Tra ottobre e novembre nelle nostre chiese sono stati celebrati i sacramenti della iniziaione alla vita cristiana: battesimo, cresima, eucarestia, confessione.
E' stato un periodo intenso per i catechisti, i sacerdoti e le famiglie che si sono dedcati con coraggio alla preparazione dei ragazzi pur nelle ristrettezze di tempi e contatti, causa pandemia.
Ed ecco finalmente la gioia di ricevere Gesù per i più piccoli!
E per i più grandi è la discesa e l'accoglienza dello Spirito Santo che, in modo misteriso ma reale, irrompe nelle loro menti e nei loro cuori.
Molti sono i doni donati, se accolti: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio.
A tutti loro va il nostro augurio perchè comprendano profondamente di appartenere alla Chiesa, che è la nostra grande famiglia in cammino con Gesù.
Su "La Cittadella " di domenica 15 novembre , nella rubrica "I semi del Regno", LA CRESIMA SENZA TANTI CONTORNI del vescovo Marco che puoi leggere cliccando qui |
Per ricordare il bel momento, qualche scatto di Sabrina.
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COMUNITA’ PARROCCHIALE OGNISSANTI/SAN BARNABA
(presenti circa 20 persone)
Sono state fatte le seguenti osservazioni:
in una cultura povera di segni occorre aiutare le persone a cogliere il significato profondo dei segni liturgici. Sarebbe utile una catechesi dei segni cercando di trovare un momento adatto che non sia la celebrazione stessa. Scegliere un segno nel corso dell’anno o in base al periodo liturgico e cercare di valorizzarlo in modo continuativo così che l’assemblea possa avere più dimestichezza con i gesti della celebrazione. Utilizzare anche delle immagini così da usare tutti i sensi.
Cercare di allargare la partecipare ai servizi liturgici perché solo così si aiutano le persone a sviluppare un senso di appartenenza alla comunità, dimensione importante che dà senso al servizio stesso.
Favore la partecipazione degli adulti alla catechesi parallela perché l’iniziazione cristiana ha senso solo in un contesto familiare di fede.
Riscoprire il dono del Battesimo che tutti abbiamo ricevuto: anniversari dei battesimi.
Lectio Divina: forse un titolo meno altisonante potrebbe attirare maggiormente.
Allargare la partecipazione ai vari gruppi di catechesi , liturgia, carità.
coinvolgere maggiormente i giovani in attività diverse anche a solo scopo ricreativo ma che invitino i ragazzi a frequentare la parrocchia.
Ci si chiede se è opportuno far rivivere l’oratorio…
Ogni gruppo dovrebbe far conoscere maggiormente le proprie attività: questo favorirebbe il senso di comunità e potrebbe essere l’occasione per una collaborazione fra gruppi.
L'attività dei MSCE è andata nel tempo affievolendosi: dei cinque ministri disponibili solo uno ha una persona fissa a cui portare la comunione. C'è da chiedersi come mai, in una parrocchia che vede un progressivo invecchiamento della popolazione sul suo territorio, per questo tipo di servizio si sia ridotta così drasticamente la richiesta.
La benedizione delle case/famiglie è un'iniziativa pastorale che -storicamente- ha permesso di avvicinarsi ed avvicinare famiglie, talvolta lontane, più spesso in condizione di fragilità (salute, economiche, sociali, ...): il CP dovrebbe interrogarsi sui modi e sulle forme per rilanciare questa occasione pastorale.
Nei condomini, in cui spesso sono presenti anche diverse coppie di anziani, potrebbero essere luoghi preziosi per avvicinare persone: occorre pensare alle modalità e agli strumenti... (gruppi condominio, gruppi di via, ...) ; Sperimentare qualche iniziativa di preghiera nelle case o in alcuni spazi (giardini valentini, condomini, ...)
Valorizzare i giovani presenti affidando loro qualche forma di servizio nell'animazione e nella prossimità anche attraverso l'organizzazione di qualche attività ludico-ricreativa (tombolate per anziani, ...) che richiamino le persone ad uscire di casa per abitare gli spazi della parrocchia...
