Nel mese di maggio 2017 è stato proposto alla comunità un questionario  sul tema 

"PER UNA COMUNITA’ CRISTIANA APERTA ALLA VITA DEL NOSTRO TEMPO"

Di seguito le domande proposte e le risposte pervenute:

DOMANDE

- Come vedo/percepisco la nostra comunità cristiana? quali sono le iniziative che apprezzo maggiormente o quelle che non mi interessano?

- Che cosa ho ricevuto da questa comunità di significativo per cui mi sento di ringraziare il Signore?

- Hai qualche proposta da suggerire, soprattutto nello spirito della fraternità-condivisione,  per coinvolgere persone che abitualmente  non frequentano o non conoscono la vita della comunità?

OGNISSANTI RISPONDE COSI'

 Gruppo lettori, caritas, lectio divina

Approfondimento nella fede e amicizia

1.

- Ognissanti è una comunità viva ed accogliente. Apprezzo ogni tentativo di coinvolgere il singolo attraverso il contatto personale. Forse troppe iniziative con pochi e sempre gli stesi partecipanti… riducendo e accorpando incontri, riunioni, gruppi… si può ottenere più partecipazione?

- L’appartenenza a Ognissanti ha contribuito alla costruzione della mia identità di persona

- La prima occasione di evangelizzazione è la catechesi dei bambini. A fianco di uno stile accogliente e pertecipativo, la proposta del cammino di fede deve essere da subito chiara, specifica rispetto ai contenuti della fede, coerente e seria. L’impegno è richiesto prima di tutto ai genitori che chiedono i sacramenti per i propri figli; bambini che non frequentano, se non raramente, il catechismo e non partecipano alla Messa, non possono essere ammessi ai sacramenti.

La comunità (catechisti, altri genitori…) deve attivarsi in tutte quelle situazioni dove, in assenza della famiglia, può favorire la partecipazione dei bambini (ad es. andandoli a prendere a casa e riportandoli sia in occasione del catechismo che della Messa)

2.

- Comunità chiusa. Scelte poco partecipate e condivise. Spazi oratoriali inagibili. Positive celebrazioni partecipate.

- La vita comunità e lo spirito di comunione degli anni precedenti.

- Apertura spazi comuni per avvicinare bambini e giovani e farli sentire nella propria “seconda casa”. Creazione di un nuovo gruppo di “famiglie giovani” che possa aprirsi anche ai più lontani, a partire da iniziative del parroco. Coinvolgimento di adulti (pensionati) per l’apertura fisica degli spazi comuni, di tutti.

3..

- La nostra comunità è invecchiata, non perché non ci siano giovani, ma perché questi non hanno spazio nel servizio alla comunità. Tutte le iniziative possono essere apprezzabili purché siano svolte con spirito di fraternità e sororità, aiutino a vivere la fede nel Signore in relazione alla comunità e in spirito di comunione. Perdono senso se ciascuno le vive per sé, a prescindere dagli altri, per assolvere ad un dovere, ad un compito che ci si è assunti. Se mancano il senso del servizio o della condivisione, ogni iniziativa anche la più geniale, perde consistenza.

- Da questa comunità ho ricevuto tantissimo, la crescita della mia fede, l’opportunità di viverla con persone amiche. Di questo posso ringraziare il Signore, che prego sempre perchè la bellezza e la ricchezza di tante esperienze e momenti di fede vissuti in Ognissanti non siano perdute, ma possano restare sempre vive e coinvolgenti. Non voglio pensare che siano irripetibili, perché non sono qualcosa di eccezionale, ma senz’altro sono autentiche esperienze di fede. Chi le viveva ci credeva veramente.

- Le persone venivano avvicinate e conosciute. Per raggiungerle, bisogna uscire, incontrarle e conoscerle o bisogna aprire le porte e invitarle con iniziative che possano coinvolgere e interessare. Quali sono i problemi della gente? Quali risposte abbiamo per loro? Il pensiero corre a tante persone che tempo fa, frequentavano questa comunità e che ora non vengono più, perché non hanno più trovato risposte alle loro domande, attenzione ai loro problemi, considerazione per quello che esse sono.  

