sara e tobia
Comunità San Barnaba/Ognissanti    
Percorso sul ministero della coppia 6°
 Siamo di fronte a una storia sacra, molto bella ricca di patos e poesia, salutare e proficua, quasi geniale. È una narrazione popolare vivace, piena di colpi di scena, ambientata nello sfondo storico più antico assiro e persiano con riferimento a città come Ninive ed Ecbatana e a sovrani del VII sec. a.C.

1°Lo scopo etico/religioso del racconto è esaltare la fedeltà di un ebreo che vive nella Diaspora tra popoli pagani spesso ostili e che si mantiene fedele alla legge e alla fede dei suoi antenati. Protagonisti sono padre e figlio che recano lo stesso nome emblematico, Tobia, che in ebraico significa: “il Signore è buono”: lo è, nonostante le aspre prove a cui vengono sottoposti. Tobi è un deportato ebreo che vive nella grande capitale assira, Ninive. Ha una moglie, Anna e il figlio che porta lo stesso nome, Tobia. Tobia padre è un uomo giusto, fa l'elemosina, aiuta i poveri con il suo denaro e seppellisce i correligionari morti, sfidando i severi decreti assiri. Ma a quest’uomo, giusto, capita una grande disgrazia: improvvisamente gli occhi colpiti dallo sterco degli uccelli e procura a Tobia la cecità: il cielo s’oscura e il mondo attorno si confonde nell’ombra. Non può più camminare se non guidato da qualcuno. Pure sua moglie lo insulta: a che cosa sono servite le tue elemosine? A che cosa è servito fare il bene? Guarda come sei ridotto! Ferito da quelle parole, forse più ancora che dalla stessa cecità, Tobia si rivolge a Dio, lamentandosi con Dio. Il lamento verso l'Onnipotente diventa anche spesso preghiera: “dà ordine che venga presa la mia vita, in modo che io sia tolto dalla terra e divenga terra, poiché per me è preferibile la morte alla vita”.

In mezzo a un mondo come quello attuale, in cui non si respira un’aria propriamente cristiana, e la situazione porta anche a dubitare di Dio, confrontandoci con la storia di Tobia, abbiamo l’occasione di verificare se la nostra fede è semplicemente abitudinaria o possiede radici profonde, anche di fronte a prove forti. Siamo invitati oggi a difendere la nostra identità cristiana in mezzo a un ambiente non facile, condizionato dall’idolatria. La cecità, l’incapacità di ‘vedere’ l’invisibile è ormai molto diffusa e può portare a un profondo scoraggiamento.        

2°La stessa amarezza del padre pervade la vita del giovane figlio che sogna di poter sposare la bella Sara, figlia di Raguele, un parente di Tobia che risiede lontano, a Ecbatana in Persia, al quale Tobia alla sua partenza per l’esilio di Ninive, aveva lasciato denaro in deposito. Ma Sara – secondo una concezione magica popolare – era vittima di un demonio innamorato, che le uccideva lo sposo nella prima notte delle nozze. Il nome di questo essere diabolico, Asmodeo, un nome ebraico che significa “distruggere, annientare”. Sara aveva già sposato sette uomini, ma tutti erano morti la prima notte di matrimonio. Sara vive una sconsolata tristezza, si insinua in lei persino l’intenzione di togliersi la vita. Invoca Dio implorando la morte: dì che io sia tolta dalla terra, perché non abbia a vivere questa vergogna. “Tu sai, Signore, che sono pura e che non ho disonorato il mio nome, né quello di mio padre nella terra dell'esilio... Già sette mariti ho perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi che io muoia, guardami con benevolenza: che io non senta più insulti”. Le preghiere di Sara salgono al Cielo, e lo perforano. La supplica è accolta da Dio. Il giovane Tobia dunque si reca da Ninive fino a Ecbatana in Assiria, ove risiede l’amata, per sposarla.

