tratto da una riflessione di don Egidio Faglion  (ritiro Spirituale- Suzzara 22/2/2019-Pastorale degli anziani

Padre Turoldo, con la sua tipica irruenza, si rivolge così a Dio: Se nel tuo paradiso non mi fai ritrovare mia madre, tienitelo pure il tuo Paradiso.
Il Signore è Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Dio non è Dio di morti, ma di vivi (cfr. Lc20,38).
 

In questo "di" ripetuto cinque volte è racchiuso il motivo ultimo della risurrezione, il segreto dell'eternità. Una sillaba breve come un respiro, ma che contiene la forza di un legame indissolubile. Così totale è il legame, che il Signore prende il nome di quanti ama e li fa diventare parte del suo stesso nome. Il Dio più forte della morte è così umile da ritenere i suoi amici parte integrante di sé.

In un crescendo vertiginoso che arriva fino a un cortocircuito del pensiero, il Vangelo rivela che Dio ha indissolubilmente legato la sua eternità alla nostra. E' la vita eterna dei figli che ha fatto di Dio il Padre per sempre.

Ma questa vita eterna sembra interessare poco l'uomo d'oggi, forse perché immaginata come durata e non come intensità, come una pallida ripetizione infinita, invece che come scoperta.

Tutti conosciamo il miracolo della prima volta: la prima volta che hai amato, che tuo figlio ti ha chiamato mamma, la prima volta che...

E la vita danzava.

Poi ci si abitua.

L'eternità è non abituarsi,
è il miracolo della prima volta che si ripete sempre, nella scoperta di "Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano" (1Cor 2,9).
 

clicca qui se vuoi leggere l'Intera meditazione; Il Vangelo della vita, della libertà, dell'amore