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  • Avere fiducia - Percorso di Riflessione (2018)

Avere fiducia - Percorso di Riflessione (2018)

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AZIONE CATTOLICA MANTOVA  

Ritiro spirituale di Avvento (2018) per Adulti

AVERE FIDUCIA

L’invito di Gesù: “Non temere”

In mezzo alle fatiche della vita, dentro le nostre paure e fragilità, nel groviglio di situazioni personali e sociali, possiamo sempre sentire la parola incoraggiante e liberante di Gesù: "Non temere!"  Questa frase ricorre 365 volte nella Bibbia. È bello pensare che su ogni nostra giornata ci sia il desiderio di Gesù di liberarci dalla paura, di sostenerci nella debolezza, di rafforzarci nella fiducia. Nella Bibbia fede e fiducia vanno di pari passo. Basti pensare ai nostri padri nella fede: Abramo, Isacco, Mosè … Chiamati da Dio, ben disposti a seguirlo, vengono però continuamente assaliti anche dalla paura, dalla sfiducia. E anche in questo, possiamo in loro riconoscerci. Ci mettiamo in cammino, ma vorremmo avere continuamente delle garanzie. Accostandoci alla Parola per ricevere rassicurazioni sulla fiducia.
- L’angelo dell’annunciazione rassicura Maria: “Non temere … perché hai trovato grazia presso Dio …” (Lc 1,30) e Maria si abbandona all’avventura a cui Dio la invita (cf Lc 1,38). Con il figlio generato da Maria entra nella vita di Giuseppe l’imprevisto e l’umanamente inspiegabile: “Non temere … di prendere con te Maria tua sposa … (Mt 1,20) e Giuseppe dà fiducia alle parole di Dio.
- Gesù rassicura Pietro, guarisce la sua paura, non solo con l’incoraggiamento a “non temere” ma assegnandogli un compito e facendogli una promessa: “d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc 5,10). Gesù non esige da Pietro una prova di maturità o una conferma delle sue capacità, ma crede in lui, consapevole dei suoi limiti, e gli dà fiducia. Anche da Pietro possiamo imparare ad aver fiducia.  Gesù mi prende così come sono, con la mia mediocrità, con le mie paure e debolezze. Mi accetta come sono, mi invita a stringere un’alleanza con le mie fragilità, a scoprire i miei punti di forza, a fidarmi dello Spirito che è in me (cf. Mt 10,19s.). 

Fede fiducia fedeltà

La fiducia nasce dalla fede. Viviamo in un tempo che pone all’uomo molti ostacoli, sembra che si possa parlare di una «crisi» della fede religiosa, di un indebolimento non solo del cristianesimo, ma di ogni ricerca di Dio. Qui, in questo mondo pervaso dal disincanto, a molti credere in Dio non sembra più necessario.
Si può vivere senza fede? «Senza dubbio si può vivere senza fede religiosa, ma senza fede in assoluto? Non mi sembra sia possibile. Non c’è vita senza fede: se io non credessi a nessuno e a niente, fosse pure in modo minimale, finirei per rendere la mia vita piatta, informe, inutile. Possiamo fare a meno della religione, ma non della comunione, né della fedeltà, né dell’amore. Con fede e fiducia «non si può fare a meno neanche dell’atto di credere, da cui possono nascere comunione, fedeltà e amore» (Enzo Bianchi).

La fede è da intendere prima di tutto come un cammino di orientamento al senso della vita, capace di portare a pieno sviluppo ciò che vi è di più autentico nell’uomo e nella vita; nello spirito della ricerca del nostro tempo, potremmo dire: ‘rende straordinario l’ordinario’.

A questo punto si pone allora la questione della fiducia-fede, questione fondamentale non solo per i cristiani o i cosiddetti «credenti»: la ricerca di un senso che orienti la nostra vita è comune a tutti gli uomini, e tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro posizione religiosa, rischiano di essere coinvolti dalla patologia che affligge oggi la società occidentale: la carenza di  fiducia in se stessi e negli altri, nel futuro e nella terra.
Per i cristiani un’altra valutazione è importante: l’attribuzione di responsabilità, perché «avendo come prima vocazione la vocazione alla fede e conoscendo l’esercizio della fede, possono essere uomini e donne che infondono fiducia negli altri».