Succede che accanto a lui si presenta inatteso, un giovane dal nome significativo, Azaria, “il Signore aiuta”, che deve compiere lo stesso viaggio. È un arcangelo che si presenta sotto le spoglie d'un esperto viaggiatore, ebreo della diaspora. Dio s'era messo alacremente all'opera! I due partono. Accompagnati dal cane di Tobia, affettuosa e scodinzolante presenza in questo racconto, che è tutto intriso di fragranza di vita famigliare. I due viaggiatori giungono stremati sulle rive del fiume Tigri. Lì Tobia cattura un grosso pesce, ne arrostiscono la carne al fuoco e la mangiano con voracità; ma su consiglio dell'angelo, il giovane estrae il fiele, il fegato e il cuore del pesce e li mette in un sacchetto.                                                                  

               

Questa storia rappresenta un invito affinché anche noi continuiamo ad avere sempre fede e fiducia in Dio, qualunque cosa accada nella nostra vita, anche la situazione ‘assurda e incontrollabile’ della pandemia. La nostra preghiera non può essere sempre poetica, piacevole e piena di alleluia. A volte, come quella di Gesù nel giardino del Getsemani, la nostra preghiera è angosciata, straziata, tra le lacrime e le grida, benché si tratti di grida interiori. Oggi crediamo che quello che accade - a noi stessi o alla comunità - sia catastrofico e non ci rimanga via di uscita. Ma Dio sa ricavare il bene anche dal male. Il racconto di Tobia e Sara ci assicura che Dio ascolta, che Dio è vicino, che non si disinteressa della nostra storia. Sono significativi i due personaggi che appaiono nel racconto: il demonio Asmodeo, colui che uccide, e l’arcangelo Raffaele, colui che guarisce. Dio non vuole la nostra morte. Ci dimostra in mille maniere la sua vicinanza lungo il nostro cammino.

Riprendono il cammino e strada facendo, l'angelo Raffaele parla a Tobia di Sara. Gliene parla così bene che Tobia s'innamora di lei ancora prima ancora di conoscerla; anzi comprende che Sara è la donna scelta per lui dal Cielo come compagna della sua vita. Giunti a Ecbatana, Tobia e Sara s'incontrano: ai due basta uno sguardo, un sussulto del cuore, un brivido lungo le braccia, per comprendere che sono fatti l'uno per l'altro. L'angelo la chiede in moglie per Tobia; il padre Raguele acconsente, benedice i due sposi e ordina di preparare la camera nuziale, ma, sottovoce, comanda pure ai servi di scavare una fossa nel retro della casa, per scaramanzia.

Tobia, quella notte, prima di unirsi a Sara, brucia sul braciere dell'incenso che stava nella stanza, il fegato e il cuore del pesce, come gli aveva ordinato l'amico viaggiatore. All'odore, il demonio Asmodeo fugge da Sara, non facendosi mai più vedere. Dopo una preghiera di invocazione a Dio i due sposi s'addormentano abbracciati teneramente. Al mattino, trovandoli vivi, esplode la gioia dei genitori.

L'amore viene da Dio. È stato Dio che, fin dal tempo di Adamo ed Eva, come ricorda molto bene Tobia, ha pensato a questa meravigliosa complementarità tra l'uomo e la donna e ha istituito il matrimonio. Leggendo questa pagina edificante, non si può fare a meno di pensare alla differenza con il modo con cui oggi in molti casi si porta a termine il fidanzamento e il matrimonio dei giovani. Certamente non con la fede, con l’atteggiamento di preghiera e con la maturità che dimostrano Tobia e Sara. Manca ai giovani qualcuno che faccia loro da angelo e li aiuti a discernere, preparare, approfondire e mettere tutto a fuoco non soltanto secondo le prospettive umane ma secondo quelle della fede in Dio.

