di don Stefano Savoia
Il complesso parrocchiale di Ognissanti in Mantova, collocato presso il margine della città storica nei pressi dell'antica porta Pradella, sulla direttrice per Cremona-Parma, conserva stratificazioni che datano dal Medioevo. Avvicinandosi da corso Vittorio Emanuele II colpisce l'elegante chiesa settecentesca, edificata tra il 1752 e il 1755, adorna di raffinati stucchi e pregevoli dipinti: la monumentale facciata tardo-barocca, dopo il recente restauro, ha recuperato la sua intensa cromia e non passa inosservata.
Ma il XVIII è solo l'ultimo dei secoli che hanno lasciato memorie nei fabbricati di Ognissanti. L'imponente e accurata ricerca storica effettuata da Paolo Bertelli in occasione del citato restauro ha restituito e sistematizzato preziose informazioni che consentono di ricostruire la secolare storia del complesso (si veda il volume “Chiesa di Ognissanti. Storia e arte”, note sul restauro, in collaborazione con Nicola Sodano, Editoriale Sometti, Mantova 2011). Ognissanti viene citato non tanto come chiesa ma come "speciale" o "hospitium pauperum”, gestito dai monaci di San Benedetto in Polirone forse già nel 1101. Sicuramente 1159 annesso allo xenodochio risulta una “chiesuola sotto il titolo di San Rocco” protettore delle pestilenze e delle malattie inffettive). Tra Tre e Quattrocento, con l'espansione della città, Ognissanti diviene parrocchia, continuando a svolgere la funzione di ospizio monastico, seguendo le sorti del cenobio di San Benedetto Po.
Le ricostruzioni settecentesche hanno risparmiato alcune tracce di epoche precedenti, concentrate nella cosiddetta "cappella dei Morti” e nel campanile. La cappella feriale, detta dei Morti perché lastricata da numerose lapidi funerarie che costituivano l'accesso a sepolture, soprattutto destinate a fanciulli, è il presbiterio della originaria chiesa romanica benedettina.
Restauri degli anni Sessanta hanno portato alla luce lacerti di affreschi duecenteschi (tra i più e antichi del territorio), strutture e decorazioni medievali di grande interesse. Tra le più importanti testimonianze artistiche che si conservano sugli altari, sono da annoverare la Madonna con Bambino, santi e devoti, opera sicura di Niccolò da Verona, datata 1463, e un affresco su massello, di origine trecentesca, raffigurante un curioso palinsesto di due Madonne col Bambino e san Sebastiano, proveniente da un'antica chiesa, Santa Maria del Melone, edificata presso il porto che esisteva al posto dell'attuale piazza Virgiliana.
Anche la stagione del manierismo mantovano, nata attorno al genio di Giulio Romano, ha lasciato tre splendidi esempi di pittura: la Predica di san Giovanni Battista, di anonimo giuliesco, la Crocefissione e l'Incoronazione della Vergine tra i santi Placido e Mauro, assegnate a Fermo Ghisoni. Da ultimo, sul secondo altare di sinistra, una grande pala d'altare di Giuseppe Bazzani raffigurante la Madonna col Bambino, sant'Anna e san Gioacchino, ci riporta all'epoca della ricostruzione della chiesa; in un ardito contrappunto vediamo accostate in questa cappella le due anime del Settecento mantovano: l’atmosfera luminosa - quasi leziosa - dello spazio e quella carica di tonalità brune e scorci diagonali della pala bazzaniana.