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VIENI, SIGNORE - AUTORI VARI

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Categoria principale: ASCOLTO E PREGHIERA

                        DI DAVIDE MARIA TUROLDO

Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni , figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e dunque vieni sempre , Signore.
Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni tu che ci ami:
nessuno è in comunione col fratello
se prima non è con te, Signore.
Noi siamo tutti lontani, smarriti,
né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.
Vieni, Signore.
Vieni sempre, Signore.
 
 

                       SUOR MARIA GRAZIA DEL GETSEMANI

                           Carmelo di Rovigo
 
Ancora una volta, Signore,
Ti inviti nella nostra vita
ridestando l’attesa
e io mi sento presente,
con tanto cielo negli occhi
e tanta gioia nel cuore
a Te che vieni.
Fra tanto morire di cose,
teso verso la promessa,
il cuore comincia a vegliare.
Tu vuoi che l’annuncio della tua venuta
Scavi in noi un solco profondo:
il vuoto che colmerai.
Tu vuoi che l’attesa del Natale
Sia una conversione, una speranza, un cammino.
L’Avvento è una grazia, una festa,
è mettersi in ascolto,
con l’anima accesa come una fiamma di silenzio,
per vedere quanto ci manchi
e fare del nostro bisogno di Te
una preghiera.
Ecco, Ti vengo incontro:
Marana Tha, vieni, Signore Gesù:
si squarci il cielo su di noi
e germogli la terra;
vieni a fare nuovi
i nostri giorni e i nostri sogni
e parlaci al cuore.
 

      

                      SUOR MARIA GRAZIA DEL GETSEMANI

                        Carmelo di Rovigo
 

MARANA THA  VIENI SIGNORE GESU’

 

Tu vieni di continuo, Tu non fai che venire.
Ti si aspetta di giorno, Tu vieni di notte,
Ti si aspetta a Gerusalemme,
Tu nasci in una borgata,
Ti si aspetta nella gioia, Tu arrivi con la croce,
Tu vieni nell’abbondanza e nella povertà,
vieni quando ti desideriamo e quando non ti aspettiamo,
vieni con la tua parola e vieni col tuo silenzio,
vieni nella chiarezza e vieni nel mistero,
vieni quando ti riconosciamo e quando non sappiamo riconoscerti.
Tu vieni umile e povero e ci prometti il cielo.
Oggi ti preghiamo con Maria, con la sua gioia
davanti alla promessa che si realizza;
preghiamo con la gioia di essere la tua meta
perchè Tu vieni per noi.
Natale è il giorno in cui Ti metti dalla nostra parte per sempre.
Che la nostra vita per questo Ti canti, Signore,
che le nostre case diventino luoghi di tenerezza
perchè Tu metti la Rua grazia nella nostra vita.
…………..
Che all’apparire della stella sappiamo levarci
E metterci in cammino pieni di gioia,
come pellegrini in mezzo a gente annoiata,
come nomadi impazienti in un mondo pago di sè,
come sentinelle all’erta in una società addormentata,
come mediatori di gioia per un’umanità triste.
Rinnova per noi la grazia del Tuo Natale,
facci nascere alla tua Divinità.
Aiutaci ad entrare nell’avvenire che vieni a inaugurare
Con la gioia della preghiera e con l’impegno
Di con vertrci totalmente alla Tua verità.
 
 

                         DI UMBERTO SABA

SONO DAVANTI A TE
 
La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.

  

 

Epifania 2020

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Categoria principale: ASCOLTO E PREGHIERA

IMG 0453 clicca sulla foto

 Nelle nostre chiese, al termine della celebrazione liturgica nel giorno del'Epifania, sono state benedette e distribuite arance ai bambini e agli adulti presenti.

Già da qualche anno si rinnova questo rito che ha origine nalla celebrazione liturgica di rito greco-bizantino del 6 gennaio, giorno in cui si celebra la manifestazione della Divinità di Cristo nel Suo battesimo.

Le arance, che in questo periodo sono rosse, succose e dolci, rappresentano la speranza nella rinascita del ciclo della vita, come la rinascita ad una nuova vita è implicita nel rito del Battesimo.

Sono stati i Re Magi stessi a portare le arance ai bambini che hanno particolarmente gradito!

L'asino il bue e l'ariete: visione della notte santa

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Categoria principale: ASCOLTO E PREGHIERA

Tratto dall'articolo: SEI VISIONI DELLA NOTTE SANTA  di Maria Gloria Riva alla pagina 39 di LUOGHI DELL'INFINITO  - dicembre 2018

asino bue e ariwete

E così siamo presi come tra due fuochi nella stalla di Betlemme dipinta da Federico Barocci nel 1597: gli occhi sgranati del bue e dell’asino e quelli sorpresi dei due pastori che battono all’uscio.