La carenza di fiducia si manifesta nelle situazioni di crisi e fragilità, oggi molto diffuse, che costituiscono una ‘difficile compagnia’ nel viaggio della vita. Quando però una persona sperimenta il limite e la sofferenza si ritrova indifesa, spoglia di speranza, di fiducia. Tende a una rassegnazione passiva e fugge davanti alla sofferenza. Quante persone pensano: ‘Non mi fa paura morire quando sarà la mia ora… ma ciò che temo di più è il dover soffrire’. E’ importante imparare a vivere la logica della sofferenza e della croce come risorsa per la libertà. Quando questo succede (e succede veramente), la persona ha un riscontro concreto della forza e della ricchezza che sostengono la sua vita. Così come la morte delle persone care, dopo un momento di smarrimento, può diventare motivo di nuove prospettive di vita, impensabili.

Dobbiamo prendere coscienza della crisi di fiducia in cui siamo immersi: solo così, riconoscendo l’affievolimento della nostra capacità a credere, potremo risollevarci e intraprendere un cammino verso l’ignoto, come il bambino che senza ragione, naturalmente, si affida alla madre. «Allora, dopo aver incontrato un’altra persona, non ci chiederemmo tanto che cosa le abbiamo insegnato o trasmesso a proposito della fede in Dio, ma piuttosto: le persone, dopo avermi incontrato, hanno più fiducia, hanno più fede nella vita e negli altri? Questa è la domanda decisiva da porsi per intraprendere qualunque discorso serio, anche quello sulla crisi o sulla  precarietà della fede in Dio. Senza questa fiducia-fede come atto umano è inutile affaticarsi in discussioni sulla fede in Dio. Senza questa fede come atto umano, infatti, non solo rischieremmo di perdere il Dio di Gesù Cristo, costruendoci al suo posto un idolo, ma, quel che è più grave, rischieremmo di perdere l’uomo, il fratello, “uno per il quale Cristo è morto”».

 

Approfondimento personale

  1. Panta pisteuei: “tutto crede”. Per il contesto, non si deve intendere questa “fede” in senso teologico, bensì in quello corrente di “fiducia”. Non si tratta soltanto di non sospettare che l’altro stia mentendo o ingannando. Tale fiducia fondamentale riconosce la luce accesa da Dio che si nasconde dietro l’oscurità, o la brace che arde ancora sotto le ceneri.
  2. Questa stessa fiducia rende possibile una relazione di libertà. Non c’è bisogno di controllare l’altro, di seguire minuziosamente i suoi passi, per evitare che sfugga dalle nostre braccia. L’amore ha fiducia, lascia in libertà, rinuncia a controllare tutto, a possedere, a dominare. Questa libertà, che rende possibili spazi di autonomia, apertura al mondo e nuove esperienze, permette che la relazione si arricchisca e non diventi una endogamia senza orizzonti. In tal modo i coniugi, ritrovandosi, possono vivere la gioia di condividere quello che hanno ricevuto e imparato al di fuori del cerchio familiare. Nello stesso tempo rende possibili la sincerità e la trasparenza, perché quando uno sa che gli altri confidano in lui e ne apprezzano la bontà di fondo, allora si mostra com’è, senza occultamenti. Uno che sa che sospettano sempre di lui, che lo giudicano senza compassione, che non lo amano in modo incondizionato, preferirà mantenere i suoi segreti, nascondere le sue cadute e debolezze, fingersi quello che non è. Viceversa, una famiglia in cui regna una solida e affettuosa fiducia, e dove si torna sempre ad avere fiducia nonostante tutto, permette che emerga la vera identità dei suoi membri e fa sì che spontaneamente si rifiuti l’inganno, la falsità e la menzogna.                                            Da Amoris Laetitia

 

C’è una frase che ti ha colpito del Testo di Papa Francesco?                                                                

Riesci ad avere fiducia in te stesso/a?

Che cosa ti impedisce a fidarti degli altri?

Pensi che le persone che ti sono vicine, possono fidarsi di te?

Pensi che sia meglio affrontare la vita in modo autonomo?

Come possiamo in questo tempo di Avvento rafforzare la fede/fiducia per essere capaci di “amare” (fedeltà)?

 

Preghiera

Signore, fa di me ciò che vuoi!  Non cerco di sapere in anticipo i tuoi disegni su di me,  voglio ciò che Tu vuoi per me.  Non dico: "Dovunque andrai, io ti seguirò!", perché sono debole, ma mi dono a Te perché sia Tu a condurmi.  Voglio seguirTi nell'oscurità, non Ti chiedo che la forza necessaria.  O Signore, fa' ch'io porti ogni cosa davanti a Te, e cerchi ciò che a Te piace in ogni mia decisione  e la benedizione su tutte le mie azioni.  Come una meridiana non indica l'ora se non con il sole,  così io voglio essere orientato da Te,  Tu vuoi guidarmi e servirTi di me.  Amen (John Henry Newman)

 

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