Comunità San Barnaba/Ognissanti             Percorso sul ministero della coppia 4

ACAB E GEZABELE   La complicità nel male

LA MORTE DI GEZABELEX400

LA STORIA BIBLICA                                                                                            

La vicenda di questa coppia è narrata nel primo libro dei Re dal capitolo 16,29 al capitolo 22,40. Acab è re d’Israele dal 874 all’853 e sposerà Gezabele figlia del re di Sidone, una seguace del culto di Baal. Acab è un re mediocre e incapace, tanto che del suo regno si dice che fece ciò che è male agli occhi del Signore e fece peggio di tutti i suoi predecessori. In questo periodo il vero capo d’Israele è la moglie Gezabele che muoverà con la sua cattiveria e malvagità i passi del marito. In questa coppia se l’unione fa la forza e nell’amore e nel bene le fatiche si dimezzano, nel male questa forza raddoppia e addirittura quadruplica, come le loro vicende narreranno. Durante il loro regno in Israele verrà eretto un tempio a Baal e si svilupperà il suo culto. Per contrastare le malvagità di Acab, il Signore invia il grande profeta Elia. Ascoltiamo la vicenda più significativa di questa coppia.

INSEGNAMENTO PER l’OGGI                                                                                            

Questo brano così lontano nel tempo parla di questioni molto concrete e comuni alla vita di tutti noi, ancora oggi. Si tratta di una disputa fra conoscenti che si contendono un terreno. “Non ti cederò mai il terreno dei miei padri” (1Re 21,4).   

 

(nell'immagine:la morte di Gezabele  di Gustave Dorè - vikimedia commons)      

 Su di esso si rivendicano diritti e interessi diversi, contrapposti, sui quali non si riesce a trovare un accordo. Proprio così succede ancora oggi su certi beni o eredità, ad esempio i soldi, una casa, un terreno, ci si trova contro altri conoscenti o magari parenti e nessuno vuole cedere o rinunciare alle sue posizioni. Ed in tutto questo spesso i coniugi anziché riportare pace e serenità, accecati a loro volta dalla cupidigia, fomentano ire, rancori, invidie. Spesso qualcuno soccombe, viene scontentato, e a volte umiliato. Proprio questo è l’antefatto del nostro brano, ciò che scatena reazioni di vendetta e di crudeltà fino a sfociare nell’omicidio. Ci soffermiamo anche noi su alcune riflessioni.

1.La vita a volte ci umilia, ci fa apparire deboli, perdenti, inferiori agli altri (anche quando occupiamo ruoli sociali o professionali che parrebbero manifestare il contrario) e a noi non resta talvolta altro da fare che accettare la situazione, mantenendo la nostra dignità e ripartendo da lì per andare avanti. Il vero coraggio si esprime proprio nella voglia di ricominciare ed andare avanti.

 2.Nel brano si parla di potere, infatti Acab esercita il regno su Israele e quindi lui gode di prestigio, di rispettabilità, detiene il potere ma non può nulla di fronte al rifiuto di Nabot di vendergli il terreno. Acab è frustrato, è come un bimbo che fa i capricci, ed il coniuge cosa fa? Invece di restare adulto e far ragionare il re, fa sua la frustrazione e l’amarezza e anziché portare avanti un pensiero di bene, si fa promotore e complice del male. La moglie, con l’inganno, fa sì che Acab eserciti male il suo potere, per il proprio vantaggio: con la calunnia accusa e fa giustiziare il suo avversario Nabot e poi si impossessa dei suoi beni. Eccoci nel cuore del brano che ci porta ad un’altra riflessione: il potere ci piace, ci fa sentire importanti, invincibili, non ci f guardare in faccia a nessuno. Senza accorgerci ci rende vittime dell’apparire, ci sentiamo più forti, almeno un po’ più degli altri e questo ci gratifica e ci dà sicurezza. E per noi e i nostri familiari spesso è così importante mantenere quest’aura di superiorità che facciamo di tutto pur di non incrinarla. Per sperimentare queste sensazioni non occorre essere grosse personalità del mondo politico o della società, ma può succedere anche a noi nei rapporti con gli altri, magari semplicemente del vicino di casa, dei fratelli, con spirito di antagonismo e di invidia.

