Video dell' omelia del Vescovo Marco durante la celebrazione per la Cresima di un gruppetto di ragazzi nel giorno della festa di Ognissanti.

Purtroppo l'audio non è buonissimo, specialmente nei primi 40 secondi, ma poi si ascolta abbastanza bene

OMELIA DEL VESCOVO MARCO IN OCCASIONE DELLA CRESIMA CELEBRATA IN OGNISSANTI IL 1 NOVEMBRE 2021

AI RAGAZZI

Dio oggi viene nella vita di ciascuno di voi ragazzi attraverso il corpo. Dio non è una via da pensare, Dio è una persona da incontrare. Voi ragazzi avete già avuto degli incontri con il Signore, il più grande è la comunione con il suo corpo che passa attraverso la vostra bocca. Quando ero bambino che mi preparavo alla Comunione, la mia catechista diceva: ‘quando noi riceviamo il corpo di Gesù è come se nella bocca piccola entra il mare, in Marco, piccolo, entra il mare dell’amore di Dio’. Oggi, ragazzi, ricevete il dono dello Spirito attraverso il corpo, non la bocca, ma stavolta la fronte. Fronte perché? Forse perché quando uno prova un po’ di vergogna, si trova un po’ imbarazzato o impacciato… è facile che abbassi la testa. Ed è facile che la nostra vita a un certo punto piegati anche da umiliazioni, difficoltà iniziamo a camminare con la testa bassa. Allora il Signore ci dice: ‘no, sta su con la testa, cammina a fronte alta’. Abbiamo sentito nell’Apocalisse che abbiamo proclamato, che il Signore mette il sigillo sulla fronte dei suoi amici. Il sigillo è la firma. Oggi siete tutti ben vestiti, firmati, griffati. Noi diciamo che quando una cosa vale, c’è la firma dell’autore. Noi abbiamo nientemeno che come autore Dio e il suo sigillo, io dirò ricevi il sigillo dello Spirito Santo. E’ proprio questo marchio. Nell’antichità quando i soldati andavano nell’esercito venivano marchiati, con un marchio che addirittura rimaneva indelebile sulla loro carne, sul quale c’erano le iniziali del nome dell’Imperatore, come per dire tu con questo marchio appartiene all’esercito di Cesare. Così anche con i capi del bestiame, gli animali venivano marchiati per dire chi è il proprietario di questa pecora, di questo vitello… Il Signore non è un padrone, alla maniera di uno possiede le cose, per Lui, noi non siamo cose, siamo figli, però il sigillo è per dire che io appartengo al Signore. Perché con tanta genialità il Signore ha messo su ciascuno di noi la sua firma. Dunque, ragazzi, mai nella vita a occhi bassi, mai sentire che io valgo poco; no, tu sei una risorsa, tu sei una potenzialità. E addirittura l’Apocalisse dice che nel Paradiso, noi tutti con il marchio del Signore sulla fronte, una moltitudine immensa, saremo attorno al trono di Dio, vestiti in bianche vesti, che sono il segno della gloria, di un corpo che non ha più i segni della corruzione, della mortalità e con una palma in mano che il simbolo della vittoria sulla morte e sul male, saremo a cantare tutti insieme davanti al nostro Dio, tutti insieme potremo dire: ‘la nostra salvezza appartiene a te o Signore’.              

Oggi voi ragazzi, dite ‘eccomi’ io voglio appartenere a te Signore. Sulla fronte io metterò il crisma, ma voi sapete da che cosa è fatto il Crisma? Il Crisma è un olio perchè quando i soldati andavano in guerra, li cospargevano di olio, così, quando arrivava il nemico, che voleva prenderli…, ma questi erano un po’ più elastici e più agili, ma soprattutto essendo unti e perciò dalla presa del nemico riuscivano a svignarsela e non si lasciavano prendere. Voi avete nemici? No?! Ma guardia un po’ in giro… Di solito quando diciamo ‘ma tu hai nemici?’, guardiamo un po’ in giro e diciamo di non averne. Ma quando noi cerchiamo i nostri nemici dobbiamo fare così: dobbiamo abbassare il capo per guardare dentro di noi, perché i peggiori nemici possiamo trovarli dentro di noi, anche alla vostra età. Ve ne ricordo tre, anche se possono essere di più.                                                                           

Il primo nemico è il disprezzo di sé, già accennato prima…: non mi piaccio, non vado bene, la mia non mi soddisfa, il disprezzo di sé è qualcosa che c’è a tutte le età e salta sempre fuori.                      Il secondo nemico è l’isolamento, come temo che gli altri mi guardino male e poi mi giudicano, mi svalutano… e così mi isolo; e ingigantiamo le paure che sono tantissime e poi le fabbrichiamo, la paura di non farcela, la paura di essere da meno degli altri, di essere imbranati …                                                                     

Il terzo nemico è l’invidia, la competizione: io non mi piaccio e ho paura che l’altro sia meglio di me. Allora cominciamo quel giochetto brutto che spegne tanta vita dentro di noi, che è quello di invidiare gli altri o qualcuno vicino a me. Questi nemici vanno combattuti, perché loro sicuramente assaliranno la vostra vita e dunque bisogna fermarli.

