GESU’, VENENDO NEL MOMDO CERCA CASA, CERCA UN’ACCOGLIENZA.        

Ai suoi primi apostoli che gli chiedono di far vedere loro la sua casa, Gesù risponde: “le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. Gesù non voleva una casa di proprietà, ma di accoglienza. DOVE, DUNQUE GESU’ VUOLE ABITARE?

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La prima casa che Gesù desidera è il nostro cuore. Come si può esprime l’accoglienza di Gesù nel cuore? Facendogli spazio, dandogli del tempo, riconoscendo la sua amicizia e la sua Parola, la fiducia.

La seconda casa è la nostra abitazione di vita. Come si esprime questa accoglienza di Gesù? Con la preghiera, i segni della fede, il luogo del silenzio e del ritiro, dell’ascolto… Ma soprattutto con l’attendibilità. La certezza che se uno chiama, è sicuro che qualcuno arriva. La casa è il luogo in cui le relazioni spesso consistono nella chiamata e risposta. Facciamo un esempio: quando un bambino piange, arriva la mamma a provvedere… e il bambino si quieta. Questa ripetuta esperienza di chiamata e risposta crea nel bambino la sensazione di attendibilità, cioè sa di poter attendere perché c’è qualcuno di attendibile, di cui fidarsi, che dà certezza di esserci nel momento del bisogno. Oggi attendere è molto difficile, abbiamo sempre fretta. L’attendibilità è da costruire gradualmente. Accetto la fatica di aspettare, ma so per certo che prima o poi uno arriva, che esiste qualcuno di attendibile. Se noi non avessimo fatto in casa, da piccoli, questa esperienza, da grandi non ci attenderemmo niente da nessuno. Non riusciremmo ad aspettare una persona o semplicemente un treno, non crederemmo nell’arrivo della persona che abbiamo invitato, non avremmo aspettato ad un appuntamento, e purtroppo non ci attenderemmo niente neppure anche da Dio e l’esperienza dell’attendibilità si perderebbe.

La terza casa che Gesù vorrebbe abitare è la Chiesa, dove siamo noi riuniti oggi; dove viviamo la sua presenza nell’ascolto della sua Parola, nel nutrimento dell’Eucaristia…. Nell’esperienza di comunità che si incontra e prega insieme.

L’ultima casa in cui Gesù chiede di abitare è il mondo, la terra. Che cosa esprime la sua presenza nel mondo? È una parola di moda, forse abusata, ma importante: ‘ecologia’. È composta da ‘oicos’ che vuol ‘casa, ambiente, e ‘logia da logos’ che vuol dire discorso, parola, conoscenza, scienza, studio…come dice Giovanni nel suo prologo: in principio era il verbo (il logos) Allora ecologia cos'è? Ecologia è l’insieme di tutte le conoscenze che ci permettono di custodire la nostra casa comune che è la terra. Prima non lo sapevano, adesso sappiamo che il petrolio se lo butti in un campo inquina. Prima non sapevamo, non lo immaginavo così che lo scarico delle macchine o degli aerei non è innocente, poi l’abbiamo scoperto, l’abbiamo conosciuto e questo logos ci permette di custodire casa nostra.                                                                                         

 La parola greca logos inoltre, vuol anche dire ‘legame’, cioè quello che tiene insieme e dunque tradursi in ‘tutti i legami che ci permettono di custodire la nostra casa ’, far sì che una casa sia una casa, quindi il legame prima di tutto tra marito e moglie, i legami dei genitori coi figli, il legame tra le generazioni di una famiglia, il legame con il resto della società, il legame con il mondo.

Omelia della notte di Natale     Don Riccardo