La celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo emerito Mons. Roberto Busti nella cattedrale di Mantova, ha concluso il convegno su Mons. Giovanni Corti nel 150° anniversario della sua morte, rinnovando il Grazie al Signore "per il dono alla nostra diocesi di un grande Vescovo esempio di virtù evangeliche e testimonianza di carità vissuta anche a costo di andare incontro a pesanti sconfitte umana" (omelia del vescovo Busti).
L' Interessante convegno, che si è tenuto nella sala ovale dell'Accademia Virgiliana, non solo ha analizzato in profondità il periodo storico in cui ha operato Mons Giovanni Corti, vesvovo di Mantova dal 1847 al 1868, periodo difficile, devastato da battaglie ricorrenti, con la diocesi divisa in due, la zona sotto il dominio autriaco e quella sotto i Savoia, i sentimenti politici contrastanti, la tragedia dei martiri di Belfiore ..., ma ha fatto emergere i tratti salienti della personalità e del pensiero del Vescovo Corti come ha bene sintetizzato don Massimiliano Cenzato al termine del Convegno:
" A questo punto del nostro intervento si possono finalmente tracciare alcuni tratti della personalità e del pensiero del vescovo Corti.
In primo luogo, sta una grande umanità che si esplicita nell'attenzione e nella sensibilità verso i soggetti più deboli del suo clero, debilitati da situazioni specifiche di svantaggio, malattia o indigenza.
In secondo luogo, la sua prudenza nel gestire situazioni complesse tramite l'utilizzo appropriato dei canali comunicativi tipici della comunità ecclesiale, per i quali persone fidate (tipicamente due) indagano con discrezione il problema che poi riferiscono, lasciando il tempo di maturare soluzioni adeguate.
In terzo luogo, la convinzione che col potere civile occorre dialogo e collaborazione, ma parimenti, finché le condizioni lo consentono, è bene che sia la Chiesa a risolvere nel più breve ed efficace tempo possibile i problemi proprio per garantire maggiore indipendenza all'autorità episcopale.
In quarto luogo, il senso del suo magistero da un lato ferreo quando ci sono da prendere decisioni difficili per arginare situazioni compromesse, dall'altro collegiale nelle scelte che guardano al futuro della Chiesa nel mondo.
In quinto luogo, la pazienza di saper attendere il momento giusto per prendere una decisione, raddrizzare un torto, affermare un principio inderogabile.
Da ultimo, una spiccata e creativa intelligenza per risolvere i problemi valorizzando l'essenziale, dimenandosi sempre tra autorità più potenti facendo spesso buon viso a cattivo gioco.
Tutto questo per il servizio alla Chiesa per cui possiamo concludere e sintetizzare in questo modo:
«Io non volli, né voglio e colla grazia del Signore non vorrò mai altro che quel che giudico prudentemente essere il vero bene dei miei diocesani