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Nella giornata in cui Mantova ricorda il ritrovament dei Sacri Vasi contenenti terra imbevuta del Sangue di Gesù con l'espoaizione degli stessi e la preguiera comunitaria e individuale i mantovani presenti hanno meditato, tra l'altro, su una riflessione proposta da Mons. Carlo Maria Martini nel 2004 a Gerusalemme.

La pace di questo mondo, che pure è così desiderabile, e per la quale ci impegniamo, parte da un contesto sempre un po’ ristretto. Istintivamente, anche se non esplicitamente, ha dei confini. È pace e sicurezza per la mia famiglia, per il mio clan, per il mio popolo, per il mio gruppo, per la mia nazione, e solo con fatica allarga i suoi orizzonti. Vorrei citare una frase di Primo Levi, tratta dal libro Se questo è un uomo che pessimisticamente, ma realisticamente, dice così: «A molti individui o popoli può accadere di ritenere più o meno consapevolmente che ogni straniero è nemico. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente. Si manifesta solamente in atti saltuari e incoordinati e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora al termine della catena sta il lager. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo». Dunque dobbiamo tener conto di questa minaccia che è dentro il nostro cuore. La pace di questo mondo implicitamente ha dei confini, e solo con fatica vengono superati….

La pace è un rischio. La pace si paga. Ho sentito fare questa affermazione da qualche persona che è stata molti anni in questo paese venendo da un altro continente: «Qui tutti vogliono la pace, però nessuno vuole pagarne il prezzo». E il brano del Vangelo secondo Matteo è drammaticamente incisivo per farci capire il prezzo della pace: «Se uno ti percuote la guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi ti vuole chiamare in giudizio per la tunica, tu lascia anche il mantello». Sono parole che si dicono, si leggono, ma poi la vita le smentisce. Perché sono un intervento di Dio nella storia umana. Eppure hanno anche una ragione umana e civile. Ciò che ho trovato di più bello su questo tema è il messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale della pace del 2002, dal titolo che già spiega bene il tema: «Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono». Questo documento mostra molto chiaramente che il perdono ha anche un valore civile e politico. E il rinunciare a qualcosa a cui si avrebbe diritto teoricamente ha anche un valore civile e politico. Finché non si arriva a questo, ma si vuole a tutti i costi ciò che compete, ciò che è di proprio diritto, e si fa semplicemente l’elenco delle proprie ragioni, non si arriva alla pace, perché non si vuole pagare niente. La pace invece ha un costo, richiede un compromesso anche nel senso di lasciar cadere alcuni diritti rivendicati. È chiaro che poi saranno le trattative che dovranno far vedere quali possono cadere…..

E questo è un punto che sento molto e credo che l’esperienza quotidiana continuamente lo riconfermi.

La pace, in un mondo segnato dal peccato, suppone costante volontà di perdono, questo anche nelle famiglie, all’interno delle comunità, delle chiese tra loro, e poi ancora più nel contesto civile. …

Vorrei esprimere l’importanza del tema della preghiera di intercessione per la pace. Se la pace è dono di Dio, se da questo dono può nascere un processo di pacificazione, allora occorre una preghiera di intercessione che si unisca alla preghiera di Gesù, quella di cui parlano Romani 8 ed Ebrei 7, Gesù che sempre intercede per noi. E quindi la nostra preghiera raggiunge in qualche modo quella di Gesù, perché la nostra preghiera di intercessione è molto povera. Io cerco di vivere qui la preghiera di intercessione, anzi le ho dato il primo posto, la priorità su tutto ciò che intendo fare qui a Gerusalemme, però proprio per questo sento la povertà estrema di questa preghiera. Ora sento che questa goccia di preghiera si unisce al fiume che nasce da tutte le Chiese, da tutte le comunità cristiane, da tutte le comunità che pregano, da tutte le preghiere anche fuori dall’ambito cristiano. E tutte queste preghiere costituiscono un fiume, un mare. E questo mare è tutto riassunto nella preghiera di intercessione di Gesù al Padre e quindi è una preghiera efficace.

Il vostro cammino sarà dunque accompagnato dalla preghiera e sarà questa la carta decisiva da giocare. Dobbiamo giocare tutte le altre carte , ciascuno secondo le sue responsabilità, ma questa carta è quella decisiva, quella che unisce il cielo e la terra, quella che fa sì che la pace di Dio risplenda nei nostri cuori e si diffonda come per contagio e possa aiutare molti. Stando qui a Gerusalemme si può conoscere un ricchissimo sottobosco positivo di rapporti di dialogo, di buona volontà di mutuo servizio, di accoglienza del diverso, di perdono, che arricchisce questa realtà. Purtroppo non sempre è una voce che viene raccolta dai mass media, non sempre viene ascoltata dai politici. Ma certamente, quanto più ci saranno persone che cercano con sincerità la pace, l’accoglienza, il rispetto dell’altro, il dialogo, il perdono, la riconciliazione; quanto più tutto questo un giorno inciderà anche a livello politico, si avrà un segno della pace fondamentale che è nel cuore di ciascuno di noi e che auguro a tutti voi come frutto di questo cammino.