di Tiziana Bacchi

Molti giovani hanno partecipato all’evento organizzato dall’Associazione “Con vista sul mondo”, sabato 25 maggio, alla Sala delle Capriate dove è stato presentato il libro della giornalista di “Internazionale” Annalisa Camilli, intitolato La legge del mare. In collegamento audio, la dottoressa Camilli ha raccontato gli esiti della sua singolare esperienza di lavoro in mezzo al mare, a contatto con i migranti che in questi anni hanno attraversato il Mediterraneo per giungere in Europa.

Quello che ha visto l’ha spiegato esprimendo la convinzione che non si può sfuggire alla legge del mare, che non è affatto indulgente e che risulta piuttosto scomoda da certi punti di vista. Infatti, non concede che in mare non si soccorra chi è in difficoltà. Il mare è potente e può travolgere e procurare morte. L’unica possibilità che l’uomo ha di controllarlo, oltre alla perizia di navigazione, è quella di soccorrere chi è in difficoltà. L’SOS non può essere ignorato, in mare più che mai perché chi lo lancia non ha più appigli.

Come regolarci? Non bisogna desistere – spiega la giornalista – dai tentativi di cercare un’inversione di tendenza rispetto alle scelte politiche che chiudono i porti e impediscono gli approdi. È questione di umanità, è questione di vita e di morte, è questione di giustizia, è questione etica, non propaganda.

Perché – è stata una domanda del pubblico – siamo indignati di fronte al video che mostra le sofferenze di un gattino torturato, mentre abbiamo facilmente dimenticato l’ immagine del bambino cadavere che il mare ha restituito alla terra? La risposta: abbiamo paura di quel bambino morto, nel quale non vogliamo identificarci, perché sappiamo che quello che è accaduto a lui può ripetersi anche per noi. Meglio chiudere gli occhi, i porti, gli approdi e non vedere … vedrà e farà qualcun altro. Può darci pace questa politica?

Parole nuove, poco frequenti sui social, sono state al centro del discorso della dottoressa Camilli. I social – ha spiegato la giornalista – parlano al di fuori del rispetto di regole e per questo sono gli spazi privilegiati di una propaganda che vuole ignorare la legge del mare e sfuggire al controllo della società civile, pensante e capace di pensiero critico, etico e giuridico. Le parole nuove, che dicono la legge del mare, sono quelle della solidarietà, del soccorso, dello stato di necessità, della tutela della vita. “In mare non ci sono stranieri o cittadini, clandestini o rifugiati, ma solo naviganti e naufraghi. I primi sono costretti da una legge naturale a soccorrere i secondi. Perché … tutti i naufraghi sono stati naviganti, tutti i naviganti potrebbero diventare naufraghi”. Così è scritto nella pagina iniziale del libro. Sarebbe importante, oltre che bello, che fosse scritto anche nella mente e nel cuore dell’umanità e che la legge del mare diventasse la legge del pianeta Terra: non ci sono stranieri o cittadini, clandestini o rifugiati, privilegiati o sfruttati, liberi o schiavi; ci sono esseri umani capaci di aiutarsi, perché tutte le persone che soffrono sono esseri umani e tutti gli esseri umani potrebbero trovarsi nella condizione di soffrire.

Un plauso particolare alle ragazze e ai ragazzi che hanno contribuito all’organizzazione dell’evento, specialmente a Margherita, scout del gruppo MN7, il cui lavoro è stato prezioso.