clicca qui (foto di Sabrina,Luciana e Andrea)
Molti giovani e non solo si sono ritrovati per ricordare l'anniversario dei 50 anni di vita dello scoutismo nella nostra parrocchia partecipando alla celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Marco, concelebrata da don Riccardo (parroco), da don Renato (ex parroco) e da don Massimilano (vicario).
Tra questi scout giovani e naziani, tutti con il loro foulard colorato ben in vista, erano presenti i fondatori tra cui Daniele Benedini che ha tracciato la storia e gli ideali del gruppo scoutistico e di come la sua formaziione sia cresciuta e maturata nella vita associativa.
Daniele ha ricordato come don Walter Mariani sia stato l'artefice della nascita del gruppo in Ognissanti.
Nella preghiera per i defunti si è pure pregato per don Giosuè Rosa, che fu l' "anima" delle parrocchia in quegli anni, e per Angelina, caposcout morta prematuramente.
INTERVENTO DI DANIELE BENEDINI,
E siamo arrivati insieme ai 50 anni di scoutismo in Ognissanti, felici anche per la significativa e importante presenza del nostro Vescovo mons. Busca, che ringraziamo di essere con noi.
Ognissanti è stata terreno difficile perché per un paio di volte lo scoutismo aveva cercato di fare breccia, senza riuscirci, in questa parrocchia che era, 50 anni fa, quasi considerata come terra di frontiera, posta dietro all’allora piazzale delle corriere, vicina alla ferrovia, affacciata su una via di passaggio come Corso Vittorio Emanuele.
Ma nel lontano 1970 arrivò il tempo perchè il seme buono dello scoutismo attecchisse, grazie anche alla disponibilità, peraltro anche severa e critica, dell’allora curato don Walter, con il quale concepimmo uno scoutismo un po’ diverso; sì, perché a quei tempi lo scoutismo era intesocome un gruppo chiuso, forse un po’ elitario, distaccato dalle altre realtà comunitarie giovanili diocesane.
Così si pensò di organizzare una nostra presenza all’interno della parrocchia aperta alle richieste ed alle iniziative degli altri gruppi parrocchiali, capace di catalizzare le diverse forze giovanili. Probabilmente questa impostazione ha consentito che lo scoutismo mettesse basi solide e profonde tra queste mura, grazie, e lo diciamo con una punta di orgoglio, alla competenza, disponibilità e intelligenza dei capi che, da una prima squadriglia, i Camosci composta da 5 ragazzi, hanno trasmesso lo scoutismo come servizio ai giovani, piuttosto che educazione dei ragazzi al servizio dello scoutismo.
In questo continuo “grande gioco” tanti ragazze e ragazzi ancora stannoimparando a conoscere l’esistenza di un altro da sé, a condividere la stanchezza, un pezzo di pane, la delusione e la gioia nelle uscite, ai campi, alle route.
E questo seme della condivisione e dell’accoglienza è diventato pianta rigogliosa che continua a dare frutti. Come non provare, oggi, emozione, stupore e gioia per la Grazia e la potenza del Signore che ha operato nei tantiragazze e ragazzi che hanno portato questo foulard e hanno formulato la Promessa di essere persone migliori, nel servizio dei propri fratelli.
E’ anche una personale emozione!!
A distanza di tanto tempo, rifletto su quanto sia stata decisiva l’esperienza scoutistica nella mia vita. E più il tempo si allunga e più capisco il detto “semel scout semper scout”, perché questa esperienza mi ha fornito gli strumenti per affrontare la vita, non sempre facile e spesso insidiosa, comunque misteriosa; ma mi ha anche dato stimoli per cercare le ragioni della mia fede, mi ha insegnato il valore del silenzio, a non averne timore perché può far luce nell’abisso che è in noi stessi, arricchendoci, perché il silenzio consente di separare la verità dalla menzogna.
Pensate quante volte si fa esperienza del silenzio: nella tenda prima di addormentarsi, nei momenti organizzati di meditazione, quando si è soli con la propria fatica, lo zaino sulle spalle e magari si impreca ma si è costretti a fare i conti con se stessi, con la propria fragilità, insofferenza alla fatica, alle difficoltà. Così lo scoutismo ci ha consentito di nutrire la dimensione spirituale e ci ha aperto gli occhi su come l’amore di Dio abbia bisogno dell’amore di ognuno di noi per giungere agli altri.
Penso che 2 elementi abbiano consentito al metodo scout di diffondersi nel mondo: indicare la via della propria libertà interiore,cioè dell’imparare a ragionare con la propria testa e non aver paura di scegliere da quale parte stare, ascoltando se stessi e il buon Padre.
Ecco, questo 50° sia l’occasioneper ripensarne le ragioni della nascita e crescita del nostro gruppo. E il branco, il reparto, il noviziato e il clan siano palestre di condivisione dell’ amore e della carità reciproca, occasione per capire i propri limiti ed accettare quelli degli altri.
Davanti a questo altare voglio ringraziare tutti i ragazzi che negli anni hanno indossato questo foulard, per pochi giorni o per un’intera giovinezza, dedicandosi a questo gruppo e garantendone la continuità, con uno stile serio ma al contempo semplice e leggero, quella leggerezza di chi sa di avere Gesù per amico: “Estote parati!”, “Siate pronti”, pronti a provare stupore e meraviglia per la vita, pronti ad aiutare il fratello in difficoltà, pronti ad accettare la volontà di Dio.
La Madonna degli scout è con noi. Buona strada a tutti!
Omelia del Vescovo Marco durante la celebrazione liturgica