Curare l'accoglienza delle persone che vengono alla celebrazione della domenica (anche con un gruppo di laici che si preoccupa di distribuire il foglietto, trovare un posto per le persone anziane, ...)
Rendere più fruibili gli ambienti parrocchiali, aprendoli maggiormente nei giorni e negli orari in cui le persone, libere dagli impegni del lavoro e della scuola, possono utilizzarli.
valorizzare il foglietto della domenica: renderlo anche uno strumento per la preghiera nella settimana in famiglia o nei gruppi e di informazione e collegamento
valutare la riproposizione di un giornalino della comunità
sul sito, che va promosso e valorizzato, si chiede che quando si ritrovano i gruppi (specialmente il CP) sia pubblicato un breve resoconto degli argomenti trattati: abbiamo lavorato su questo tema, ci sono queste iniziative, ...
Vorremmo che la parrocchia fosse un luogo in primis di incontri (col sacerdote e con altre persone significative e di riferimento) e ci conseguenza un luogo che possa offrire RELAZIONI e quello che CONCRETAMENTE significa essere credenti.
Rispetto al mondo del catechismo è emerso che sarebbe importante evitare le riunioni frontali per i genitori, piuttosto coinvolgerli con attività concrete. Inoltre, se si volesse far partire un gruppo famiglie, bisognerebbe partire da persone che hanno qualcosa in comune, per esempio figli della stessa età, quindi i genitori di una classe di catechismo potrebbe essere il bacino giusto per tentare un nuovo gruppo.
Come modalità si è ribadita l'importanza di continuare a lavorare, incontrarsi e confrontarsi in piccoli gruppi perchè sono la dimensione giusta per favorire le relazioni, anche di chi fa fatica ad aprirsi agli altri.
Nelle persone che hanno vissuto i tempi di mons Rosa è ancora forte il ricordo di una Parrocchia che era una seconda casa, luogo anche di aggregazione, riferimento sempre aperto e accogliente, spazio di amicizia e di preghiera comunitaria.
Nelle persone che sono arrivate invece da altre esperienze, è stata la messa ad attrarle. Sottolineano che sarebbe importante darsi del “tu”, come segno - seppur esteriore - di fraternità e di uguaglianza.
Un sentimento condiviso tra tutti è quello che riteniamo importante che non si abbia paura a CHIEDERE agli altri di esserci, di buttarsi, di servire concretamente la comunità perchè è meglio che ci si senta dire qualche "no" piuttosto che qualcuno si senta escluso o allontanato dalla Comunità.
Nel mese di maggio 2017 è stato proposto alla comunità un questionario sul tema
Di seguito le domande proposte e le risposte pervenute:
- Come vedo/percepisco la nostra comunità cristiana? quali sono le iniziative che apprezzo maggiormente o quelle che non mi interessano?
- Che cosa ho ricevuto da questa comunità di significativo per cui mi sento di ringraziare il Signore?
- Hai qualche proposta da suggerire, soprattutto nello spirito della fraternità-condivisione, per coinvolgere persone che abitualmente non frequentano o non conoscono la vita della comunità?
Gruppo lettori, caritas, lectio divina
Approfondimento nella fede e amicizia
1.
- Ognissanti è una comunità viva ed accogliente. Apprezzo ogni tentativo di coinvolgere il singolo attraverso il contatto personale. Forse troppe iniziative con pochi e sempre gli stesi partecipanti… riducendo e accorpando incontri, riunioni, gruppi… si può ottenere più partecipazione?
- L’appartenenza a Ognissanti ha contribuito alla costruzione della mia identità di persona
- La prima occasione di evangelizzazione è la catechesi dei bambini. A fianco di uno stile accogliente e pertecipativo, la proposta del cammino di fede deve essere da subito chiara, specifica rispetto ai contenuti della fede, coerente e seria. L’impegno è richiesto prima di tutto ai genitori che chiedono i sacramenti per i propri figli; bambini che non frequentano, se non raramente, il catechismo e non partecipano alla Messa, non possono essere ammessi ai sacramenti.