 3.C’è un altro aspetto da considerare: l’alleanza della moglie col marito nel compiere il male. Anzi, è proprio la moglie a consigliare il marito e a convincerlo a percorrere una strada sbagliata. Che strana relazione di coppia! Se questo comportamento ci sembra tanto forte e grave, proviamo a guardare dentro di noi, nelle nostre storie quotidiane e se è vero che non abbiamo mai compiuto un omicidio vero e proprio, proviamo ad interrogarci sul nostro modo di ferire. Non sempre siamo così coerenti con le nostre regole morali e religiose: a casa siamo in un modo, sul lavoro con i capi in un altro, sul lavoro con i subalterni in un altro ancora, nell’intimità dove nessuno ci vede ci troviamo complici di atteggiamenti narcisistici e alla moda, quando affrontiamo questioni di giustizia sociale che ci riguardano da vicino il Vangelo, il nostro essere cristiano è altro! A volte ci dimentichiamo di ogni regola morale oltre che religiosa e andiamo oltre sostenendoci a vicenda come coppia e trovando tutte le giustificazioni per sentirci a posto in coscienza. Non sempre forse nella coppia siamo capaci di essere l’un per l’altro modello e nella prova siamo tentati di avvallare le reciproche debolezze senza porci al contrario come salvezza l’uno dell’altro.

 4.Proviamo anche a pensare come insieme (marito e moglie) o anche come singoli ci poniamo nei confronti di coloro che ci hanno fatto del male o ci hanno umiliati, fraintesi, esclusi. A volte ci alleiamo per fare del male agli altri, in modo più o meno esplicito, a volte in modo molto sofisticato e consapevole. Pensiamo ai nostri rapporti parentali contro quello o quell’altra della famiglia verso la quale magari per anni abbiamo accumulato gelosia o solo pura intolleranza e che noi ricambiamo con malignità; oppure pensiamo a quelle famiglie di ex-amici che ci hanno deluso, magari tradito o semplicemente ignorato ed escluso dal giro e verso i quali coltiviamo solo odio e rancore: così facendo li eliminiamo pian piano dalla nostra vita ma anche li denigriamo agli occhi della comunità. Tutte queste ipotesi sono forse lontane da noi o, al contrario, sono parte integrante della nostra vita e riguardano relazioni che gestiamo faticosamente, che appesantiscono i nostri rapporti interpersonali e che oggi, anche sull’invito di questo brano, siamo invitati a guarire proprio come Acab fa al termine del racconto quando è colto in fallo dal profeta Elia che gli predice la vendetta divina. Acab si umilia, cammina a testa bassa e salva la sua vita. Cosa conta allora alla fine: il campo, il potere, la vittoria oppure una vita ricca di relazioni buone?

Preghiera semplice                                                                                       S
Signore, fa di noi uno strumento della tua pace:                                               
dove c’è odio,                    che noi portiamo l’amore.                                                          
Dove c’è offesa,                  che noi portiamo il perdono.                                                    
Dove c’è discordia,              che noi portiamo l’unione.                                                 
Dove c’è errore,                  che noi portiamo la verità                                                           
Dove c’è dubbio,                 che noi portiamo la fede.                                                     
Dove c’è disperazione,         che noi portiamo la speranza                                         
 Dove ci sono le tenebre,       che noi portiamo la luce                                            
Dove c’è tristezza,               che noi portiamo la gioia.                                                            
O divino Maestro                                                                                                   
che non cerchiamo di essere solo consolati,      quanto di consolare                                                          
di essere solo compresi        quanto di comprendere                                                  
di essere solo amati             quanto di amare.                                                           
Infatti dando                      si riceve                                                                                  
perdonando                        si è perdonati                                                                          
morendo a noi stessi            si dona la vita                                                             
amandoci e amandoti           si ha la vita eterna.

