandosi, impunemente, di loro stessi e dei loro beni. Nel mondo rovesciato, giusto non sia il male.

Rovesciare il mondo comporta che si impari ad assumere punti di vista altri rispetto al proprio, che si guardi oltre la misura del proprio piede, che si cammini non entro un confine, ma verso l’orizzonte di un mondo rotondo, inconciliabile con squadrati muri di cinta e percorribile in ogni direzione, sempre, senza limitazioni e sbarramenti.

Rovesciare il mondo significa mettersi nei panni degli altri, interrogarsi sugli altri e comprendere i loro vissuti, provare a rivestirsi di questi, cercare di capirli per non condannare. Significa interrogarsi su sé stessi e sulle proprie scelte e reazioni a fronte delle provocazioni che per tanti uomini e tante donne sono spietata realtà.

Rovesciare il mondo, per questo, richiede che si sappiano riconoscere come propri i fatti degli altri perché senza gli altri anche noi saremmo poca “cosa”. Si fa tanta fatica a riconoscere il bene comune, quello scambievole, al di là del proprio interesse e dei propri diritti!

Rovesciare il mondo è possibile se si guardano gli altri negli occhi. Gli occhi altrui sono lo specchio in cui ci si può guardare e conoscere. Quale immagine di sé si vorrebbe o non si vorrebbe vedere riflessa nello sguardo degli altri? È una rischiosissima prova del nove che forse si evita per paura. Ma procedere ciechi degli altri non consente di andare tanto lontano perché fa inciampare proprio in sé stessi.

Rovesciare il mondo è possibile se lo si conosce bene, se non si ignorano le dinamiche che lo attraversano, se non si camuffano le ingiustizie, se si agisce responsabilmente. E, a tale proposito, è incisiva l’accusa che l’anonima scrittrice della lettera ci rivolge : “Lo sapete. E non fate niente contro la nostra schiavitù anzi la usate per placare la vostra bestialità”.

A rovesciare il mondo, in genere, riesce soprattutto chi è capace di santità, di profezia, di poesia, di lungimiranza, ma a nessuno è negato di provarci, soprattutto se l’alternativa sono l’indifferenza o la complicità nei confronti di atroci sofferenze di cui tutti siamo testimoni.

Inerti?

             T.B.