La comunità (catechisti, altri genitori…) deve attivarsi in tutte quelle situazioni dove, in assenza della famiglia, può favorire la partecipazione dei bambini (ad es. andandoli a prendere a casa e riportandoli sia in occasione del catechismo che della Messa)
2.
- Comunità chiusa. Scelte poco partecipate e condivise. Spazi oratoriali inagibili. Positive celebrazioni partecipate.
- La vita comunità e lo spirito di comunione degli anni precedenti.
- Apertura spazi comuni per avvicinare bambini e giovani e farli sentire nella propria “seconda casa”. Creazione di un nuovo gruppo di “famiglie giovani” che possa aprirsi anche ai più lontani, a partire da iniziative del parroco. Coinvolgimento di adulti (pensionati) per l’apertura fisica degli spazi comuni, di tutti.
3..
- La nostra comunità è invecchiata, non perché non ci siano giovani, ma perché questi non hanno spazio nel servizio alla comunità. Tutte le iniziative possono essere apprezzabili purché siano svolte con spirito di fraternità e sororità, aiutino a vivere la fede nel Signore in relazione alla comunità e in spirito di comunione. Perdono senso se ciascuno le vive per sé, a prescindere dagli altri, per assolvere ad un dovere, ad un compito che ci si è assunti. Se mancano il senso del servizio o della condivisione, ogni iniziativa anche la più geniale, perde consistenza.
- Da questa comunità ho ricevuto tantissimo, la crescita della mia fede, l’opportunità di viverla con persone amiche. Di questo posso ringraziare il Signore, che prego sempre perchè la bellezza e la ricchezza di tante esperienze e momenti di fede vissuti in Ognissanti non siano perdute, ma possano restare sempre vive e coinvolgenti. Non voglio pensare che siano irripetibili, perché non sono qualcosa di eccezionale, ma senz’altro sono autentiche esperienze di fede. Chi le viveva ci credeva veramente.
- Le persone venivano avvicinate e conosciute. Per raggiungerle, bisogna uscire, incontrarle e conoscerle o bisogna aprire le porte e invitarle con iniziative che possano coinvolgere e interessare. Quali sono i problemi della gente? Quali risposte abbiamo per loro? Il pensiero corre a tante persone che tempo fa, frequentavano questa comunità e che ora non vengono più, perché non hanno più trovato risposte alle loro domande, attenzione ai loro problemi, considerazione per quello che esse sono.
4.
Come Gruppo Famiglie abbiamo cercato di riflettere sul tema della Chiesa missionaria e della sua capacità di mostrarsi accogliente e aperta a tutti gli uomini. Siamo partiti, con l’aiuto di Don Manuel, dall’esortazione apostolica di Papa Francesco “Evangelii Gaudium” per vedere quelli che sono gli atteggiamenti e gli impegni che come comunità cristiana dobbiamo cercare di favorire per costruire rapporti di fraternità e una chiesa aperta e disponibile alla condivisione delle gioie e dei dolori del nostro tempo.
Dal linguaggio semplice di Francesco abbiamo imparato alcune parole impegnative e coinvolgenti: prossimità, operatività, missionarietà, gioia dell’appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Questi gli atteggiamenti per una dimensione evangelizzatrice della comunità cristiana. Comunità che deve accostarsi ad ogni fratello in una prospettiva di attenta e premurosa accoglienza, coinvolgendo per costruire insieme un futuro nel segno della Speranza che non delude. La gioia, riscoperta nell'incontro con Gesù, dovrebbe essere il carattere distintivo della comunità e della sua azione evangelizzatrice. E' urgente passare da un pastorale di semplice conservazione ad una decisa missionarietà: siamo di fronte all’invito pressante a raggiungere tutte le “periferie” del nostro mondo. Tradotto per la vita parrocchiale significa andare là dove la gente vive anziché attenderla in chiesa o all’oratorio. Siamo chiesa in “uscita” se riusciamo come comunità a prendere l'iniziativa, a coinvolgere e accompagnare le persone che incontriamo sul nostro cammino, se questi incontri danno frutti di solidarietà ed impegno e sappiamo condividere la gioia della festa.
