MARTIRE PER LA FEDE
26 Ottobre 2014
Luigi, Rita e Tiziana ricordano don Maurizio Maraglio, ricordano un amico, che è entrato nella loro vita, dando loro un'importante ed estrema testimonianza di fede.
"Quando ventotto anni fa, improvvisamente, all'alba, è rrivata la sconvolgente notizia della sua morte, la mente è corsa, in unistante, ai bei momenti condivisi con lui e con tutti gli amici in tanti anni e soprattutto pochi mesi prima, quando era tornato dal Brasile e avevamo fatto festa, una grande festa.
Nello stesso istante quei ricordi si sono schiantati e frantumati difronte ad una realtà dolorosissima, assurda, inquietante e problematica.
Lo stupore di quei momenti tristici ha lasciato attoniti per molto tempo e ancora oggi ci prende quando ripensiamo alle persone e alle esperienze che più hanno avuto importanza nella nostra vita. Infatti ripensare alla morte di Maurizio significa anche ripensare a noi stessi, alla nostra fede, al senso che abbiamo voluto e saputo darle.
Non è facile misurarsi con un “pezzo da novanta” come Maurizio, con la sua grande fede, con la sua caparbietà e perseveranza, con la sua costante ricerca del Vangelo nella realtà dei poveri di quello che allora si chiamava "terzo mondo", ma anche nella nostra vita quotidiana di giovani dell' "occidente", che nelle sue lettere richiamava spesso alla responsabilità di essere cristiani in un mondo troppo ricco.
Della testimonianza che Maurizio ci ha dato, quello che più ci colpiva e che ancora sopravvive in noi come dimensione di fede ė che il Vangelo non è impossibile. È scelta di vita possibile ad ogni età,
entusiasmante ed impegnativa ad ogni latitudine e longitudine, veramente liberatrice da ogni male, in qualsiasi condizione; è scelta di vita meravigliosamente seria e stupendamente "allegrante", per usare
una parola ricorrente nelle lettere di don Claudio Bergamaschi; è scelta di vita da condividere, con le persone più care, con gli amici, con la comunità, con tutti gli altri ... Non si può stare soli davanti al
Vangelo, occorrono la fraternità e la sororità di tanti uomini e di tante donne per viverlo. Forse è per questo che Maurizio si è prodigato molto perché restassimo amici, perché condividessimo i momenti di preghiera, le occasioni normali e quelle speciali della vita di ciascuno.
Infatti il Vangelo non è scelta di vita a cui pensare come ad una bella fantasia,può diventare storia personale e storia di tutti. In quegli anni si diceva che il Vangelo entra nella storia e che non è un fervorino dell’animo o un angolino tranquillo (fuori dalla storia) in cui si può star bene. Il Vangelo si incarna e non può che essere prorompente novità di vita.
Il Vangelo è scelta di vita anche quando qualcuno non ci vuole bene o trama contro di noi e ci ostacola, ci odia ... ci uccide. Così è stato per Maurizio, che ci ha dato anche questo insegnamento estremo.
Abbiamo conosciuto il martirio di un amico, che è diventato una prova di fede anche per noi e che si è rivelato una grazia.
Più avanziamo nell'età e più proviamo a comporre il senso e il non senso della vita, più quell’insegnamento, l’amicizia con Maurizio, la sua morte assumono veramente i contorni di una grazia del Signore. Una dolorosa grazia benedicente, che sostiene ed orienta la nostra fede.
Non possiamo non stupirci ancora.
Ma sappiamo bene che non possiamo fermarci allo stupore, perché Maurizio non era uomo da incantesimi. Era concreto, attivo, attento alla realtà. Per questo il suo ricordo ci richiama anche alla necessità di guardare al mondo con occhi aperti e disincantati per cogliervi la presenza del bisogno di Dio e per rispondere ad esso. Di fronte all’umanità che cerca Dio, la sua verità, la sua misericordia, la sua giustizia,la sua azione liberatrice, non possiamo restare fermi, inattivi. Diventa urgente far conoscere la sua Parola, mostrarla viva e importante, praticabile.
Non è sempre facile, spesso non è accomodante, ma non è impossibile. Il Vangelo non è impossibile.
E’ una lezione da ricordare anche oggi, nella nostra realtà di crisi non solo economica, ma anche spirituale, che vede troppo spesso prevalere l’indifferenza, l’interesse personale e lo spirito di esclusione.