Abbiamo detto dell’olio, ma nel Crisma non c’è soltanto olio. Crisma, Cristo, Cresima… termini che si assomigliano che vogliono dire unzione, ma non si cresima soltanto con l’olio ma anche con il profumo. Il profumo perché? Perché ne basta qualche gocciolina, versata all’istante, che subito si diffonde. Questo significa che ciascuno di noi ha qualche cosa che lo rende profumato. Che cos’è? La propria originalità! Anche il profumo che mettiamo corpo è quello che piace di più. Il profumo è fatto perchè la persona lo sceglie. Anche spiritualmente il profumo è il tuo dono originale. Un ragazzo, che è beato, è morto giovanissimo si chiama Carlo Acutis, era un mago dei computer e dell’informatica. Lui aveva una frase che ripeteva spesso e che diceva così: ‘tutti nascono originali, molti muoiono fotocopie’. Il nostro profumo è la nostra originalità; c’è qualcosa di te, che nella vita del mondo, del cosmo puoi realizzare soltanto tu. E’ proprio quella nota particolare che puoi essere soltanto tu. Questa è la santità: non tradire la nostra originalità. Non scadiamo nell’imitazione di qualche modello che la cultura a volte ci passa, perché pensiamo che quella piò essere la mia grandezza. La tua grandezza è riuscire a dare carne, espressione e vita a quel dono unico che c’è dentro di te, che si chiama vocazione.

AI PADRINI E MADRINE

Dietro ai ragazzi ci sono padrini, madrine perché lo Spirito di Dio non viene soltanto attraverso la preghiera e la mano del Vescovo che pone sulla fronte il sigillo, ma quando sarete qui davanti al Vescovo sarete con il vostro padrino o madrina con la mano sulla spalla. Quello che voglio dirvi è questo: lo spirito del Signore viene anche attraverso la vostra mano e a grappoli dietro potremmo mettere tutti noi la nostra mano… Quando dico questo vedo che c’è qualcuno che stringe proprio bene la propria mano, prende sul serio questo padrino la sua funzione…, ma questo non significa prestare la mano per un’ora di cresima, ma quella mano lì, non tiratela più via, perché è la mano che dice l’accompagnamento, che vuol dire io sarò il tuo compagno, la tua compagna di viaggio, mi troverai sempre; non è che questi ragazzi quando avranno una difficoltà, magari una pena nel cuore… si voltano indietro e non trovano nessuno, ma trovano voi, che ci siate e siate il segno di una chiesa simpatica, che vuol dire: ‘io come la mia madrina vorrei essere cristiana, io come il mio padrino vorrei essere cristiano’. La vostra funzione e la vostra missione è veramente lo strumento di cui Dio si potrà servire: mano, parola, compagnia.