Se tutto ciò è l'invito che ci viene da Papa Francesco, abbiamo poi provato anche a riflettere sulla realtà della nostra parrocchia, del nostro gruppo famiglie e dell'impegno e delle responsabilità di ciascuno di noi. Ci è sembrato che la nostra comunità di Ognissanti presenti già alcuni atteggiamenti di fraternità e accoglienza che si mostrano innanzi tutto nel modo di vivere l’eucarestia domenicale. Per molte persone la partecipazione alla Messa è già occasione per sentirsi parte di una comunità fraterna. D’altra parte però non sempre riusciamo come parrocchia a coinvolgere tutti, anzi ad alcuni volti che incontriamo nella Messa domenicale non riusciamo neanche ad associare un nome o alcune persone che sono presenti alla liturgia difficilmente partecipano ad altri momenti di vita e di formazione della comunità. Siamo ancora più in difficoltà nei confronti di quelle persone che magari incontriamo in momenti di festa della nostra parrocchia, ma che sappiano che non partecipano più alla messa e alla vita religiosa della comunità. Per non parlare dei cosiddetti “lontani” che incontriamo nei nostri condomini o nei nostri luoghi di lavoro.
Tutte le persone del nostro gruppo famiglie vivono qualche forma, più o meno grande, di impegno e responsabilità nella vita parrocchiale: catechismo, gruppo feste, missioni, lettori, musica e canto, ministero straordinario della comunione… quindi da un lato ci sembra già di dare un contributo alla comunità ma dall’altro ci rendiamo anche conto che le persone coinvolte sono sempre un po’ le stesse, non riusciamo ad aprirci più di tanto a nuove partecipazioni.
Ci sembra che la principale strada che abbiamo, come gruppo famiglie e come membri di altri servizi parrocchiali, sia quella di mostrare in tutte le occasioni disponibilità all’ascolto e all’accoglienza, ed essere sempre pronti ad invitare alla partecipazione le persone con cui veniamo in relazione. Tutti i nostri gruppi dovrebbero iniziare a porsi il problema di organizzare incontri ed eventi, non solo fra i propri membri, ma che possano avere comunque un’apertura all’esterno.
Nell’ambito della vita parrocchiale pensiamo che i momenti che maggiormente possono permettere di incontrare persone “lontane” o comunque non già coinvolte nella comunità siano rappresentati dalle occasioni di incontro con i genitori che richiedono i sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Eucarestia e Cresima) e dalla preparazione e celebrazione del matrimonio. Dovrebbero diventare l’opportunità per mostrare il volto aperto e accogliente della nostra comunità, provando a fare proposte di un maggior coinvolgimento per queste persone. Provare ad invitare le persone a "vedere" ciò che si fa, cioè a fare esperienza che non sia solo quella data per interposta persona (ad es. i propri bambini) ma che sia esperienza direttamente condivisa di vita e di comunità. Crediamo sia importante avvicinarci a coloro che già partecipano alla nostra assemblea domenicale e invitarle a qualche momento di incontro (magari con festa) e proporre loro un cammino condiviso. Le possibilità ci sono , le persone anche si tratta di metterci un po' di impegno ma, soprattutto, un minimo di progettualità che, partendo dal parroco e dal consiglio pastorale, coinvolga qualche persona di buona volontà disposta a fare proprio il progetto e anche a prendersi degli impegni in prima persona (ad es. a far partire dei gruppi di giovani famiglie perché possano iniziare il loro cammino) o se si riesce ad allargare ad altre persone interessate i gruppi che già operano nella vita della parrocchia. Importante è che le iniziative siano partecipate e non calate dall'alto.
Per quando riguarda l’essere Chiesa “in uscita” il primo passo dovrebbe essere quello di conoscere le “periferie” e in particolare le situazioni di disagio e sofferenza. Su questo siamo ancora molto in difficoltà ma pensiamo si dovrebbe provare almeno a sviluppare la capacità di “vedere” le difficoltà a noi prossime e la possibilità di costruire reti di solidarietà fra famiglie vicine.
