da "La Cittadella" dell' 11 maggio 2020 (giornale diocesano )

di Anna Orlandi

Ma sarà vero? Che tutto sia destinato ad andare bene è realisticamente impossibile, non foss’altro che per la scia di morti che ci lasceremo alle spalle e per lo stuolo di nuovi disoccupati che non potremo certo ignorare. Con il profilarsi del post epidemia già si intravede avanzare la più grave crisi economica del dopoguerra. Quanto all’entità del cambiamento è difficile fare pronostici. Certo non sarà una palingenesi in cui la natura umana sarà ripulita dal male dell’egoismo e dell’attaccamento al denaro: come disse papa Francesco, il diavolo entra nell’uomo passando per le tasche. E purtroppo continuerà a provarci. Eppure, in questi sventurati mesi abbiamo visto che l’amore per la vita è prevalso: che non si sono lesinati sforzi di uomini e mezzi pur di salvare vite umane, al punto che molti sono morti nell’impegno di guarire ammalati sconosciuti. Anche nelle scelte di governo, la salute è stata anteposta agli interessi economici. E non era scontato.

Certamente alcune cose stanno già cambiando: stiamo comprendendo quanto in ogni campo siano importanti le competenze; quanto vadano sostenute la ricerca e la formazione culturale che la scuola dovrà fornire; quanto sia potente lo strumento dell’informatica e anche quanto sia assurda ogni forma di discriminazione. Nel timore della morte e nell’amore per la vita ci siamo ritrovati uguali, fragili e indifesi, bisognosi di non sentirci soli. E abbiamo sperimentato di persona com’è vero che nessuno si salva da solo. Milioni di cittadini hanno accettato di rinunciare ad alcune libertà personali a vantaggio del bene comune: anche questo non era scontato. E sia le istituzioni, sia le organizzazioni di volontariato si sono prodigate ad alleviare i disagi delle fasce più deboli con un fiorire di iniziative non profit, nate dall’amore per gli altri. Certo, abbiamo assistito anche a vicende di speculazione che purtroppo non cesseranno di esistere, perché sappiamo che la gramigna della parabola crescerà fino al giorno della mietitura. Ma alla gramigna riuscirà più difficile mimetizzarsi tra il grano se il campo del nostro Paese sarà custodito da cittadini vigili, attenti e consapevoli; se i disonesti saranno additati come un pericolo sociale ed emarginati come un virus infettivo da cui difendersi proprio con gli anticorpi di senso civico messi a punto in questi mesi.

Niente sarà come prima se sapremo continuare su questa strada di solidarietà: se l’individualismo sarà sconfitto e la consapevolezza del bene comune prevarrà sull’egoismo del singolo. Potrebbe essere l’occasione per la nascita di un nuovo umanesimo e con esso di una società finalmente a misura dell’uomo, che solo in una dimensione sociale e solidale può realizzare se stesso. Perché nessuno si salva da solo.

Anna Pincella