AI GENITORI

Vorrei dire una parola anche ai genitori. Qualche anno fa, ormai parecchi, una coppia di genitori europei hanno detto a Madre Teresa di Calcutta: ‘com’è, madre, che dovremmo avere dei figli forti, ma come facciamo ad educarli se noi genitori siamo deboli…’ Madre Teresa ha risposto così: ‘avete ragione a dire che voi genitori occidentali siete un po’ deboli, perché per i figli, al posto di una vocazione proponete una sistemazione’. Sistemazione vuol dire più o meno così: questi ragazzi sembrano essere ragazzi svegli: dunque forza, tirate fuori le vostre capacità, scuole superiori, università, ottimi voti, grandi capacità, buon posto di lavoro, buono stipendio… deve essere e sarai felice. Tutto questo può starci, perché bisogna sviluppare tali capacità, ma la conclusione è sbagliata, perché sapete che non sono i soldi a fare la felicità. Il reddito serve per l’utilità, se ho i soldi posso pagare la benzina per la macchina, comperare vestiti nuovi…, tutti ne abbiamo bisogno, ma per l’utilità. Ma la felicità la realizzano le relazioni. Uno può essere con una posizione sociale alta, ma un analfabeta delle relazioni. Lo Spirito è l’artefice delle relazioni profonde, sagge, equilibrate. Spesso si dice ai ragazzi: ‘accontentati …’, io invece direi: ‘non accontentatevi’. Quando si usa questa parola da parte di qualcuno degli adulti, è perché noi diciamo: … ‘ma ti ho già dato tanto, accontentati’; l’errore è dare risposte materiali a domande spirituali. Allora è importante dire ai genitori e agli adulti qui presenti: non perdete la vostra autorevolezza, è la caratteristica dell’adulto. I ragazzi devono avere fiducia di voi, perché il loro ‘divenire’, divenire grandi, divenire se stessi…, dipende molto anche da che adulti hanno a fianco. Ci possono essere adulti che spingono i ragazzi a diventare qualcuno, ma in senso effimero, di questa cultura dell’apparire, che ti lascia molto vuoti. Allora gli adulti veri, autorevoli, vedono qual è il dono di ciascuno e poi dicono ‘diventa te stesso, diventa il tuo dono perfettamente sviluppato!’ E’ importante che gli adulti giochino la carta dell’autorevolezza, non della autorità, tipo un papà o una mamma voglio essere il tuo amico… si arrangiano loro a trovare gli amici, non hanno bisogno di una mamma o di un papà che fanno l’amico, ma hanno bisogno di una papà e di una mamma autorevoli e insieme anche ‘caldi’, vicini, non staccati. Un mio amico, ormai diventato papà, una volta incontrò suo padre che diceva: ‘noi non abbiamo voluto obbligarti a niente, importi niente…, perché tu dovevi crescere libero e poi quando saresti stato grande, avresti fatto le tue scelte per la vita, i tuoi valori, i tuoi ideali’. E questo figlio ha risposto: ‘si è vero, ma così voi mi avete anche lasciato solo’. Bisogna trasmettere, assolutamente. Ciascuno viene al mondo con una valigia in cui c’è già dentro qualcosa, e poi sceglierà della sua vita. E, se viene a mancare la figura forte del papà, della mamma, dell’adulto…, viene a mancare l’esperienza dell’origine. Ciascuno di noi non è soltanto fratello e sorella, ma è figlio. San Giovanni, nella sua lettera, ha detto: ‘il mondo non ci conosce perché non ha conosciuto il Padre’; quando uno rimane orfano, nel senso che non ha vissuto quella relazione in cui c’è un Padre che mi ama, che mi sceglie, mi approva e che è la mia origine, cresce come una persona monca. Se non sei figlio o figlia, farai fatica ad esser fratello, sorella, sposo, sposa e così via tutte le altre relazioni.

AGLI ADULTI

Vorrei raccomandare soprattutto agli adulti una cosa importante rispetto ai ragazzi: aiutarli ad avere una iniziazione corretta al loro corpo. Abbiamo detto ai ragazzi all’inizio che Dio si fa presente attraverso la corporeità. Oggi il corpo è molto banalizzato, considerato quasi come una cosa, un giocattolo. Non può essere che i ragazzi abbiano un’iniziazione al corpo attraverso i social. Ai ragazzi dico: ‘non disprezzate il vostro corpo, perché altrimenti corrompete anche la vostra anima’. Quando il corpo e l’anima sono cuciti insieme, questa è la santità, che vuol dire che le persone sono davvero integre, perché anima e corpo vanno insieme. Quando c’è invece una doppiezza, la persona comincia ad essere in tensione. I puri, la purezza è questa: tenere insieme anima e corpo. Questo porta ad essere pacifici perché non c’è guerra dentro; e quando uno è pacifico con sè stesso è anche mite, cioè un altro ti può prendere come suo avversario, il suo paracarri, perché sta male lui e allora ha bisogno di dire a qualcuno ad alta voce ‘guarda che sto male, aiutami’…Tante volte possiamo essere perseguiti proprio per questo. Quando stiamo a sentire che l’hanno con noi, è perché stanno male loro, è un SOS. E se tu reagisci con mitezza, quindi non fai la guerra con chi l’ha dichiarata a te, in quel momento hai usato la misericordia e la misericordia è proprio la somiglianza con Dio.                                              Ho cercato di riprendere le beatitudini perché la santità è proprio questa: anima e corpo insieme, che significa essere pacifici dentro, diventare miti con gli altri, usare misericordia per essere somiglianti a Dio. E’ una bella avventura, un’avventura che si può fare solo con lo Spirito Santo e la santità è quando lo Spirito abita dentro di noi. C’è soltanto un piccolo dettaglio: morire al nostro io infantile, è un io prepotente, narcisista, come un trucciolo che gira interno a se stesso, ma che ha dentro il vuoto. Se noi accettiamo di morire a questo io infantile, possiamo rinascere come figlio, madre, fratello, sorella, amico, sposo, sposa, compagno. Questo è il mio ‘io maturo’, potremmo dire il nostro ‘io santo’.

+ Marco Vescovo

Momenti della celebrazione (foto di Sabrina):

Cresima ragazzi ognissanti 21.jpg700x   vangelo libro

vescovo