Gruppo genitori 4 elementare
E' una comunità attiva che utilizza bene tutti i canali per raggiungere le persone, anche il quartiere. Ci piacciono questi cortili dove i bambini possono stare a giocare, è importante che la Parrocchia non sia un posto dove si ha paura di rovinare qualcosa ma dove ci si sente bene. Abbiamo apprezzato molto il percorso del catechismo offerto ai nostri figli, la cura che vi è stata messa, e anche il coinvolgimento di noi famiglie.
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[Premessa: ho 42 anni, non sono mantovano, vivo stabilmente a Mantova da un po' di anni in via Vittorino da Feltre e partecipo alla Messa domenicale a S. Barnaba o S. Egidio; mi permetto di dilungarmi un po', perdonate, e in queste righe di mescolare alcuni pensieri a partire dai 3 quesiti che il CP pone].
- Da quando ho iniziato a frequentare questa comunità, seppure in modo oggettivamente non approfondito, dato che oltre alla Messa domenicale ho partecipato solo a qualche iniziativa dei Cortile dei Gentili, non mi è stato chiaro come venga vissuto il dualismo S. Barnaba/Ognissanti. Non so da quanto tempo sia iniziata l'esperienza di questa comunità pastorale, ma credo sia importante lavorare per eliminare eventuali doppioni e vivere la presenza delle due chiese solo come due diverse "location" (come si dice oggi..), ma una sola comunità.
Ugualmente credo sia importante cercare sempre più sinergie tra parrocchie della città (come ho capito essere avvenuto per il GREST), unire iniziative simili, nonché pubblicizzarsi a vicenda (ad esempio è davvero un "peccato" non venire a sapere di un incontro con una personalità di valore riconosciuto..solo perché è organizzato dalla parrocchia che sta a qualche centinaio di metri…)
- Non avendo contatto con la Comunità se non tramite la Messa domenicale e al massimo le righe di avvisi nel foglietto della domenica.. controllo/consulto il sito web. Suggerirei di tenerlo assai maggiormente aggiornato, arricchirlo, magari aprire anche uno spazio su Facebook (dove le persone, soprattutto i più giovani, possono ricordare gli eventi, mettere foto, commenti, ecc… Credo che questi possano essere, se ben utilizzati, strumenti davvero utili per far capire la vita della Comunità e le attività che propone anche a chi non frequenta in profondità, e farlo "avvicinare") . Inoltre ho notato che ci sono pochi riferimenti (tel o mail sacerdoti e referenti -attività). Una volta volevo dare un suggerimento per un possibile incontro/presentazione di un libro e non ho trovato altro che un formato sotto "contattaci" dove lasciare un messaggio: non ho avuto però un cenno per avvenuta lettura.
[Sfrutto l’occasione per proporre un’inizativa: un padre gesuita mio caro amico, Gaetano Piccolo, ha pubblicato in autunno una serie di riflessioni sul vangelo di Matteo "Leggersi dentro" (ed. Paoline); pensavo potesse essere d'interesse invitarlo per una presentazione dato che il Vangelo di quest'anno è proprio quello di Matteo; ora ha pubblicato un altro libro "E io ti dico: lmmagina! l'arte difficile della predicazione" edito da Città Nuova. Per avere info vedere qui: https://caietanusparvus.com/; se ci fosse interesse a qualche sua pubblicazione o attività, posso fare da tramite (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.), ma si può contattare direttamente]
- Ho notato che a Mantova alcune funzioni infrasettimanali (Ceneri, Coena Domini..) sono celebrate sempre ad orari pomeridiani o pre-cena… forse è possibile pensare (per chi ha impegni lavorativi) anche a occasioni "dopo cena", magari coordinandosi con altre parrocchie.
- Data la vicinanza, mi son chiesto se la parrocchia organizza/promuove delle attività con/per il carcere.
