Leggi il brano riportato qui sotto, aspetta qualche minuto ...  e poi guarda il video in appendice - del nostro vescovo Marco

*Sulle relazioni*                                                
“ _Quando il creatore ebbe fatto l'uomo, gli mise sulle spalle due bisacce, una piena dei difetti degli altri e l'altra piena dei propri difetti; quella con i propri difetti penzolava sulla schiena mentre l'altra sul davanti. Ecco perché l’uomo vede subito i difetti altrui e non i propri (Esopo)._
Non possiamo vivere senza relazioni e nello stesso tempo ci accorgiamo delle difficoltà che possono portare nella vita familiare e negli incontri con le persone, più in generale. Ce ne stiamo accorgendo particolarmente durante questo tempo di lock down, in cui la relazione è davvero messa alla prova.

La relazione non è mai uguale a se stessa, cresce o diminuisce in base al cambiamento delle persone, delle situazioni di vita, coinvolgendoci e responsabilizzandoci, nel bene o nel male. Il problema può diventare particolarmente serio nella vita di coppia, se ad esempio un coniuge sfodera atteggiamenti e comportamenti irritanti, indisponenti, tali da condizionare lo stare insieme, a volte senza la possibilità di risoluzione.

Bisogna essere chiari: il problema non si risolve pensando che il coniuge o un'altra persona in conflitto possa cambiare. Non riusciamo a cambiare gli altri (ci riesce solo Gesù); è una pretesa, che genera rabbia e frustrazione. Ma una cosa è possibile e raccomandabile, anche se tutt'altro che facile: tentare di cambiare noi stessi, dando così indirettamente la possibilità all'altro a sua volta di cambiare. Recriminare su ciò che l'altro ha fatto o non ha fatto, serve solo come difesa, ovviamente con il rischio di ricevere risposte con la stessa moneta.

Di fronte dunque ad un problema relazionale, piuttosto che recriminare sulle cose che l'altro avrebbe dovuto o potuto fare, è meglio invece chiedersi: ma io cosa posso fare? E più utile sforzarsi di trovare soluzioni in prima persona, piuttosto che insistere sul cambiamento dell'altro. Lo dice anche il vangelo: “ _Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello” (Luca 6,41-42)._  Attenzione: la trave non sempre si trova nell'occhio dell'altro, ma potrebbe essere nel nostro. 

Anche per Gesù la correzione non dovrebbe essere mai una denuncia delle debolezze dell'altro o la sottolineatura di una verità che lo umilia; non può mai sembrare un giudizio, né l’anticamera di una condanna già pronunciata. E’ più risolutivo esprimere il proprio dispiacere, il proprio dolore per una situazione spiacevole. Purtroppo il tentativo della correzione, spesso, anziché causare conversione, perdono, riconciliazione, porta a divisione e contrasto, finendo per separare piuttosto che unire. Partire da sé nella mitezza e nell'umiltà, anche se si pensa di essere nel giusto, è  molto più efficace per dare nuovo equilibrio alla relazione. Ciò che può aprire il cuore dell'altro non è l’accusa delle sue malefatte o incongruenze, ma la sincerità dello stato d'animo di chi capisce la difficoltà e riesce semplicemente a far presente e comunicare tutto il suo dispiacere e amarezza. Questo è sufficiente e può dare un buon frutto.

Don Riccardo 

_(La riflessione è liberamente tratta e rielaborata dal libro “Vivere felici e contenti” di Roberto Marchesini)._