4.

Come Gruppo Famiglie abbiamo cercato di riflettere sul tema della Chiesa missionaria e della sua capacità di mostrarsi accogliente e aperta a tutti gli uomini. Siamo partiti, con l’aiuto di Don Manuel, dall’esortazione apostolica di Papa Francesco “Evangelii Gaudium” per vedere quelli che sono gli atteggiamenti e gli impegni che come comunità cristiana dobbiamo cercare di favorire per costruire rapporti di fraternità e una chiesa aperta e disponibile alla condivisione delle gioie e dei dolori del nostro tempo.

Dal linguaggio semplice di Francesco abbiamo imparato alcune parole impegnative e coinvolgenti: prossimità, operatività, missionarietà, gioia dell’appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Questi gli atteggiamenti per una dimensione evangelizzatrice della comunità cristiana. Comunità che deve accostarsi ad ogni fratello in una prospettiva di attenta e premurosa accoglienza, coinvolgendo per costruire insieme un futuro nel segno della Speranza che non delude. La gioia, riscoperta nell'incontro con Gesù, dovrebbe essere il carattere distintivo della comunità e della sua azione evangelizzatrice. E' urgente passare da un pastorale di semplice conservazione ad una decisa missionarietà: siamo di fronte all’invito pressante a raggiungere tutte le “periferie” del nostro mondo. Tradotto per la vita parrocchiale significa andare là dove la gente vive anziché attenderla in chiesa o all’oratorio. Siamo chiesa in “uscita” se riusciamo come comunità a prendere l'iniziativa, a coinvolgere e accompagnare le persone che incontriamo sul nostro cammino, se questi incontri danno frutti di solidarietà ed impegno e sappiamo condividere la gioia della festa.

            Se tutto ciò è l'invito che ci viene da Papa Francesco, abbiamo poi provato anche a riflettere sulla realtà della nostra parrocchia, del nostro gruppo famiglie e dell'impegno e delle responsabilità di ciascuno di noi. Ci è sembrato che la nostra comunità di Ognissanti presenti già alcuni atteggiamenti di fraternità e accoglienza che si mostrano innanzi tutto nel modo di vivere l’eucarestia domenicale. Per molte persone la partecipazione alla Messa è già occasione per sentirsi parte di una comunità fraterna. D’altra parte però non sempre riusciamo come parrocchia a coinvolgere tutti, anzi ad alcuni volti che incontriamo nella Messa domenicale non riusciamo neanche ad associare un nome o alcune persone che sono presenti alla liturgia difficilmente partecipano ad altri momenti di vita e di formazione della comunità. Siamo ancora più in difficoltà nei confronti di quelle persone che magari incontriamo in momenti di festa della nostra parrocchia, ma che sappiano che non partecipano più alla messa e alla vita religiosa della comunità. Per non parlare dei cosiddetti “lontani” che incontriamo nei nostri condomini o nei nostri luoghi di lavoro.

            Tutte le persone del nostro gruppo famiglie vivono qualche forma, più o meno grande, di impegno e responsabilità nella vita parrocchiale: catechismo, gruppo feste, missioni, lettori, musica e canto, ministero straordinario della comunione… quindi da un lato ci sembra già di dare un contributo alla comunità ma dall’altro ci rendiamo anche conto che le persone coinvolte sono sempre un po’ le stesse, non riusciamo ad aprirci più di tanto a nuove partecipazioni.

Ci sembra che la principale strada che abbiamo, come gruppo famiglie e come membri di altri servizi parrocchiali, sia quella di mostrare in tutte le occasioni disponibilità all’ascolto e all’accoglienza, ed essere sempre pronti ad invitare alla partecipazione le persone con cui veniamo in relazione. Tutti i nostri gruppi dovrebbero iniziare a porsi il problema di organizzare incontri ed eventi, non solo fra i propri membri, ma che possano avere comunque un’apertura all’esterno.