Durante un banchetto delle feste di matrimonio (quattordici giorni) la suocera raccomanda a Tobia: Figlio e fratello carissimo, ti affido mia figlia in custodia. Non farla soffrire in nessun giorno della tua vita. D'ora in avanti io sono tua madre e Sara è tua sorella. Possiamo tutti insieme avere buona fortuna per tutti i giorni della nostra vita. Poi li bacia. Ne consegue un’esplosione di benedizioni e con la nomina di Tobia a erede di tutti i beni di Raguele, al contrario di quanto accadeva per legge, che obbligava lo sposo a versare la dote per sua moglie. Sara s'accomiata dalla famiglia e va a vivere con Tobia a Ninive.

Quello che nella storia di ognuno di noi a volte sembra disastroso, molte volte porta a un bene. Dio riporta tanti avvenimenti a nostro vantaggio. Quante volte facciamo l'esperienza di una malattia o della mancanza di fortuna o di un insuccesso che ci fanno soffrire, ma vediamo che poi portano risultati benefici per la nostra vita. Sappiamo reagire con una certa serenità e con un atteggiamento di fede davanti alle prove della vita? Ci scoraggiamo facilmente o siamo capaci di benedire Dio anche nella disgrazia?

Carichi dei doni d'animali, di servi e delle altre ricchezze donate da Raguele, iniziano il viaggio di ritorno. Il cane, scodinzolando, continua a seguirli fedelmente. Giunti a Ninive, su indicazione dell'angelo, Tobia spalma il fiele del pesce sugli occhi del padre Tobi, che riacquista subito la vista. È Solo a questo punto il misterioso compagno di strada svela la sua vera identità: è l’angelo Raffaele, il cui nome è altrettanto illuminante, “Dio guarisce”, sua infatti è stata l’indicazione di bruciare il cuore e il fegato del pesce, il cui fumigio ha esorcizzato Asmodeo.                                                  

Anche il vecchio padre Tobia senior alla fine sarà guarito dalla cecità a opera sempre di Azaria-Raffaele attraverso il fiele di quel pesce. La storia viene suggellata da un cantico di ringraziamento di questo vecchio giusto, mentre la coppia di Tobia iunior e Sara si trasferisce a Ecbatana per raggiungere anch’essa una vecchiaia veneranda:

"Benedetto Dio che vive in eterno, benedetto il suo regno; egli castiga e ha compassione, fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra, e fa risalire dalla grande perdizione: nessuno sfugge alla sua mano.
Lodatelo, figli d'Israele, davanti alle nazioni, perché in mezzo ad esse egli vi ha disperso e qui vi ha fatto vedere la sua grandezza; date gloria a lui davanti a ogni vivente, poiché è lui il nostro Signore, il nostro Dio, lui il nostro Padre, Dio per tutti i secoli. Vi castiga per le vostre iniquità, ma avrà compassione di tutti voi e vi radunerà da tutte le nazioni, fra le quali siete stati dispersi. Quando vi sarete convertiti a lui con tutto il cuore e con tutta l'anima per fare ciò che è giusto davanti a lui, allora egli ritornerà a voi e non vi nasconderà più il suo volto. Ora guardate quello che ha fatto per voi e ringraziatelo con tutta la voce; benedite il Signore che è giusto e date gloria al re dei secoli.

La Parola di Dio è sempre come uno specchio nel quale siamo invitati a guardarci, traendo le conseguenze coerenti. La nostra vita è costruita sopra i valori che vengono lodati nel libro di Tobia? Nella nostra relazione con Dio, valorizziamo la preghiera? Qui siamo invitati a benedire Dio, a divulgare agli altri le sue meraviglie? Apprezziamo l'elemosina? Siamo pronti ad aiutare chi è nel bisogno?

Ringraziamo lo Spirito per questa bella storia ottimistica, che vuole augurare nel cammino singolo della vita e soprattutto di coppia, di non perdere mai la fiducia nella provvidenza divina.