(Foto d'archivio)
Don Riccardo:
Non so con quale stato d’animo ci ritroviamo quest’anno a ringraziare il Signore. Certamente non abbiamo ancora la serenità di capire fino in fondo quanto abbiamo e stiamo vivendo. Non è possibile solo pensare di girare pagina e ritrovare la nostra normale impostazione di vita. Non tutto sarà più come prima.
Ci siamo resi conto delle incapacità e precarietà delle strutture sociali, delle conoscenze scientifiche, delle scelte comunitarie, a volte della nostra fragilità psicologica, per il nostro cammino quotidiano. Forse eravamo troppo di corsa e siamo stati costretti a fermarci, mettendoci a nudo, impreparati di fronte all’improvvisa situazione pandemica, più forte delle nostre conoscenze e possibilità risolutive.
In quella domenica 22 febbraio 2020 in cui è arrivato l’avviso di sospendere tutte le messe, di chiudere le chiese, gli oratori insieme ovviamente a tutti gli esercizi e strutture pubbliche e ritirarci nel privato delle nostre case, la domanda è arrivata immediata: che cosa succede? E’ scoppiata una guerra?
Abbiamo barcollato non poco, prima di capire come riaprire adagio le porte, riallacciare le relazioni, riprendere il lavoro e abbiamo reagito a far diventare le nostre case un pò tutto: chiesa, scuola, luogo di lavoro, parco giochi, cucina …, imparando presto anche le nuove forme di collegamento on line.
Dopo un mese circa, il 28 marzo poi ci ha sorpreso ed emozionato il momento di preghiera in solitudine di Papa Francesco nel vuoto di Piazza San Pietro, bagnato dalla pioggia, in cui ha ricordato al mondo che ci troviamo tutti sulla stessa barca, fragili e disorientati, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci e sostenerci a vicenda.
Questa immagine si è accompagnata all’altra di Bergamo, altrettanto drammatica, della fila dei camion militari per il trasporto alla sepoltura di numerose bare dei morti covid, senza la possibilità per quelle persone di una sepoltura degna per chi lascia questo mondo.
Poi è venuta l’estate, che ha riaperto le porte della speranza di poter riprendere una certa ‘normalità’, subito sconfessata però da una seconda ondata di contagio, che ha di nuovo rinchiuso nella paura e nell’incertezza, non ancora sopite.
Sullo sfondo è rimasta nel cuore di molti la domanda: perché Signore, dove sei? Ti sei dimenticato di questo povero mondo? Oppure, al contrario, ci siamo dimenticati noi di Te, senza riconoscerti e dunque trascurando i segni della tua presenza? Che cosa ci vuoi far capire? E’ importante che tutti facciamo questo esame di coscienza, per il quale condivido qualche suggerimento.
La provvidenza ci chiama a cogliere questo tempo di prova come un tempo per riconsiderare le scelte che guidano la nostra vita. Papa Francesco ha detto che questo non è il tempo del giudizio di Dio (tempo di punizione), ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa è essenziale e che cosa secondario, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo del silenzio per reimpostare la rotta della vita verso il buono, il vero, il bello, che forse abbiamo dimenticato sia per noi stessi che per gli altri. E’ il tempo per riconsiderare il percorso di fede, come ricchezza spirituale che accompagna la persona: spirito, anima e corpo in un insieme armonico e solido. Ho apprezzato come buona opportunità la possibilità data alle chiese di rimanere aperte alle celebrazioni durante la seconda ondata della pandemia, perché ho visto riconosciuta l’importanza del sostegno spirituale per vincere stanchezze, paure e fragilità delle persone, soprattutto quelle più fragili.
L’esame di coscienza di questo anno riguarda anche le nostre relazioni, il nostro modo di dialogare, ascoltare, condividere con pazienza e prudenza … senza prevaricazioni, mancanze di rispetto, arrabbiature, chiusure e silenzi punitivi. Non è semplice in quanto il contatto più frequente, dovendo trascorrere più tempo in casa insieme, può causare dissapori e contrasti. Allenarsi al perdono prima di coricarsi è un’altra condizione indispensabile.
Infine, ma non per questo meno importante, è necessario che tutti, ciascuno nel proprio ruolo di responsabilità sia nel mondo della politica che delle istituzioni, anche semplicemente come genitori o come singoli cristiani, diamo il nostro contributo al sostegno e alla buona impostazione degli aspetti fondamentali e primari del vivere sociale che sono la salute, il lavoro, la scuola e la cultura.
La celebrazione del Natale che continua in questa solennità della Vergine Maria Madre di Dio, ci lascia la certezza che la provvidenza divina continua a svolgere il suo lavoro e nella misura in cui sappiamo riconoscerla ed accoglierla, la barca della nostra vita, pur nel mare in tempesta, potrà attraccare al porto sicuro del Regno di Dio, già presente in questa vita, nonostante tutto.