Nell’ambito della vita parrocchiale pensiamo che i momenti che maggiormente possono permettere di incontrare persone “lontane” o comunque non già coinvolte nella comunità siano rappresentati dalle occasioni di incontro con i genitori che richiedono i sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Eucarestia e Cresima) e dalla preparazione e celebrazione del matrimonio. Dovrebbero diventare l’opportunità per mostrare il volto aperto e accogliente della nostra comunità, provando a fare proposte di un maggior coinvolgimento per queste persone. Provare ad invitare le persone a "vedere" ciò che si fa, cioè a fare esperienza che non sia solo quella data per interposta persona (ad es. i propri bambini) ma che sia esperienza direttamente condivisa di vita e di comunità. Crediamo sia importante avvicinarci a coloro che già partecipano alla nostra assemblea domenicale e invitarle a qualche momento di incontro (magari con festa) e proporre loro un cammino condiviso. Le possibilità ci sono , le persone anche si tratta di metterci un po' di impegno ma, soprattutto, un minimo di progettualità che, partendo dal parroco e dal consiglio pastorale, coinvolga qualche persona di buona volontà disposta a fare proprio il progetto e anche a prendersi degli impegni in prima persona (ad es. a far partire dei gruppi di giovani famiglie perché possano iniziare il loro cammino) o se si riesce ad allargare ad altre persone interessate i gruppi che già operano nella vita della parrocchia. Importante è che le iniziative siano partecipate e non calate dall'alto.

Per quando riguarda l’essere Chiesa “in uscita” il primo passo dovrebbe essere quello di conoscere le “periferie” e in particolare le situazioni di disagio e sofferenza. Su questo siamo ancora molto in difficoltà ma pensiamo si dovrebbe provare almeno a sviluppare la capacità di “vedere” le difficoltà  a noi prossime e la possibilità di costruire reti di solidarietà fra famiglie vicine.

Gruppo genitori 4 elementare

  1. Percepiamo la Comunità Parrocchiale come accogliente e non ci siamo mai sentite giudicate anche se non partecipiamo in modo sempre completo.

E' una comunità attiva che utilizza bene tutti i canali per raggiungere le persone, anche il quartiere.   Ci piacciono questi cortili dove i bambini possono stare a giocare, è importante che la Parrocchia non sia un posto dove si ha paura di rovinare qualcosa ma dove ci si sente bene. Abbiamo apprezzato molto il percorso del catechismo offerto ai nostri figli, la cura che vi è stata messa, e anche il coinvolgimento di noi famiglie.

  1. Ringraziamo il Signore di questa vitalità e di questa attenzione che è dedicata ai bambini e ai ragazzi, dell'attenzione del don e delle altre persone che svolgono servizi in parrocchia alle esigenze di tutti. Ci siamo sentiti aiutati come genitori nell'educazione alla fede dei nostri figli e questo è stato importante per i nostri figli e per noi.
  2. Le Feste, il cortile aperto il sabato (e se possibile anche qualche volta durante la settimana) e in generale tutte le occasioni di aggregazione aiutano a coinvolgere chi attualmente non frequenta. Non capiamo bene come mai tutto il catechismo delle medie sia in San Barnaba e come mai vengano fatti 2 rosari alle 21.00 se anche le messe feriali sono state unite.

 

SAN BARNABA RISPONDE COSI':

1.

- La comunità mi sembra attenta, disponibile, sempre molto pronta ad iniziative ed attività.
- Durante la Messa il sacerdote dice cose molto belle ed interessanti e durante il catechismo si discutono vari argomenti in modo chiaro e comprensibile.
- Per me va bene così com’è

2.

- Vedo la nostra comunità sensibile e attenta ai bisogni più deboli. Apprezzo le iniziative che coinvolgono i giovani e le loro famiglie
- Ringrazio il Signore perché ogni giorno perché non mi fa sentire “solo” e in ogni caso di necessità so a chi rivolgermi, grazie anche alla disponibilità dei sacerdoti
- Uscire, pregare e celebrare, nei giardini dei quartieri e delle periferie (come Papa Francesco) per essere più vicino alla gente in cerca di risposte vere.

