don Riccardo osea
Ci soffermiamo su una virtù pasquale, dono dello Spirito Santo, fortemente necessaria in questo nostro tempo: la fortezza.La forza divina di Gesù gli permette di vincere la morte (dov'è o morte il tuo pungiglione?) e di risorgere a nuova vita (perché cercate tra i morti colui che è vivo?).

Oggi ci avvolge un contesto di profonda debolezza, stanchezza, disagio…, per questo dobbiamo ritrovare serenità e fiducia, scacciare paura e tristezza e affrontare con coraggio la nuova situazione di vita. San Paolo così descrive la sua esperienza di apo­stolo: «Siamo tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non dispe­rati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi; portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo» (2Cor 4,8-10). Anche il salmo 27,14 ci incoraggia: «Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore».

Entriamo nella concretezza per capire quali possono essere alcuni atteggiamenti che traducono nel nostro vissuto la fortezza.
La magnanimità è la tenden­za dell'animo verso gran­di orizzonti. Sostenuto dalla fortezza d'animo il soggetto, affascinato dalle alte mete da raggiungere, è sostenuto nell’affrontare il peso e i ri­schi che esse richiedono.
La pazienza è la capacità di reg­gere le difficoltà e le prove nella ricerca del bene, di mantenere la rotta della tabella di marcia del nostro progetto di vita, nono­stante tutto. La tentazione è di adagiarci e rinunciare. La pazienza dà continuità e perseveranza al cammino intra­preso. Iniziare un’avventura è accompagnato da entusiasmo e genero­sità; perseverare è più difficile, ma se questo è accolto, diventa sintomo di maturità.
La generosità che sfocia nella solidarietà, la compassione che apre alla cura di chi ha bisogno, diventa roccia e fondamento della nostra coerenza personale e relazionale.
La resistenza. Dobbiamo fare attenzione a non confondere fortezza con aggressione, imposizione o intransigenza, altro modo invece molto più efficace è la resistenza per superare i pericoli o le difficili situazioni reale.
La fede è l'ultima potente "chance" per irrobustire i cuori deboli, le mani fiacche, le ginocchia vacillanti … Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera (Rom 12,12). La fede non sempre rimuove le nostre fragilità, ma certamente sempre arricchisce il cuore di forza interiore, rendendolo capace di sopportazione, di illuminazione, di risoluzione.  

Un consiglio, infine, per non disperdere il dono della fortezza: salvaguardiamoci da tre nemici, assalitori abilissimi che si camuffano da amici e che solo chi è attento riesce a smascherare. 
Il primo, ‘così fanno tutti’, perché io no? Proprio come seguire ignari la corrente, senza sapere dove porta. 
Il secondo, ‘ce l’hanno tutti’: è il modo per intervenire a razzo quando si vuole ottenere qualcosa, senza ra­gionare, senza valutare se ne val la pena, senza metterci forza d’animo. Per vincere il limite della banalità occorre lottare: anche nello sport si parla di agonismo, di allenamento intenso, per agguantare la vittoria. 
Il terzo, ‘quando mi va’: è il nemico più viscido, perché fa sembrare furbo ciò che è sciocco. Infatti, se non ci fossero quelli che fanno le cose perché sono giuste e necessarie anche quando costano (questa è fortezza) … povero mondo, povera società, povera famiglia, povere relazioni, povere persone, povera chiesa ...
Don Riccardo