Iorto degli ulivi

Il Getsemani, di Vasilij Grigor'evič Perov.

l brano che segue, tratto dai "Discorsi" di san Gregorio Nazianzeno, ci aiuta ad entrare il più intimamente possibile nella vicenda della Passione e Morte del Signore, in attesa della Sua Risurrezione...

Se sei Simone di Cirene prendi la croce e segui Cristo.

Se sei il ladro e se sarai appeso alla croce, se cioè sarai punito, fai come il buon ladrone e riconosci onestamente Dio, che ti aspettava alla prova. Egli fu annoverato tra i malfattori per te e per il tuo peccato, e tu diventa giusto per lui. Adora colui che è stato crocifisso per te. Se vieni crocifisso per tua colpa, trai profitto dal tuo peccato. Compra con la morte la tua salvezza, entra con Gesù in paradiso e così capirai di quali beni ti eri privato. Contempla quelle bellezze e lascia che il mormoratore, del tutto ignaro del piano divino, muoia fuori con la sua bestemmia.

Se sei Giuseppe d'Arimatèa, richiedi il corpo a colui che lo ha crocifisso, assumi cioè quel corpo e rendi tua propria, così, l'espiazione del mondo.

Se sei Nicodemo, il notturno adoratore di Dio, seppellisci il suo corpo e ungilo con gli unguenti di rito, cioè circondalo del tuo culto e della tua adorazione.

E se tu sei una delle Marie, spargi al mattino le tue lacrime. Fà di vedere per prima la pietra rovesciata, vai incontro agli angeli, anzi allo stesso Gesù.

Ecco che cosa significa rendersi partecipi della Pasqua di Cristo."

(dal'Ufficio delle Letture)

 

Il Vescovo di Gorizia, nell’omelia della domenica delle palme del 2017 continua così:

“Vorrei riprendere personalmente il suggerimento di san Gregorio, in una preghiera rivolta al Crocifisso, identificandomi insieme a voi con i personaggi della passione.

Signore, io sono Giuda. Ti tradisco perché non sono d’accordo con il tuo modo di salvare il mondo. Occorrono maniere forti contro il male e contro i malvagi. Abbiamo bisogno di un Dio che metta a posto le cose, non di un Dio che si faccia crocifiggere. Anche a me viene spontaneo chiedermi dove è Dio quando vedo i bambini assassinati con il gas; gente pacifica che passeggia in città falciata dal terrorismo; tante persone uccise e ferite dalle bombe di ogni tipo; papà, mamme, giovani e bambini migranti che muoiono in mare…Dov’è Dio?… O forse dovrei domandarmi: dov’è l’uomo?

Signore, io sono Pietro. Anch’io come lui e i suoi compagni non sono capace di vegliare non dico un’ora, ma neppure cinque minuti con Te. Eppure ho la pretesa di sentirmi migliore degli altri. Quanti propositi, quante promesse di conversione, quanti impegni finiti nel nulla della mia incostanza e della mia pigrizia…: altro che migliore degli altri…! Vorrei però piangere anch’io con Pietro, un pianto amaro, ma insieme di consolazione perché anch’io spero nella tua misericordia.

Signore, io sono Pilato. Un uomo che non vuole aver fastidi, che se ne lava le mani. Tu sai che siamo in una società dove tutti cercano di scaricare responsabilità e colpe sugli altri: sui politici, sui corrotti, sulle banche, sulla burocrazia, sulla mala sanità, sulla scuola, sugli amministratori, sugli immigrati, … insomma tutti hanno colpa tranne noi, tranne io. Io mi tiro fuori, io ho già i miei fastidi a pensare a me stesso. Me ne lavo tranquillamente le mani.

Io sono anche la moglie di Pilato, solo in apparenza meglio del marito. Le è stato rivelato che Tu sei giusto, ma suggerisce al marito di tirarsene fuori: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Anch’io spesso non voglio avere a che fare con Te, ho paura di essere deriso se mi faccio vedere cristiano sul lavoro, al bar, con gli amici e le amiche…

Signore, io sono uno dei soldati. Povera gente, sfruttata e mal pagata. Eppure appena possono si sfogano su chi sta peggio di loro, anche su di Te. Chissà perché spesso i poveri esaltano i ricchi, li scelgono persino come loro leader e se la prendono con i poveretti?… Anch’io non sono esente dall’applicare il principio: “forte con i deboli, debole con i forti”… Se solo mi ricordassi che ti sei identificato con i poveri…

Signore, io sono il Cireneo. Un poveretto che non c’entra, capita per caso al posto sbagliato e al momento sbagliato e si è così trovato caricato, suo malgrado, di una croce. Quante croci mi trovo addosso che non ho scelto: malattie, lutti, fastidi, incomprensioni, scoraggiamenti, insuccessi… E c’è chi sta peggio di me: a volte ci sono famiglie dove le croci piovono in breve tempo una dopo l’altra sulle stesse spalle… Eppure, è vero, quando posso finalmente sentire che una croce mi è stata tolta di dosso, ho l’impressione che sia stata più leggera e sopportabile di quanto mi potevo aspettare… E se fossi stato Tu a essere il mio cireneo?

Signore, io sono una delle donne che ti hanno seguito fin sotto la croce. Sì, è vero ho tante infedeltà e peccati, ma non posso staccarmi da Te. Per piangerti – certo – ma anche per essere tra le messaggere della tua vittoria sulla morte.

Signore, io sono Giuseppe d’Arimatea. A volte mi sembra impossibile, eppure qualche gesto di coraggio lo faccio anch’io. Sarà certo merito della tua grazia, sarà l’azione dello Spirito in me, comunque qualche volta ho l’orgoglio di essere un cristiano vero, che non ha paura. Solo qualche volta, ma è già una grande gioia.

Signore, io sono … sì, sono tutti i personaggi della passione. Mi ritrovo in tutti. Ma alla fine, io sono io. Tu mi conosci: sai bene le mie fragilità, le mie paure, i miei peccati, le mie vigliaccherie, i miei tradimenti…; ma conosci anche i miei desideri di essere un cristiano autentico, di vivere di più il Vangelo, di testimoniarlo con gioia e semplicità… Io sono io, ma entrando nella tua passione in questa settimana santa vorrei diventare simile a Te. Impossibile? «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37), ha detto l’angelo a tua Madre. E anche Tu hai affermato: «In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile» (Mt 17,21) e, in un’altra occasione ai discepoli sconvolti di fronte alla tua affermazione che è più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago che un ricco entri nel Regno di Dio, hai detto: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile» (Mt 19,26).

Ci credo, Signore, tutto è possibile, anche che io quest’anno entri profondamente nel mistero della tua morte e risurrezione, nel mistero della Pasqua. Per questo tra sette giorni – sono sicuro – potrò cantare l’alleluia con tutta la Chiesa.

 † Vescovo Carlo”