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Gesù afferma: “chi vede me, vede il Padre”.
Il Padre rivolgendosi al figlio risponde: “Ecco il mio figlio prediletto, in cui mi sono compiaciuto”. Dio Padre afferma di rivedersi nel Figlio.
Siamo di fronte ad un aspetto che riguarda da vicino il senso della Pasqua. Chi dona con vero amore finisce per inabitare nell'altro e in chi è amato si vede il riflesso di chi lo ama.
In forma semplice, lo diciamo spesso dei figli nei confronti dei genitori: è tutto suo padre o è tutto sua madre.
Gesù conferma il suo pensiero quando dice: “se uno osserva la mia parola, il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. In questo senso diventiamo suoi figli. Guardiamo ad esempio ad una coppia di sposi, quando il riflesso del loro amore e della loro sintonia ha un effetto di crescita reciproca.
Proprio perché l'altro è un dono d'amore, il rapporto matrimoniale diventa solido e capace di rigenerarsi per sempre. Proprio perché i figli si sentono accolti e amati crescono nella bellezza e nella positività della vita.
A volte siamo maggiormente preoccupati di offrire progetti pedagogici o didattici, incentivi di crescita, strumenti da usare … pensando che possano favorire la maturità, ma non avranno successo se sono frutti dell'orgoglio e non dell’amore. L’educazione solitamente privilegia l’insegnamento da dare, la tradizione da rispettare, le cose da vivere come sempre si è fatto.
Però perché ad un certo punto i figli si ribellano e non ne vogliono sapere? Perché sentono quelle indicazioni come atteggiamenti di interesse esteriore, che però non riempiono il cuore. In buona fede corriamo il pericolo di amare la nostra vita come autoaffermazione, come ego, come un assunto da dimostrare e mettere in mostra … Ma “chi ama la propria vita la perderà”, cioè distruggerà se stesso, andrà in rovina, un po’ come la storia di Adamo ed Eva.
Al contrario “chi dona la sua vita la conserva per la vita eterna”.  Soltanto chi non ritiene la vita semplicemente un bene prezioso per sé, ma sa metterla a disposizione per l'altro, per gli altri, per il prossimo, la conserverà e la farà diventare vita dell’eterno.
A questo punto potremmo obiettare: che cosa c'entra tutto questo con il messaggio pasquale?
Possiamo capirlo da una metafora pasquale usata da Gesù: “se il seme gettato nel terreno non muore, non può dare frutto”. Il seme è Gesù e oggi siamo noi, è la nostra vita. Tutto ciò che il seme contiene, se rimane chiuso in se stesso muore e non da frutto; se invece mette a disposizione tutte le sue sostanze organiche e minerali, dalla sua decomposizione nasce il germoglio che diventerà una spiga di frumento.
Questo è il grande insegnamento della Pasqua di Gesù: mettere a disposizione con amore tutte le nostre ricchezze, forze, idee e potenzialità …, fa nascere continuamente germogli di vita per il bene delle persone a noi vicine, dell'umanità, un bene capace di contrastare l'inerzia e la morte.
Penso non esista gioia personale più grande nella vita del rendere felici le persone che amiamo o conosciamo.
Prendiamo come impegno il vero amore e vivremo anche solo un po’ la Pasqua meno condizionati dal covid e più aperti alla speranza. Questo è il mio augurio, che mi propongo di vivere in prima persona. 
Don Riccardo