Rubens: San Michele scaccia gli angeli ribelli (From Wikimedia Commons, the free media repository)
È un po’ che non mi faccio vivo… sembra che di giorno in giorno crescano sempre più gli impegni… Dato il momento non certo invidiabile che stiamo vivendo, ho scelto come messaggio (non vogliatemene) l’ancestrale provocazione della lotta tra il bene e il male. È la parabola del grano e della zizzania, che mi ha mosso il pensiero. Presenta la realtà della vita (la chiesa, un gruppo, una famiglia, una persona…) nella quale non tutto è bello e funziona, anzi, l’aspetto negativo, cioè la zizzania che è un veleno, è in grande evidenza e sembra affogare il grano. Di fronte a questa non emozionante situazione, la parabola offre delle indicazioni risolutive. Presenta da una parte la pazienza di Dio, il padrone del campo e dall’altra l’impazienza dei servi, che vogliono sbarazzarsi in fretta della zizzania. Quale delle due posizioni agisce per il bene? La nostra risposta è senza dubbio abbastanza ovvia: siamo dalla parte della pazienza di Dio. Dio è paziente e dà sempre a tutti il tempo e la possibilità di cambiare rotta. Ma invero, il Regno di Dio non è solo la pienezza dell’azione divina o della felicità umana, ma è anche una lotta incessante con la zizzania che il nemico continua a seminare. Nel campo della storia si fronteggiano il padrone e il nemico, il grano e la zizzania, lo sradicare subito o l’attendere alla fine. È la continua compresenza del male accanto al bene. Anche noi persone siamo tutti un po’ santi e un po’ peccatori…, ma alla fine, vince l’ottimismo di Dio, la sua pazienza, la sua fiducia. Bisogna saper attendere, condividere la pazienza di Dio e con lui saper sperare. Bisogna imparare a vivere accanto al male e a ciò che di negativo ci capita: Gesù si fa amico dei pubblicani e dei peccatori, dialoga e pranza con loro e anche con le prostitute… allo stesso modo con cui dialoga e pranza con le persone giuste, per bene. Ne derivano alcuni insegnamenti che potrebbero esserci utili.
“Il Regno non è nostro, ma di Dio”; non spettano a noi i tempi e i momenti della sua attuazione. Il Regno di Dio richiede vigilanza, collaborazione: se si dorme, viene il maligno. In sostanza sto indicando un invito alla perseveranza nella preghiera e nella vita cristiana, nell’impegno, come ci verrà ricordato nel prossimo inizio di avvento.
“Mentre tutti dormivano”. Nel Vangelo di Matteo il sonno è il tempo della non vigilanza, dell’indifferenza, il tempo in cui il nemico è lasciato colpevolmente libero di agire. Nella parabola il sonno è una metafora che ci avverte che noi non siamo sicuramente possessori del regno e che per entrare a farne parte la vigilanza deve essere continua e attiva. Il richiamo al sonno ci ricorda che ci troviamo di fronte a un mistero di cui non siamo i padroni.
“Dio è paziente, sa aspettare”: aspetta che ci convertiamo, ci attende all’angolo della strada per invitarci al banchetto delle nozze; allo stesso modo anche noi dovremmo essere pazienti con noi stessi, con gli altri, con il mondo. Questo è un chiaro invito alla tolleranza, a non giudicare precipitosamente e a non pretendere che la comunità sia costituita da soli santi e sappia essere sempre propositiva. La comunità cristiana non è un gruppo di eletti, di perfetti…, ma una comunità di ‘candidati al Regno’, il luogo della formazione, dell’ascolto, della conoscenza.
“L’uomo non ha il diritto di giudicare” e la sua premura nel giudizio è un comportamento non condiviso da Dio. I giudizi dell’uomo, inoltre, sono quasi sempre sentenze assolute che imprigionano in una etichetta definitiva. Attenzione però:
“Gesù non predica l’indifferenza e neppure rinuncia a distinguere la buona volontà dalla cattiva condotta”; ha una passione suprema per la verità, non è ambiguo e non inclina al compromesso. Il cristianesimo non è, per Gesù, come certi supermercati moderni o i bazar orientali dove si trova qualsiasi mercanzia.
“La bontà di Gesù non è bonarietà”, di colui al quale ‘va bene tutto’! Ecco perché Gesù racconta la parabola del grano e della zizzania che crescono insieme nel campo di questo mondo e nella Chiesa. Il regno di Dio, per ora, ‘tollera’ la compresenza del buono e del cattivo, così come Dio fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi (Mt 5,45). Dio è paziente e rispetta la libertà umana. Soltanto alla fine ci sarà la separazione. L'insegnamento della parabola sta nel fatto che noi purtroppo ci accorgiamo subito della “zizzania”, vedendola negli altri più che in noi stessi… Dovremmo invece usare la falce per tagliare la zizzania che è nel nostro cuore, usando verso gli altri la clemenza, l'indulgenza e la pazienza che usa Dio stesso verso di noi. La nostra illusione potrebbe essere di ritenerci senza dubbio “grano buono”, disprezzando gli altri come “zizzania”. Se invece di voler con insana megalomania giudicare l'universo intero, se sapessimo riconoscere e strappare la zizzania a partire dal nostro cuore, diventeremmo davvero miti e indulgenti. Capisco non sia semplice. Grazie per avermi ascoltato, don Riccardo