
_(forse è un messaggio un po’ impegnativo, ma ci vuole!)_
Riguardando in questi giorni il cammino dei ‘messaggi’ proposti in questi anni (dovrebbero essere 32, uno più, uno meno), ho constatato la grave mancanza (mea culpa) del riferimento allo Spirito Santo, cioè la presenza divina nel mondo creato. Gesù, nel momento del suo ritorno nel regno del Padre (Ascensione) dice agli apostoli: “se mi amate, io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro *Paràclito* perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità”: *dal greco ‘para/cletos’ o dal latino ‘ad/vocatus’…, significano ‘chiamato vicino o accanto o in aiuto’* (Gv 14,15). Il ruolo dello Spirito Santo è di accompagnare il cammino di ciascun credente, della chiesa, del mondo. Il primo testamento aveva colto questa attenzione divina, fin dall’inizio: “In principio Dio creò il cielo e la terra…e lo *Spirito di Dio aleggiava sulle acque”* (Gen.1-2). Lo Spirito è paragonato anche al soffio con cui Dio pronuncia la parola che dà forma alla vita umana, sua creatura. Giovanni scrive che lo Spirito venne ri/donato dal Cristo risorto nel giorno stesso di Pasqua: “la sera di quel giorno, il primo della settimana”, dunque nel giorno stesso della risurrezione di Gesù, i discepoli erano riuniti nel cenacolo, a porte chiuse per paura dei giudei: venne Gesù e stette in mezzo” (Gv 20,19-22). Consideriamo alcuni passaggi riguardanti lo Spirito che Gesù compie nel cenacolo.
* Per due volte Gesù saluta con la formula: “pace a voi”. Pace non è da considerare nel senso che diamo oggi con riferimento alle guerre, agli scontri, ai litigi…. Gesù offre “lo shalom”, una parola che contiene un augurio carico di prosperità, benessere, pienezza di vita, sostegno nelle avversità.
* Poi Gesù comunica la missione: “come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi” (Gv 20,21). Gesù affida alla chiesa nascente l’impegno di continuare la sua opera di salvezza. Qualche giorno dopo, interrogando Pietro per tre volte: “Mi ami tu?” e chiudendo così la questione dei tre rinnegamenti, lo esorta a svolgere il ruolo del primato della chiesa nascente. Sulle orme di Pietro, a tutti i battezzati è chiesto di portare avanti l’opera insigne di Gesù.
* “Detto questo, soffiò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo” (Gv20,22). Il gesto del soffio è particolarmente significativo. Giovanni adopera in greco lo stesso identico verbo usato in genesi 2, quando “il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere dal suolo e soffio’ nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). Nello stesso modo il Cristo risorto nel cenacolo soffia sugli apostoli, compiendo un gesto profondamente simbolico: il soffio, il respiro di Gesù è il dono dello Spirito Santo, è il respiro vitale di Dio, in quanto senza questo respiro l’anima muore, mentre con l’azione dello Spirito l’anima su rinnova continuamente. Nell’atto del respiro si percepisce dunque l’azione dello Spirito. Nel cenacolo lo Spirito sostituisce l’azione vitale di Gesù verso i discepoli: li sostiene con tenerezza nel bisogno, li spinge nel mare della vita come il vento che gonfia le vele di una barca, suggerisce loro intuizioni, ispirazioni, soluzioni…, ma soprattutto mantiene viva la dimensione spirituale della persona.
* Infine, il mandato di Gesù nel cenacolo viene rafforzato con un’abilitazione particolare: perdonare i peccati! “Coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati, a coloro a cui non perdonerete non saranno perdonati” (Gv.20,23) Con il perdono Gesù rende la persona capace di una vita buona, superando il limite, il difetto, la mancanza, il peccato. Gli Apostoli e i loro successori possono compiere quest'opera perché hanno ricevuto lo Spirito Santo! Non dimentichiamo davvero mai di invocare lo Spirito Santo, accogliendolo come compagno di viaggio nel percorso della vita: è luce, forza, amore, verità, sapienza. gioia… Provare per credere!
Don Riccardo