 

Dal primo libro dei Re (21,1-27)                                                                              
1In seguito avvenne il seguente episodio. Nabot di Izreèl possedeva una vigna vicino al palazzo di Acab re di Samaria. 2Acab disse a Nabot: "Cedimi la tua vigna; siccome è vicina alla mia casa, ne farei un orto. In cambio ti darò una vigna migliore oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che vale". 3Nabot rispose ad Acab: "Mi guardi il Signore dal cederti l'eredità dei miei padri". 4Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole dettegli da Nabot di Izreèl, che aveva affermato: "Non ti cederò l'eredità dei miei padri". Si coricò sul letto, si girò verso la parete e non volle mangiare. 5Entrò da lui la moglie Gezabele e gli domandò: "Perché mai il tuo spirito è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?". 6Le rispose: "Perché ho detto a Nabot di Izreèl: Cedimi la tua vigna per denaro o, se preferisci, te la cambierò con un'altra vigna ed egli mi ha risposto: Non cederò la mia vigna!". 7Allora sua moglie Gezabele gli disse: "Tu ora eserciti il regno su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la darò io la vigna di Nabot di Izreèl!". 8Essa scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai capi, che abitavano nella città di Nabot. 9Nelle lettere scrisse: "Bandite un digiuno e fate sedere Nabot in prima fila tra il popolo. 10Di fronte a lui fate sedere due uomini iniqui, i quali l'accusino: Hai maledetto Dio e il re! Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia". 11Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i capi che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabele, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedite.  12Bandirono il digiuno e fecero sedere Nabot in prima fila tra il popolo. 13Vennero due uomini iniqui, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: "Nabot ha maledetto Dio e il re". Lo condussero fuori della città e lo uccisero lapidandolo. 14Quindi mandarono a dire a Gezabele: "Nabot è stato lapidato ed è morto".  15Appena sentì che Nabot era stato lapidato e che era morto, disse ad Acab: "Su, impadronisciti della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha rifiutato di vendertela, perché Nabot non vive più, è morto". 16Quando sentì che Nabot era morto, Acab si mosse per scendere nella vigna di Nabot di Izreèl a prenderla in possesso.
17Allora il Signore disse a Elia il Tisbita: 18"Su, recati da Acab, re di Israele, che abita in Samaria; ecco è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderla in possesso. 19Gli riferirai: Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi! Per questo dice il Signore: Nel punto ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue".  20Acab disse a Elia: "Mi hai dunque colto in fallo, o mio nemico!". Quegli soggiunse: "Sì, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore. 21Ecco ti farò piombare addosso una sciagura; ti spazzerò via. Sterminerò, nella casa di Acab, ogni maschio, schiavo o libero in Israele.  22Renderò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebàt, e come la casa di Baasa, figlio di Achia, perché tu mi hai irritato e hai fatto peccare Israele. 23Riguardo poi a Gezabele il Signore dice: I cani divoreranno Gezabele nel campo di Izreèl. 24Quanti della famiglia di Acab moriranno in città li divoreranno i cani; quanti moriranno in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria".
25In realtà nessuno si è mai venduto a fare il male agli occhi del Signore come Acab, istigato dalla propria moglie Gezabele. 26Commise molti abomini, seguendo gli idoli, come avevano fatto gli Amorrei, che il Signore aveva distrutto davanti ai figli d'Israele. 27Quando sentì tali parole, Acab si strappò le vesti, indossò un sacco sulla carne e digiunò; si coricava con il sacco e camminava a testa bassa. 28Il Signore disse a Elia, il Tisbita: 29"Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché si è umiliato davanti a me, non farò piombare la sciagura durante la sua vita, ma la farò scendere sulla sua casa durante la vita del figlio".