Nessuno ci aveva condotto così dentro il mistero del Natale. E ci sentiamo quasi in imbarazzo non sapendo bene dove collocarci.

A ben guardare questa natività è tutta in movimento: la Vergine spalanca le braccia quasi per segnare i confini eterni del mistero; Gesù sembra essersi liberato in quel momento dal tepore della coperta e volge gli occhi alla madre; San Giuseppe corre alla porta ad accogliere i pastori e questi ultimi già si piegano in adorazione prima ancora di essere entrati.

Questa natività mi pare uno spaccato della chiesa attuale: non sappiamo bene dove collocarci all’interno delle Verità di sempre, perché tutto è movimento. Nella capanna del Barocci dominano i toni del marrone, i toni della terra con i suoi neri e le schiarite improvvise della terra di Siena o della cenere. È il trionfo dell’umano.

E non siamo noi immersi nel trionfo dell’umano? Dove tutto deve essere livellato all’interno di un pensiero unico?

Certo la capanna del Barocci è piena di attesa, e lo dicono gli oggetti sparsi qua e là come per caso, ma che obbediscono invece a un disegno sapiente; lo dicono i fili di paglia dorata che incorniciano la mangiatoia; lo dice il berretto rosso del primo pastore. Lo dice la mano decisa di Giuseppe che apre l’uscio e permette alla luce che regna nella capanna di ferire l’oscurità della notte.

La luce, nella capanna, è tutta nella veste della madonna e nei panni che coprono Gesù. E che dignitosa beltà reca l’abito di Maria! Non sembra davvero la fanciulla di Nazareth che ha appena dato alla luce un bimbo in un luogo di fortuna. Sembra una regina, una sposa pronta per le nozze.

Ma da dove viene tutta quella luce in un luogo così oscuro, dove non si scorge alcuna fonte luminosa?
Federico Barocci lo rivela bagnando di luce gli oggetti più semplici abbandonati nella stalla.

Che sorprendente verità: le cose più grandi si rivelano ai nostri occhi mediante strumenti umili. Per vederli ci è necessario lo sguardo. Lo sguardo e l’abbandono. Cose cui ci educano, dopo Maria, gli animali della stalla.

È il polo opposto dei pastori. Non mancano mai nel presepe e, se appartengono alla narrativa più tradizionale, essi sono nondimeno una citazione del proto Isaia: “Il bue conosce il proprietario e l’asino le greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende” (Isaia 1,3).

Essi sono dentro il mistero più di noi, bagnati dalla luce e i loro occhi scintillano.
L’asino, portando la soma, é simbolo di chi porta il peso dei suoi peccati e attende di essere liberato. Per questo significava i pagani quali, non avendo la legge, non avevano neppure il sacrificio e il perdono.
Il bue invece sta sotto il giogo, collaborando al lavoro del padrone, perciò è segno del popolo di Israele, il quale sta sotto il gioco della legge perché collabora con Dio alla salvezza del mondo.
I due animali sono allora simbolo dell’umanità che già vede. Sono i lavoratori dell’umile vigna del Signore, avrebbe detto Benedetto XVI. Sono i consacrati e le consacrate, sono i ministri di Dio degni del nome che portano.
Come l’asino essi sono consapevoli di aver sempre necessità della misericordia di Dio, ma nello stesso tempo, come il bue accettano sopra di loro il giogo del Signore.
 
E qui Barocci scrive la sua sorpresa!
Non vediamo forse quell’anello scintillante d’oro, come la paglia, sotto l’orecchio del bue? E non è quello il luogo dove si ci si aggancia il giogo?
Ecco: il giogo è stato tolto, giace abbandonato proprio in primo piano, poggiato la mangiatoia. Il gioco della legge è stato vinto. Moralismo e legalismo abbandonati.
Il nuovo statuto del Signore è dettato dall’amore così potentemente significato del rosa dell’abito di Maria: il rosso dell’amore è trasfigurato!

Ecco l’unica cosa fema dentro a tanto movimento.

Amore è il nome segreto di questo bambino, un Amore che è roccia eterna.

Per questo la Madonna si ginocchia sopra una roccia, per questo la cesta del pane e il cappello di Giuseppe sostano sicuri sopra alla roccia.

Questo Amore è sicuro, certo come la pietra d’angolo della stalla, l’identità di questo Amore la dichiara il terzo umile animale che fa capolino nella grotta: è l’ariete che giungendo dalla notte del Natale già annuncia la Pasqua.

Tratto dall'articolo: SEI VISIONI DELLA NOTTE SANTA  di Maria Gloria Riva alla pagina 39 di LUOGHI DELL'INFINITO  - dicembre 2018

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