3.

- Comunità poco partecipe alla Messa. Mi interessa il mercatino.
- Amicizie, accoglienza, disponibilità.
- Coinvolgere di più i giovani nelle celebrazioni piuttosto che gli anziani.

4.

- Distaccata, formale, quasi “ipocrita” nella fede. Mi interessano in particolare le iniziative che comportano il coinvolgimento generale delle persone credenti
- Da una parte della comunità: accoglienza
- Utilizzo di nuovi canali informativi. Informare con regolarità la comunità delle iniziative in corso da intraprendere. Coinvolgere maggiormente i giovani nelle decisioni e renderli parte attiva nella comunicazione verso la comunità.

5.

- Penso che come cristiani dovremmo condividere di più… ma non saprei come. Sono più interessata agli incontri sulla Parola di Dio (lectio, studio dei libri biblici…)
- Una crescita nella fede; l’amicizia di molte persone.
- Forse proporre incontri per piccoli gruppi di famiglie che hanno in comune per es. il condominio o la strada e l’età…

6.

- Apprezzo il modo con cui il sacerdote cerca un canale/contatto con i fedeli.
- Il tentativo di coinvolgere sempre di più i fedeli.
- Cercare di snellire e rallegrare la Messa.

7.

- Percepisco la comunità molto attiva e le iniziative che più apprezzo sono i pellegrinaggi e i viaggi.
- Da questa comunità ho ricevuto tanto affetto e partecipazione da parte di tutti e soprattutto don Riccardo
- Ricordo a tutti quelli che non frequentano la comunità, di venire perché venendo in chiesa si condividono tante idee e si sta in compagnia.
8.
- Sono della terza età e faccio riferimento a San Barnaba. Pur apprezzando viaggi, uscite e incontri culturali… raramente sono in grado di partecipare, come penso gran parte degli anziani della comunità, specie per gli orari serali.
- Facendo parte di un gruppo attivo in chiesa ho trovato amicizie fraterne e desiderio di partecipazione di molti.
- Attività fatte da giovani (Scuots, giochi, spettacoli…) potrebbero portare nuova gente. Piuttosto alcuni che non riescono più a frequentare avrebbero bisogno che la parrocchia in qualche modo li visitasse.

9.

- Sinceramente non percepisco delle iniziative specifiche, se non quelle degli Scouts
- E’ difficile stilare una graduatoria: forse si potrebbe cercare di aumentare le visite a domicilio, per i giovani, però, è inutile.
- A me sembrano molto utili le iniziative di Ognissanti: piacciono ai piccoli, giovani e interessano anche gli adulti.

10.

- Sento la nostra comunità chiesa, non riesco però a frequentarla con spirito diverso dall’abitudine. Ciò però dipende da noi e non so quali altre iniziative potrebbero servire.
- Avverto comunque l’impegno di chi frequenta e vi opera e di ciò ringrazio il Signore.
- Non ho purtroppo proposte concrete da suggerire.

11.

- Sono attenta e apprezzo tutte le attività proposte, come la catechesi del gruppo a cui appartengo o in alternativa alla lectio del sabato, le conferenze e qualsiasi incontro su vari argomenti di fede.
- Mi sembra che la comunità ci sia, sia attiva, nel senso che ogni volta che si propongono collette o iniziative di carità o si chieda collaborazione, c’è sempre una risposta.
Nei limiti delle mie capacità, quando mi chiedono aiuto, io ci sono.
- Coinvolgere chi è indifferente al discorso di fede non è facile, se non attraverso l’esempio o timidi inviti attraverso l’informazione personale.

12.

- La comunità cristiana che frequenta i sacramenti è ben radicata e collaborativa, ma sono molte le persone della parrocchia che non frequentano. Sono interessata soprattutto allo studio della Parola e della Liturgia.
- Sono grata per l’accoglienza e la comunione fraterna che sento negli incontri a cui partecipo, come pure la possibilità di assumere iniziative personali.
- Dovremmo riscoprire il dono del Battesimo che ci ha fatto diventare tutti fratelli in Cristo. Dovremmo festeggiare l’anniversario del nostro Battesimo durante qualche Messa domenicale, invitando personalmente i battezzati delle varie età, cominciando dai più giovani che dopo aver ricevuto la Cresima cominciano ad allontanarsi.

