Sulla cura
Mi sono sempre state utili le parole ‘intelligenti’ delle canzoni. C’è ad esempio un testo di Battiato nella canzone “la cura” che parla dei gesti di amore e delle attenzioni che ogni giorno le relazioni richiedono: “ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore “supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare”. Avere cura è un’attenzione pregevole a fronte delle situazioni di fragilità e angoscia dei messaggi precedenti.
La cura è la volontà di saper provvedere a noi stessi, agli altri e … anche a Dio: infatti il comandamento più importante dice: “amerai il tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta tua anima, con tutta la tua mente, con tutta la tua volontà”, Mc 12,29. La “cura” di Battiato non è espressamente una canzone d’amore, ma di più, è la canzone dell’amore assoluto, delle persone che riconoscendone il valore, cercano di viverlo, disposte a dare tutto, senza mai chiedere nulla in cambio, un amore universale, che non necessariamente è riferito ad una relazione sentimentale. L’amore puro è prendersi cura delle persone che si amano.
C’è un testo biblico altrettanto probante del profeta Osea: “Quando Israele era fanciullo io l’ho amato, a Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli di amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Il mio cuore si commuove dentro di me e il mio intimo freme di compassione” (Osea 11,3-9)
Ignorare il valore della cura è perdere una possibilità vitale importante. Si concretizza nel dialogo tra l’anima (la parte spirituale dell’essere umano) e l’essere umano stesso (la sua condizione terrena). La cura è un dialogo a senso unico, poiché è l’anima che prende l’iniziativa di rivolgersi al corpo, presumendo che ascolti e comprenda il suo messaggio d’amore, di cura appunto: «ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai…».
Tutte le persone hanno bisogno di “cura”, in quanto tutti possiamo incorrere in paure, ipocondrie, ingiustizie, fallimenti...: è lo Spirito che elevandosi al di sopra della materialità dell’io, trascende tutte le sue caratteristiche mortali. L’anima, per citare ancora la canzone, «conosce le leggi del mondo» per condurre all’immortalità il corpo materiale. La cura, allora, diventa guarigione, in vista dell’immortalità, come un dono da dover acquisire attraverso una formazione per realizzare un serio cammino di vita. Spesso ci si accorge dell’importanza della cura nell’età avanzata. Il prendere cura di sé stessi e degli altri, il coltivare la propria anima e lo spirito, è sempre utile, perché porta ad una dislogo tra anima e corpo che mette da parte egocentrismo l’autoreferenzialità, facendo invece esaltare la dimensione spirituale.
La cura è anche rispetto delle persone, disponibilità a salvaguardare le esigenze del prossimo che incontriamo, come insegna la parabola del buon samaritano, quando soccorre, sorregge e porta al pronto soccorso il povero viandante assalito e derubato dai ladroni (Luca 10,25-37).
La cura comporta infine anche un aspetto affettivo, nel renderci consapevoli di avere bisogno di abbracci, di carezze, di parole buone e gentili, di sguardi benevoli, di sentimenti sinceri, di approvazione, di ascolto... I filosofi greci utilizzavano tre parole diverse per descrivere la cura: merimna, cura come preoccupazione di conservare la vita; therapeia, come cura delle ferite, sia del corpo che dell’anima; epimeleia, cura come responsabilità dell’esistenza per farla fiorire. Di quale di queste cure abbiamo oggi maggiormente bisogno?
“Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te”. Posso osare nel dire che questa è anche volontà divina?
Non mi meraviglierei se cercaste di ascoltare questa canzone.
Mi sono sempre state utili le parole ‘intelligenti’ delle canzoni. C’è ad esempio un testo di Battiato nella canzone “la cura” che parla dei gesti di amore e delle attenzioni che ogni giorno le relazioni richiedono: “ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore “supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare”. Avere cura è un’attenzione pregevole a fronte delle situazioni di fragilità e angoscia dei messaggi precedenti.
La cura è la volontà di saper provvedere a noi stessi, agli altri e … anche a Dio: infatti il comandamento più importante dice: “amerai il tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta tua anima, con tutta la tua mente, con tutta la tua volontà”, Mc 12,29. La “cura” di Battiato non è espressamente una canzone d’amore, ma di più, è la canzone dell’amore assoluto, delle persone che riconoscendone il valore, cercano di viverlo, disposte a dare tutto, senza mai chiedere nulla in cambio, un amore universale, che non necessariamente è riferito ad una relazione sentimentale. L’amore puro è prendersi cura delle persone che si amano.
C’è un testo biblico altrettanto probante del profeta Osea: “Quando Israele era fanciullo io l’ho amato, a Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli di amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Il mio cuore si commuove dentro di me e il mio intimo freme di compassione” (Osea 11,3-9)
Ignorare il valore della cura è perdere una possibilità vitale importante. Si concretizza nel dialogo tra l’anima (la parte spirituale dell’essere umano) e l’essere umano stesso (la sua condizione terrena). La cura è un dialogo a senso unico, poiché è l’anima che prende l’iniziativa di rivolgersi al corpo, presumendo che ascolti e comprenda il suo messaggio d’amore, di cura appunto: «ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai…».
Tutte le persone hanno bisogno di “cura”, in quanto tutti possiamo incorrere in paure, ipocondrie, ingiustizie, fallimenti...: è lo Spirito che elevandosi al di sopra della materialità dell’io, trascende tutte le sue caratteristiche mortali. L’anima, per citare ancora la canzone, «conosce le leggi del mondo» per condurre all’immortalità il corpo materiale. La cura, allora, diventa guarigione, in vista dell’immortalità, come un dono da dover acquisire attraverso una formazione per realizzare un serio cammino di vita. Spesso ci si accorge dell’importanza della cura nell’età avanzata. Il prendere cura di sé stessi e degli altri, il coltivare la propria anima e lo spirito, è sempre utile, perché porta ad una dislogo tra anima e corpo che mette da parte egocentrismo l’autoreferenzialità, facendo invece esaltare la dimensione spirituale.
La cura è anche rispetto delle persone, disponibilità a salvaguardare le esigenze del prossimo che incontriamo, come insegna la parabola del buon samaritano, quando soccorre, sorregge e porta al pronto soccorso il povero viandante assalito e derubato dai ladroni (Luca 10,25-37).
La cura comporta infine anche un aspetto affettivo, nel renderci consapevoli di avere bisogno di abbracci, di carezze, di parole buone e gentili, di sguardi benevoli, di sentimenti sinceri, di approvazione, di ascolto... I filosofi greci utilizzavano tre parole diverse per descrivere la cura: merimna, cura come preoccupazione di conservare la vita; therapeia, come cura delle ferite, sia del corpo che dell’anima; epimeleia, cura come responsabilità dell’esistenza per farla fiorire. Di quale di queste cure abbiamo oggi maggiormente bisogno?
“Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te”. Posso osare nel dire che questa è anche volontà divina?
Non mi meraviglierei se cercaste di ascoltare questa canzone.