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Spunti di riflessione tratti dall'omelia  proposta dal nostro vescovo Marco durante la Santa Messa celebrata al Cimitero degli Angeli nel pomeriggio del 2 novembre 2020

Commemorare i defunti
vuol dire piangere i nostri defunti perché sentiamo che c’è uno strappo, ci viene a mancare il contatto con il loro corpo fisico;
i nostri morti poi sono soprattutto da ricordare con riconoscenza perché noi siamo il frutto di quello che nell’incontro dei nostri cari ci è stato dato;
i nostri morti sono da tenere vivi dentro di noi come dei compagni interiori;
dei nostri morti dobbiamo raccontare perché hanno un'eredità che va lasciata ai figli, ai nipoti e alle generazioni che vengono dopo;.
i nostri morti sono da onorare perché vogliamo rendere omaggio alle loro spoglie mortali nella speranza che anche i loro corpi potranno vedere il Redentore.
Le visite ai cimiteri sono quindi il nostro modo di onorare i resti mortali dei nostri cari
I nostri morti poi chiedono le nostre preghiere di suffragio perché ogni preghiera offerta a loro può contribuire alla loro purificazione per essere sempre più ammessi a godere la luce di Dio

I nostri morti soprattutto ci aiutano a riflettere sulla nostra morte e sulla nostra speranza. San Paolo dice che la speranza non delude, ma noi incontriamo tante volte incognite, enigmi che non trovano soluzione e che sembrano appunto speranze deluse

La morte, nella sua crudezza, abolisce tutte le speranze e sembra che in qualche maniera renda assurda la nostra vita umana qui sulla terra.
Al cristiano è consentito di soffrire, di disperarsi ma non di perdere la speranza.
Allora qua sta il nostro approccio di fronte ai grandi perché della vita: perché il male, perché la pandemia, il terrorismo, la morte...
Se noi cerchiamo solo delle risposte matematiche, non sapremo mai trovare delle risposte certe.
 
Anche Giobbe arriva a maledire il giorno in cui è nato, arriva a sentire una pesantezza della vita per cui ne vorrebbe essere liberato ...
Però Giobbe non arriva a negare Dio perché lui vive
la sua protesta di fronte a Dio come preghiera,
lui chiede conto a Dio dei suoi perché.
È proprio lì di fronte al mistero di Dio che è più grande di Giobbe, che la nostra intelligenza si apre a ricevere un po’ della luce di Dio che viene da fuori di noi e
ci è tanto necessaria per poter continuare a sperare:
Giobbe si consegna a Dio, ed è salvo.
Non perché gli sono scontate le sofferenze ma perché si consegna al Signore, si fida di Lui, incontra il Signore.
L’uomo è salvo quando incontra il Signore.
Giobbe è certo: “Io so che il mio redentore è vivo e io vedrò Dio”
 
La speranza che non delude è la promessa stessa di Dio. Dio non ci ha risolto l’enigma del male, non risolve i problemi ma ci manda una presenza, suo figlio Gesùche ci fa una promessa : io non vi lascerò soli, sarò sempre con voi.
Dio non elimina la sofferenza ma è capace di compassione per amore .
 

San Paolo ci ha detto che, quando Gesù morì per noi, è stato dimostrato l’amore di Dio per noi.

Gesù è venuto a deporre l'Amore di Dio nei punti di massima lontananza da Dio in cui noi ci eravamo perduti, in cui eravamo precipitati: l’abisso delle nostre sofferenze, dei nostri drammi , delle nostre morti.
Lì ormai c è l’Amore di Dio e la morte diventa un luogo di incontro con Dio, la sorella morte di cui parla San Francesco
 

Questa sera vogliamo professare la nostra speranza.

Certo non è cambiata la necessità della morte. Anche noi entreremo nella tomba, ma sappiamo che ci è data la possibilità di uscire da quella tomba. Perché come abbiamo sentito dal Vangelo, noi siamo stati consegnati dal Padre a Gesù e chi vede il Figlio e crede in Lui, vedrà il Padre e avrà la vita eterna ..

Noi risorgeremo e avremo la vita eterna.
Lo diciamo sempre nel Credo

Gesù è la primizia, é risuscitato e quindi tutti noi condivideremo la resurrezione di Gesù e avremo una vita eterna con anima e corpo.....

Vita eterna ... se ne parla poco. Sembra non serio ai nostri giorni sperare in un’altra vita.
Ma il desiderio più profondo del cuore è proprio il desiderio della vita eterna.
Chi ama questa vita nutre questa aspirazione infinita alla vita in pienezza.
 
Un poeta diceva ”amo tanto la vita che perderla mi sembra il peggiore dei mali”
Non ama veramente la vita chi se la gode ogni giorno senza curarsi di sapere se dovrà perderla del tutto oppure no.
É importante darci da fare per una vita che non vogliamo perdere e quindi accumulare tesori per la vita eterna.
 
Eternità è non soltanto una speranza ma è una presenza. Noi abbiamo una caparra della eredità eterna, abbiamo lo Spirito Santo versato nei nostri cuori.
E questo è già Paradiso, è già pregustare la vita di Dio, la vita della Santa Trinità.
 
Ogni volta che celebriamo l’Eucarestia ascoltiamo parole di vita eterna e mangiamo un pane di vita eterna.
Vuol dire che l’eternità è già qui e Cristo è la nostra Resurrezione, è la nostra Terra Promessa
 

Allora mentre onoriamo i nostri morti contempliamo la vita eterna.