13.

- La catechesi per adulti: c’è sempre qualcosa da imparare: si prega, si scambiano idee, si fa amicizia.
- E’ un punto di riferimento. Prima c’era sempre il parroco, ora meno male che ci sono i volontari.
- Era bello vedere i bambini giocare, una volt c’era sempre qualche gruppetto. Ci vorrebbe qualche attività per i bambini e i ragazzi come partite a pallavolo o basket.

14.

- Nelle iniziative dove c’è da lavorare sono sempre i soliti che si mettono a disposizione: sarebbe importante più partecipazione.
- Nelle celebrazioni domenicali spesso le riflessioni sul Vangelo mi danno motivo per ringraziare il Signore nella vita quotidiana.
- Che ci sia più partecipazione nelle iniziative, specialmente tra San barnaba e Ognissanti e che non siano comunità separate.

15.

[Premessa: ho 42 anni, non sono mantovano, vivo stabilmente a Mantova da un po' di anni in via Vittorino da Feltre e partecipo alla Messa domenicale a S. Barnaba o S. Egidio; mi permetto di dilungarmi un po', perdonate, e in queste righe di mescolare alcuni pensieri a partire dai 3 quesiti che il CP pone].

- Da quando ho iniziato a frequentare questa comunità, seppure in modo oggettivamente non approfondito, dato che oltre alla Messa domenicale ho partecipato solo a qualche iniziativa dei Cortile dei Gentili, non mi è stato chiaro come venga vissuto il dualismo S. Barnaba/Ognissanti. Non so da quanto tempo sia iniziata l'esperienza di questa comunità pastorale, ma credo sia importante lavorare per eliminare eventuali doppioni e vivere la presenza delle due chiese solo come due diverse "location" (come si dice oggi..), ma una sola comunità.

Ugualmente credo sia importante cercare sempre più sinergie tra parrocchie della città (come ho capito essere avvenuto per il GREST), unire iniziative simili, nonché pubblicizzarsi a vicenda (ad esempio è davvero un "peccato" non venire a sapere di un incontro con una personalità di valore riconosciuto..solo perché è organizzato dalla parrocchia che sta a qualche centinaio di metri…)

- Non avendo contatto con la Comunità se non tramite la Messa domenicale e al massimo le righe di avvisi nel foglietto della domenica.. controllo/consulto il sito web. Suggerirei di tenerlo assai maggiormente aggiornato, arricchirlo, magari aprire anche uno spazio su Facebook (dove le persone, soprattutto i più giovani, possono ricordare gli eventi, mettere foto, commenti, ecc… Credo che questi possano essere, se ben utilizzati, strumenti davvero utili per far capire la vita della Comunità e le attività che propone anche a chi non frequenta in profondità, e farlo "avvicinare") . Inoltre ho notato che ci sono pochi riferimenti (tel o mail sacerdoti e referenti -attività). Una volta volevo dare un suggerimento per un possibile incontro/presentazione di un libro e non ho trovato altro che un formato sotto "contattaci" dove lasciare un messaggio: non ho avuto però un cenno per avvenuta lettura.

- Ho notato che a Mantova alcune funzioni infrasettimanali (Ceneri, Coena Domini..) sono celebrate sempre ad orari pomeridiani o pre-cena… forse è possibile pensare (per chi ha impegni lavorativi) anche a occasioni "dopo cena", magari coordinandosi con altre parrocchie.

- Data la vicinanza, mi son chiesto se la parrocchia organizza/promuove delle attività con/per il carcere.

