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Siamo ancora capaci di meraviglia? Oggi sembra prevalere il sentimento del disincanto, incapaci come siamo di meravigliarci di fronte alla vita, alle persone e all’universo. Diamo tutto per scontato. Sappiamo invece che ogni cosa creata invia a un significato più alto. L'uomo di oggi sostituisce lo stupore con la visione tecnica della realtà. È soprattutto lo sguardo scientifico ad aver prodotto il disincanto, guardare cioè le cose non più come portatrici di un significato ulteriore, ma solo in sé stesse, come materiale a vantaggio dei bisogni e degli scopi che una persona si prefigge. Meravigliarsi, invece è uno stato di incanto, “di saper leggere la fiaba che c'è dentro ogni cosa, di amare la vita da dentro e da fuori, reggendone il peso e la leggerezza, di guardare la vastità del mondo e la sua pienezza, di sentirne l’ispirazione fino in fondo, di godere della sua profonda bellezza” (Pablo Neruda). Questa è l'arte della meraviglia! 

La capacità di meravigliarsi tiene vivo il cuore, infonde la forza per non cadere nella monotonia del tempo. Ci sono momenti nella vita quotidiana in cui ci fermiamo a sorridere per qualcosa che ci regala un attimo di gioia o di sorpresa? Essere baciati da un sole splendente quando era prevista pioggia, accorgersi che è domenica quando si pensa agli impegni del lunedì, trovare stranamente parcheggio sotto casa, ammirare un tramonto, notare i progressi di un figlio a scuola, guardare un campo fiorito, una frase interessante di un libro, anche del Vangelo, ricevere un regalo inatteso, ascoltare parole stentate di un bambino… (potete aggiungere vostre esperienze di meraviglia).      

Lo stupore, ai nostri giorni, fatica a trovare spazio anche nella vita cristiana, perché all'uomo moderno, imbrigliato nell'atmosfera sterilizzata della scienza, non resta spazio per l'interiorità, il discernimento, per una coscienza viva e non sclerotizzata. La vita dei credenti, in ogni tempo e quindi anche nel nostro, non può ignorare che Dio opera con la sua parola viva ed efficace, con le azioni sacramentali, con i segni di una presenza creativa e innovativa nella storia.      
In questo tempo in cui ci avviciniamo al Natale, proviamo a capire quanto sia importante aderire alla meraviglia. Potremmo ad esempio sederci accanto al presepe: un bambino, una madre e un padre che riflettono tutta l’umanità; un’esperienza umana, remota e intensa, che spalanca la porta alla profondità dell'amore di Dio. Cerchiamo l'incanto del Natale: un bambino in una culla che ci risveglia alla novità, che dipana il groviglio dei fili della vita, che ridona luce ai colori della fede.                                                
                                           
Nel presepe classico della tradizione italiana c'è un personaggio che non può assolutamente mancare, è lo *stupìto* . È un pastorello che tiene la mano a visiera sugli occhi: viene generalmente posizionato su una collinetta di muschio e guarda incantato, a debita distanza, la scena stupefacente della natività. A Natale incontriamo un Dio che chiede di stupirci, come tutti i personaggi coinvolti! Il messaggio che l'angelo rivolge ai pastori sommersi dalla luce che piove dal cielo e intimoriti da quello spettacolo grandioso…, è rassicurante: “non temete: ecco vi annuncio una grande gioia”. Chiediamo la grazia dello stupore, davanti a questo mistero, a questa realtà così bella, così diversa, così vicina ai nostri cuori. Il Signore ci dia la grazia dello stupore, per incontrarlo, per avvicinarci a Lui e per avvicinarci anche tra di noi. Non lasciamoci sfuggire i momenti in cui la vita ci regala segni di meraviglia e di stupore!                                  

_Questo messaggio è il mio augurio di buon Avvento (la venuta di Gesù) e di Bel Natale a ciascuno di voi. Non riesco a raggiungervi personalmente a voce, ma con l’invio a ciascuno di voi, uno per uno, di questo messaggio, è occasione per me di ricordarvi e di benedire il vostro impegnativo cammino di vita, ringraziandovi per la fiducia e la preghiera.

                                                                      Don Riccardo_