- Ho davvero apprezzato questa consultazione: è segno di desiderio di ascolto ed apertura.. un'esperienza da ripetere con regolarità. Grazie
Gruppo mercatino San Barnaba
- Come premessa possiamo dire che la richiesta del Consiglio Pastorale ha interpellato personalmente ciascuna di noi, che a casa ha riflettuto e preparato le proprie considerazioni, di adottare, come membri della comunità, uno stile di ATTENZIONE alla sofferenze e difficoltà, di vicinanza a situazioni prossime e a volte sconosciute. avvicinare, lasciarsi coinvolgere,dando ascolto e disponibilità con semplicità e sincerità, mantenendo le promesse di aiuto o di relazione,cercando di dare speranza.
Dobbiamo cercare di superare quello che ci sembra un “falso senso di rispetto”, ma che può apparire in realtà come indifferenza, non solo riguardo alle necessità materiali, ma anche alle problematiche legate alla solitudine e all'isolamento in una società solo apparentemente aperta.
Questi atteggiamenti possono anche tradursi in un passa parola all'interno della comunità,coinvolgendo più persone sia per un migliore aiuto che come testimonianza di una comunità. A volte si tratta di vincere la timidezza e cercare il momento giusto, creare le occasioni per avvicinare le persone, evitando di allontanare con atteggiamenti di giudizio o di critica.
- Una grande sfida è far nascere il desiderio, l'interesse per la proposta del Vangelo, in un mondo che è cambiato,a coloro che di fatto, non hanno ricevuto neanche un primo annuncio.
Il problema si fa pressante relativamente all’educazione dei ragazzi, (che non hanno una generazione adulta di riferimento,) cui proporre aggregazioni positive e esperienze comunitarie di spessore, che la comunità deve offrire per una maturazione umana dei più giovani.
- Un buon aiuto ci viene dal nostro Vescovo che chiama a raccolta gli adulti, essi stessi bisognosi di un “supplemento di Spirito”, per dare vigore e spessore all'annuncio, e che gli adulti cristiani stanno accogliendo con rinnovato interesse e vigore, per un rinnovamento della nostra Chiesa dopo il Sinodo. Papa Francesco con la sua illuminata apertura, sta aiutando e avvicinando la Chiesa alle situazioni di povertà, sofferenza, abbandono, che richiedono aiuto da parte dei “fedeli”, e un impegno personale e comunitario di rendere presente il corpo di Cristo vivente.
OGNISSANTI/SAN BARNABA (gruppi sulle due parrocchie)
Gruppo scout Mantova 7
Nella nostra riunione (svoltasi il 20 aprile) ci siamo lasciati sollecitare dalle riflessioni proposte nella preghiera e dalle domande proposte dal CP.
Per noi la comunità cristiana è come:
bivacco dove sostiamo come pellegrini,
letto su cui riposare e partire
grande famiglia acquisita
rifugio
punto di appoggio durante il cammino
sorgente di acqua fresca, vita e novità
luogo di accoglienza che non chiede il nome
gruppo con cui parti e fai un pezzo del cammino
contesto di condivisione
qualcosa che “sai che c’è”
Riflessione come Co. Ca.
La nostra riflessione parte dalla peculiarità della nostra comunità di gruppo afferente ad
un’associazione quale è l’AGESCI all’interno delle comunità di Ognissanti e San Barnaba,
ovviamente focalizzandoci sullo specifico servizio educativo di cui abbiamo mandato.
Ci accorgiamo che come esperienza educativa “di soglia” (e di frontiera) siamo luogo di
accoglienza di situazioni famigliari che possono essere fragili, per motivi relazionali e (raramente nel nostro contesto) sociali. Analogamente la nostra esperienza ci ha portato ad incontrare e accompagnare bambini e ragazzi che presentavano fatiche nel costruire un proprio legame sociale e comunitario. Molte delle nostre famiglie non scelgono il gruppo scout perché della nostra comunità parrocchiale, ma arrivano alla comunità parrocchiale attraverso il gruppo. Ci pare quindi che questa esperienza educativa inserita nella parrocchia possa essere davvero porta e ponte di missionarie. Tuttavia per valorizzare e vivere la responsabilità di questo specifico, riteniamo che dobbiamo sia come Comunità Capi che come comunità parrocchiale continuare in un cammino di maggior consapevolezza e condivisione.