- Ho davvero apprezzato questa consultazione: è segno di desiderio di ascolto ed apertura.. un'esperienza da ripetere con regolarità. Grazie

Gruppo mercatino San Barnaba

- Come premessa possiamo dire che la richiesta del Consiglio Pastorale ha interpellato personalmente ciascuna di noi, che a casa ha riflettuto e preparato le proprie considerazioni, di adottare, come membri della comunità, uno stile di ATTENZIONE alla sofferenze e difficoltà, di vicinanza a situazioni prossime e a volte sconosciute. avvicinare, lasciarsi coinvolgere,dando ascolto e disponibilità con semplicità e sincerità, mantenendo le promesse di aiuto o di relazione,cercando di dare speranza.

Dobbiamo cercare di superare quello che ci sembra un “falso senso di rispetto”, ma che può apparire in realtà come indifferenza, non solo riguardo alle necessità materiali, ma anche alle problematiche legate alla solitudine e all'isolamento in una società solo apparentemente aperta.

Questi atteggiamenti possono anche tradursi in un passa parola all'interno della comunità,coinvolgendo più persone sia per un migliore aiuto che come testimonianza di una comunità. A volte si tratta di vincere la timidezza e cercare il momento giusto, creare le occasioni per avvicinare le persone, evitando di allontanare con atteggiamenti di giudizio o di critica.

- Una grande sfida è far nascere il desiderio, l'interesse per la proposta del Vangelo, in un mondo che è cambiato,a coloro che di fatto, non hanno ricevuto neanche un primo annuncio.

Il problema si fa pressante relativamente all’educazione dei ragazzi, (che non hanno una generazione adulta di riferimento,) cui proporre aggregazioni positive e esperienze comunitarie di spessore, che la comunità deve offrire per una maturazione umana dei più giovani.

- Un buon aiuto ci viene dal nostro Vescovo che chiama a raccolta gli adulti, essi stessi bisognosi di un “supplemento di Spirito”, per dare  vigore e spessore all'annuncio, e che gli adulti cristiani stanno accogliendo con rinnovato interesse e vigore, per un rinnovamento della nostra Chiesa dopo il Sinodo. Papa Francesco con la sua illuminata apertura, sta aiutando e avvicinando la Chiesa alle situazioni di povertà, sofferenza, abbandono, che richiedono aiuto da parte dei “fedeli”, e un impegno personale e comunitario di rendere presente il corpo di Cristo vivente.

OGNISSANTI/SAN BARNABA (gruppi sulle due parrocchie)

Gruppo scout Mantova 7

Nella nostra riunione (svoltasi il 20 aprile) ci siamo lasciati sollecitare dalle riflessioni proposte nella preghiera e dalle domande proposte dal CP.

Per noi la comunità cristiana è come:

bivacco dove sostiamo come pellegrini,

letto su cui riposare e partire

grande famiglia acquisita

rifugio

punto di appoggio durante il cammino

sorgente di acqua fresca, vita e novità

luogo di accoglienza che non chiede il nome

gruppo con cui parti e fai un pezzo del cammino

contesto di condivisione

qualcosa che “sai che c’è”

Riflessione come Co. Ca.

La nostra riflessione parte dalla peculiarità della nostra comunità di gruppo afferente ad

un’associazione quale è l’AGESCI all’interno delle comunità di Ognissanti e San Barnaba,

ovviamente focalizzandoci sullo specifico servizio educativo di cui abbiamo mandato.

Ci accorgiamo che come esperienza educativa “di soglia” (e di frontiera) siamo luogo di

accoglienza di situazioni famigliari che possono essere fragili, per motivi relazionali e (raramente nel nostro contesto) sociali. Analogamente la nostra esperienza ci ha portato ad incontrare e accompagnare bambini e ragazzi che presentavano fatiche nel costruire un proprio legame sociale e comunitario. Molte delle nostre famiglie non scelgono il gruppo scout perché della nostra comunità parrocchiale, ma arrivano alla comunità parrocchiale attraverso il gruppo. Ci pare quindi che questa esperienza educativa inserita nella parrocchia possa essere davvero porta e ponte di missionarie. Tuttavia per valorizzare e vivere la responsabilità di questo specifico, riteniamo che dobbiamo sia come Comunità Capi che come comunità parrocchiale continuare in un cammino di maggior consapevolezza e condivisione.

