Il verbo ringraziare contiene la parola grazia preceduta dalle particelle re/in che indicano di nuovo o addietro e inclinazione verso qualcuno. Solitamente con ringraziare si intende aver l’animo grato per qualche bene ricevuto. Vediamo di comprendere più a fondo.
- Il ringraziare riguarda prima di tutto qualcosa che si è ricevuto: il termine grazia, radice del ringraziare, è benedizione: “il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia...” Questa è l’azione provvidente di Dio, evidente nella vita di Maria: “Ti saluto piena di grazia... hai trovato grazia presso Dio... tutte le generazioni mi diranno beata..... Maria è Madre di Dio perché così è stata voluta e coinvolta dalla grazia di Dio.
Non dobbiamo dimenticare che la grazia contiene in sé la logica della gratuità, altrimenti non sarebbe tale, ma avrebbe un semplice valore venale, esigerebbe un contraccambio.
La grazia divina non lavora sul piano umano ma su quello spirituale/interiore. La grazia divina lavora sulla salvezza delle anime, sui valori che danno senso alla vita. I pastori andando a Betlemme non hanno ricevuto nulla di concreto, di materiale... sono stati riempiti di gioia, di entusiasmo che li porta a pregare e cantare.
Quando pensiamo alle “grazie” di Dio: che cosa pensiamo? Quali grazie chiediamo
Per quali doni di vera grazia siamo riconoscenti quest’oggi?
- Ringraziare significa saper cogliere, rendersi conto dell’importanza di ciò che ci è stato dato o abbiamo ricevuto. Maria “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”; i pastori vanno e trovano tutto quello che era stato detto loro e annunciano a loro volta l’esperienza vissuta, facendo stupire chi li ascolta: quando sperimentiamo qualcosa che sentiamo importante, viene spontaneo trasmetterlo. Se non ci accorgessimo del valore delle cose.... non ritorneremmo indietro per ringraziare, per riconoscere ciò ci ha fatto bene.
Chiediamoci: che cosa di veramente “grazia” ho ricevuto, custodito e coltivato in questo anno? So riconoscere le cose buone che la provvidenza mi ha messo a disposizione? Che cosa considero buono di questo anno?.... Oppure lascio più spazio al lamento per quanto mi è stato tolto o per i desideri che non si sono realizzati?
- Il ringraziamento si traduce in risposta, in impegno, in coinvolgimento. I pastori vanno di notte alla grotta della nascita, come le donne vanno al sepolcro di Gesù... il lodare e glorificare dei pastori è la conseguenza di quanto hanno udito e visto. I genitori di Gesù obbediscono alla legge del tempio per la consacrazione a Dio del loro bambino (rendimento/ritorno di grazie) e gli mettono nome Gesù (Dio Salva): hanno capito e agiscono di conseguenza.
- Valutiamo seriamente se dobbiamo a Dio, a qualche persona, alla provvidenza ...qualche motivo di ringraziamento.... non lasciamoci sfuggire questa opportunità che oggi ci viene offerta: “fare gli auguri significa metterci e mettere gli altri nell’alveo della grazia divina”.
- La celebrazione dell’Eucaristia è un rendimento di grazie a Dio. Ti rendiamo grazie... diciamo più volte nella preghiera eucaristica. Questa liturgia è l’occasione opportuna per ricollegarci alla volontà buona di Dio per il nuovo anno che si affaccia. Anche i gravi problemi sociali, civili, economici... diventano maggiormente sopportabili e superabili con il coinvolgimento della grazia divina.
Don Riccardo