Ci sembra che per essere accoglienti dobbiamo saper nella comunità promuovere la relazione e la prossimità tra diverse realtà ed esperienze di servizio, portatrici di storie e cammini differenti. Ci sembra che una maggiore capacità relazionale possa aiutarci ad essere insieme “porta aperta” che sa accogliere e sa prendersi cura. Da parte nostra dovremmo essere capaci di maggior coinvolgimento e narrazione dell’esperienza che viviamo. La nostra comunità è luogo di incontro di tante piccole comunità che necessitano di fare esperienza vera di comunione per poter partecipare alla missione comune. Senza appiattire e togliere le sfumature e i tratti che danno forma a queste esperienze. Ci pare che potremmo operare una proposta più evidente verso i giovani, che necessitano di luoghi da abitare per poter vivere un cammino di crescita personale e comunitaria. Luoghi umani e luoghi fisici, in cui essere chiamati a contribuire come parte attiva della comunità, non solo come soggetti a cui fornire un servizio educativo.
Gruppo educatori giovanili
Per il gruppo educatori la comunità ha avuto un importante ruolo nel percorso di crescita e costituisce una realtà importante per i ragazzi che la frequentano e la sentono come una seconda casa.
Tuttavia tra i punti critici è emerso che c'è bisogno di maggiore conoscenza tra i gruppi attivi all'interno della comunità in modo da poter comunicare e sapere da chi è composta. Alcuni gruppi spesso risultano inaccessibili a chi non frequenta la parrocchia,è quindi importante pensare a un percorso che aiuti ad includere più che a isolare.
È emersa anche la necessità da parte degli educatori di avere maggiore comunicazione e momenti di incontro con i gruppi scout così da potersi confrontare sul cammino dei ragazzi e poter collaborare alla realizzazione di nuovi percorsi.
La figura del sacerdote risulta fondamentale per poter raggiungere questi obiettivi,si chiede quindi che le decisioni riguardanti il cammino di fede dei ragazzi possano essere prese insieme agli educatori. (Simona)
Operatori di liturgia
Dalle risposte emerse durante l’incontro possiamo definire questi punti:
- la nostra partecipazione alla vita parrocchiale ha avuto inizio:
- per la catechesi dei figli
- la parrocchia della nostra crescita fin da bambini
- per scelta
In essa abbiamo trovato accoglienza e relazioni importanti che ci hanno aiutato a crescere.
Dalla partecipazione e dal senso di appartenenza è nato il desiderio di fare un servizio per gli altri che ci ha dato la possibilità di mettere a disposizione delle nostre potenzialità che non pensavamo di avere. Questo servizio esige costanza e impegno.
La parrocchia è stata definita con queste immagini:
un coro in cui le diverse voci trovano spazio
un edificio sempre in costruzione
un lavoro a maglia sempre da rivedere
una seconda casa
una cattedrale con diversi stili che si compenetrano
un mosaico composto da vari intarsi che formano un disegno armonico
per tutti un punto di riferimento nella propria di fede e di relazione
Cosa fare per chi soffre o si trova in difficoltà:
creare un gruppo di prossimità che si impegna a conoscere e aiutare le situazioni di disagio creare un passaparola discreto e attento offrire la nostra presenza, sentirci ognuno responsabile dell’altro e offrire il nostro aiuto sapendo che andiamo come “comunità” e non solo come singoli vincere le nostre debolezze e pigrizie per creare anche delle occasioni in cui aiutare gli altri avvicinarsi a chi soffre anche rompendo qualche barriera ma sempre con spirito di carità senza aspettare che sia chi ha bisogno che chiede
Come avvicinare i lontani?
Definire il significato di questa parola: lontani nella fede o perché non li conosciamo?
La messa domenicale se, curata e preparata, diventa un momento di festa e di conoscenza della Parola di Dio che può aiutare le persone che non frequentano ad avvicinarsi alla comunità
Lasciare le porte aperte può essere un segno.
Curare le relazioni con gli altri crea un ritorno di benessere per tutti
Parrocchie di Ognissanti e San Barnaba - P.IVA 93007530202 - ognibarna@gmail.com
Legale rappresentante Don Riccardo Gobbi