fiore fra i sassi
 
Siamo circa a metà ‘quarantena’ quaresimale. Il rischio che possiamo correre è di vivere questo periodo come un tempo ‘nostro’, del nostro impegno, della nostra generosità, dei nostri propositi, mentre non dobbiamo dimenticare che è innanzitutto il ‘tempo di Dio’. Alla fine della quaresima non dovremmo dire a noi stessi con compiacenza: sono stato bravo/a perché ho fatto qualche opera buona, elemosine, sacrifici, rinunce ..., ma dovremmo invece chiederci: ho incontrato Dio nella preghiera, ho incontrato Dio che mi veniva incontro nel povero, ho scoperto nelle rinunce che soltanto Dio è tutto?
La quaresima dovrebbe essere il tempo per far spazio ad una presenza speciale di Dio nella nostra vita, un tempo dunque di prova e verifica della nostra fede in Dio, della capacità di vederne il piano salvifico presente e operante in questo tempo. Facciamo l'esempio su come potremmo vivere la pratica del digiuno nell'intento di lasciare spazio a Dio in questa quaresima.       
Il vero digiuno non è quello dei cibi, ma quello dei vizi, dei difetti, delle brutte abitudini.
Dovremmo impegnarci nel digiuno dal giudicare, dal criticare, dal disprezzare gli altri, nel digiuno dalle parole cattive, dagli sguardi maliziosi, dai pensieri malevoli.
Dovremmo impegnarci a digiunare da ogni atteggiamento che guarda l'altro con cattiveria, mettendo in evidenza il male dell'altro accompagnato da uno sguardo malevolo.
Il digiuno è impegnarci perché la nostra vita sia il più possibile esemplare: correggere gli altri con misericordia e comprensione, più che con parole acide e cattive; evitare i lamenti inconcludenti, le proteste, le lamentele, evitare di sottolineare le cose che non ci sono o che non vanno, le parole sterili che accentuano l’elemento negativo e non portano da nessuna parte.
Proviamo a riempire di stima il nostro cuore per la meraviglia della vita, impariamo a conoscere il bene che c'è nell'altro, a riconoscere i pregi e perdonare i difetti delle persone, prendiamo le distanze dalla critica cattiva e al contrario rivestiamoci di affetto e di stima.
Diamoci equilibrio e sobrietà. 
Trasfiguriamo la nostra vita, come Gesù chiede ai discepoli, per saper dare un buon esempio, tale da provocare anche il cambiamento nella vita degli altri. Mettiamoci in vero e sincero ascolto obbediente alla volontà di Dio. Non lasciamoci travolgere dal pessimismo negativo di questo tempo pandemico.
Accettiamo di stare un pò in solitudine, di rinnovare le regole del buon vivere.
Cresciamo nella fiducia per compiere un piccolo salto di qualità nella maturità e nella conoscenza della verità di questa nostra vita così complessa. Questa è la dinamica del vero digiuno.
Sono perfettamente cosciente della difficoltà che comporta questa riflessione. Come dunque poter tener vivo il difficile impegno del digiuno?
“Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Ciò che la pioggia è per la terra, la misericordia è per il digiuno. Il digiunatore non coglie frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia” (San Pietro Crisologo).
        don Riccardo
 
Per chi volesse dedicare ancora un po' di tempo alla preghiera può meditare il seguente insegnamento del Vescovo Marco:                 
"i figli desideri o dono?".   https://youtu.be/aMeq_8_Rlj4