Il Natale di Gesù è un’esperienza del tutto particolare. Non si svolge nel tempio di Gerusalemme, ma in un borgo sconosciuto della Galilea, senza nessuna importanza, in una provincia remota di popolazioni pagane. Non è coinvolta nemmeno una famiglia importante o speciale (ma lo diventerà). Dio è infinitamente libero nella scelta delle persone e dei luoghi per realizzare il suo piano di salvezza. Egli predilige gli umili, i puri di cuore, i semplici, quelli che in terra sono considerati ultimi. Il Natale non si trova in cieli lontani, in luoghi importanti della storia, nelle chiese addobbate …, ma nella realtà della vita quotidiana. Quando Maria ha capito che l’annuncio dell’Angelo era la volontà di Dio, lei, una semplice ragazza di un paese sconosciuto, umilmente ha accettato: ascolta, riflette, si confronta con la cugina Elisabetta e poi ubbidisce con umiltà e disponibilità, fidandosi. Questo è il vero Natale: un incontro con Dio senza esaltazioni o grandi contesti o festeggiamenti, ma un’esperienza essenziale, sobria, povera. Credo che anche noi dovremmo accettare questo agire di Dio con fiducia, apertura di cuore e con amore..., un agire nella quotidianità della nostra vita, nelle situazioni normali, buone o cattive. Abbiamo purtroppo sostituito il vero Natale con la cultura dello spreco e dell’esteriorità. Ma non ne faccio una colpa. So bene che non tutte le nostre tendenze dipendono sempre da noi e non posso dimenticare che oggi siamo figli di un mondo in cui il senso del ‘divino’ è relegato agli ultimi parametri dell’interesse (questa frase avrebbe bisogno di essere approfondita…, ma lo faremo in altre occasioni). Sono al contrario convinto che qualcosa possiamo fare, pur nell’accettazione dello stile natalizio vacanziero.
Segnalo una opportunità: *l’atteggiamento della sobrietà* , che potremmo considerare come una vera e propria virtù, indispensabile per il mondo di oggi. La spiritualità cristiana, soprattutto nel tempo natalizio, propone un modo alternativo di portare novità alla vita, proprio attraverso *lo spirito di sobrietà.* Incoraggia uno stile di vita profetico, capace di gioire senza il condizionamento del consumo. Il costante cumulo del consumo, infatti, distrae il cuore e impedisce di apprezzare ogni cosa e ogni momento. Crescere *nella sobrietà e nella capacità di godere del poco o del sufficiente, è un invito alla semplicità,* che ci permette di fermarci a gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita, senza attaccarci a ciò che abbiamo, né rattristarci per ciò che non possediamo. “Il suggerimento è di evitare la dinamica del dominio e della mera accumulazione di piaceri” (Laudato sì 222). ‘Sobrietà’ potrebbe sembrare una parola dimenticata, fuori moda, ma essa davvero offre un diverso modo di intendere la vita. Lo scrive anche San Pietro nella sua lettera: «Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare» (1Pt 5,8). La sobrietà, accolta e coltivata, fa emergere una nuova consapevolezza interiore, che poi si rende visibile nelle scelte, nei comportamenti, nei gesti, nella vita sociali, nello stile di vita. Si tratta di piccoli gesti. Faccio qualche esempio: evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via (Laudato sì, 211)...
Spero di non essere fuori tema, rispetto alla tradizione natalizia…, ma certo non possiamo ridurre il Natale semplicemente a un po’ di poesia sul freddo e sul gelo o sul fascino del presepe nella sua povertà …, ma dovremmo accogliere il desiderio di Dio di sedersi alla nostra tavola per celebrare la ricchezza della vita.
*Domande per riflettere:*
- quale significato riesco a dare al Natale di quest’anno?
- in questi giorni riesco a mettere in atto un gesto di sobrietà?
- Mi sento di invitare il Signore a sedersi alla mia mensa? Come posso accoglierlo?
(salutandovi uno per una, sottolineo ancora una volta che questi ‘messaggi’, iniziati nel tempo del covid, sono un modo di relazionarmi con chi conosco nella mia ampia esperienza pastorale, di mantenere un dialogo o un semplice ricordo… Non mi meraviglio se a qualcuno non possano interessare… il clic per cancellare è velocissimo. Se qualcuno poi volesse interagire, senza ovviamente nessun obbligo), garantisco che è un aiuto anche per me).
Buon Natale (dura otto giorni) e buon anno
Don Riccardo
Novembre 29, 2024
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