Ci sembra che per essere accoglienti dobbiamo saper nella comunità promuovere la relazione e la prossimità tra diverse realtà ed esperienze di servizio, portatrici di storie e cammini differenti. Ci sembra che una maggiore capacità relazionale possa aiutarci ad essere insieme “porta aperta” che sa accogliere e sa prendersi cura. Da parte nostra dovremmo essere capaci di maggior coinvolgimento e narrazione dell’esperienza che viviamo. La nostra comunità è luogo di incontro di tante piccole comunità che necessitano di fare esperienza vera di comunione per poter partecipare alla missione comune. Senza appiattire e togliere le sfumature e i tratti che danno forma a queste esperienze. Ci pare che potremmo operare una proposta più evidente verso i giovani, che necessitano di luoghi da abitare per poter vivere un cammino di crescita personale e comunitaria. Luoghi umani e luoghi fisici, in cui essere chiamati a contribuire come parte attiva della comunità, non solo come soggetti a cui fornire un servizio educativo.

Gruppo educatori giovanili

Per il gruppo educatori la comunità ha avuto un importante ruolo nel percorso di crescita e costituisce una realtà importante per i ragazzi che la frequentano e la sentono come una seconda casa.
Tuttavia tra i punti critici è emerso che c'è bisogno di maggiore conoscenza tra i gruppi attivi all'interno della comunità in modo da poter comunicare e sapere da chi è composta. Alcuni gruppi spesso risultano inaccessibili a chi non frequenta la parrocchia,è quindi importante pensare a un percorso che aiuti ad includere più che a isolare.
È emersa anche la necessità da parte degli educatori di avere maggiore comunicazione e momenti di incontro con i gruppi scout così da potersi confrontare sul cammino dei ragazzi e poter collaborare alla realizzazione di nuovi percorsi.
La figura del sacerdote risulta fondamentale per poter raggiungere questi obiettivi,si chiede quindi che le decisioni riguardanti il cammino di fede dei ragazzi possano essere prese insieme agli educatori.  (Simona)

Operatori di  liturgia

Dalle risposte emerse durante l’incontro possiamo definire questi punti:

-          la nostra partecipazione alla vita parrocchiale ha avuto inizio:

-           per la catechesi dei figli

-           la parrocchia della nostra crescita fin da bambini

-           per scelta

In essa abbiamo trovato accoglienza e relazioni importanti che ci hanno aiutato a crescere.

Dalla partecipazione e dal senso di appartenenza è nato il desiderio di fare un servizio per gli altri che ci ha dato la possibilità di mettere a disposizione delle nostre potenzialità che non pensavamo di avere. Questo servizio esige costanza e impegno.

La parrocchia è stata definita con queste immagini:

un coro in cui le diverse voci trovano spazio

un edificio sempre in costruzione

un lavoro a maglia sempre da rivedere

una seconda casa

una cattedrale con diversi stili che si compenetrano

un mosaico composto da vari intarsi che formano un disegno armonico

per tutti un punto di riferimento nella propria di fede e di relazione

Cosa fare per chi soffre o si trova in difficoltà:

creare un gruppo di prossimità che si impegna a conoscere e aiutare le situazioni di disagio creare un passaparola discreto e attento offrire la nostra presenza, sentirci ognuno responsabile dell’altro e offrire il nostro aiuto sapendo che andiamo come “comunità” e non solo come singoli vincere le nostre debolezze e pigrizie per creare anche delle occasioni in cui aiutare gli altri avvicinarsi a chi soffre anche rompendo qualche barriera ma sempre con spirito di carità senza aspettare che sia chi ha bisogno che chiede

Come avvicinare i lontani?

Definire il significato di questa parola: lontani nella fede o perché non li conosciamo?

La messa domenicale se, curata e preparata, diventa un momento di festa e di conoscenza della Parola di Dio che può aiutare le persone che non frequentano ad avvicinarsi alla comunità

Lasciare le porte aperte può essere un segno.

Curare le relazioni con gli altri crea un ritorno di benessere per tutti